Due anni fa il suo futuro era in qualche capitale europea, con in mano un master in proprietà industriale e lotta alla contraffazione. Poi tutto è cambiato con la morte improvvisa del padre Giuseppe. E lei, Elisa Zorzi, 33 anni, ha guardato indietro, a quel vivaio di famiglia - rimasto orfano come lei - che cresce subito dopo l’abitato di Villafranca e che ha come orizzonte le montagne dal Baldo al Carega. Lì oggi Elisa, figlia unica, coltiva zafferano. Messa da parte la giacca dell’ufficio, ha comprato gli stivali di gomma ed è salita sul trattore reinventando, con l’aiuto della madre Antonia Tommasi, l’azienda lasciatale dal padre, agronomo e produttore di piante di pesche e kiwi. Elisa ha aggiunto una coltura che trova spazio nella cucina italiana: lo zafferano, costosa spezia che sta riscontrando interesse sul mercato. Gli estratti di Crocus sativus, il fiore da cui si ricava lo zafferano, sono ricchi di antiossidanti, carotenoidi e vitamine. In fitoterapia si usano anche come antidepressivo naturale, per alleviare stress, ansia e disturbi dell’umore. Elisa è entrata nel Consiglio dei giovani di Confagricoltura Verona, presieduto da Piergiovanni Ferrarese, fiero di questa sua iniziativa nel pieno spirito dell’imprenditoria giovanile. E in due anni ha capovolto la sua vita: «Mio nonno era agricoltore, e così mio papà, che però ha cercato di tenermi lontano da un lavoro che è fatto di fatica e sacrificio», spiega. «Così mi sono laureata in scienze politiche e specializzata in politiche dell’Unione europea, facendo esperienza a Bruxelles e a Roma. Poi ho fatto il master in proprietà industriale. Ho lavorato in uno studio specializzato in marchi e brevetti per cinque anni a Verona. Ma quando è venuto a mancare papà non me la sono sentita di vedere il suo lavoro andare in fumo e ho deciso di licenziarmi per prendere le redini dell’azienda, non solo a Villafranca ma anche in Turchia, vicino a Efeso, dove mio padre da 20 anni produceva nettarine». Elisa ha iniziato a occuparsi dei campi. Poi ha diversificato la produzione orientandosi sullo zafferano: «I fiori sono viola, bellissimi. Gli stimmi sono rosso fuoco. Mi sono appassionata. Ho studiato, ho fatto corsi, sperimentazioni e coltivazioni pilota. In due anni ho allestito una piantagione di 2.000 metri. Ho messo in piedi un laboratorio di Piccole produzioni locali, per lavorare il prodotto e confezionarlo. Infine ho pensato al packaging e al mio marchio, Zorzaff». La coltivazione parte ad agosto, con la piantagione dei bulbo. A ottobre la fioritura e la raccolta, che durano circa un mese. «Tutte le mattine durante la fioritura, all’alba, vado a raccogliere i fiori quando sono ancora chiusi, poi li porto in laboratorio. Stacco i tre stimmi rossi che, adeguatamente essiccati, costituiscono la famosa spezia. È un lavoro pazzesco sia per la raccolta che la sfioratura, che si può fare solo a mano», conclude. «Ci vogliono quasi 200 fiori per fare un grammo di zafferano». •