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Il Comune in affanno con l’evasione fiscale

L’ingresso del municipio di Povegliano
L’ingresso del municipio di Povegliano
L’ingresso del municipio di Povegliano
L’ingresso del municipio di Povegliano

Povegliano chiude la sua partita. Si potrebbe dire così stando alle parole che l’amministrazione ha usato per rendere nota la nuova delibera arrivata da Venezia e firmata dai magistrati della Corte dei conti. In campo c’era la solita questione: le casse del Comune. A ben guardare, però, è vero che la «partita» è finita, ma c’è da chiedersi se sia terminato anche il campionato che Povegliano da quasi tre anni a questa parte sta giocando. E a cui sta rivolgendo la gran parte, per non dire tutte, delle sue attenzioni. I giudici scrivono di una «corretta applicazione dei principi dell’armonizzazione contabile volti a garantire in chiave dinamica la tutela degli equilibri di bilancio». Il messaggio all’amministrazione Buzzi è: il peggio è passato e il lavoro svolto è stato soddisfacente. Ma è davvero finito tutto qui? No. Perché la delibera prosegue parlando invece di criticità che permangono. Sia sull’esistenza di uno squilibrio di parte corrente che ammonta ancora a 174mila euro sia di un basso grado di realizzo delle entrate derivanti dalla lotta all’evasione tributaria. Elemento, questo, non di poco conto visto che rientra fra quelli più volte evidenziati in giallo dai magistrati in laguna. L’incasso che avrebbe dovuto registrarsi dal recupero evasione dell’Imu, da parte del Comune nel 2016 (anno condiviso fra la seconda amministrazione Bigon e quella Buzzi), infatti, sarebbe dovuto ammontare a 255mila euro, stando a quanto indicato nel bilancio di previsione. Gli euro che invece hanno rimpinguato il municipio sono stati molto meno. Anzi, zero. Ecco la prima criticità rilevata allora e che tutt’ora permane. La seconda è contenuta nel punto cinque della delibera arrivata pochi giorni fa: «la sezione (la Corte, ndr), in ogni caso, rileva il permanere di una indubbia precarietà degli equilibri di bilancio». Vero allora che Povegliano, come si è sentito ripetere in paese negli ultimi mesi potrà ripartire, e la nuova convenzione con la scuola dell’infanzia Bressan ne è indicatore, ma è altrettanto vero che qualcosa ancora c’è da fare. Il documento non dà nemmeno gloria a Buzzi, anche se alla fine dell’esame il voto da Venezia è sostanzialmente la promozione. Nel preambolo vengono ripercorse tutte le scelte fatte negli ultimi anni e qualcosa da recriminare c’è. Certo, se ora si vive in un periodo di «armonizzazione» del bilancio il lavoro, alla fine, è stato compiuto correttamente. La stessa Corte infatti riprende quanto aveva già dichiarato nella delibera del 2017. In quell’occasione aveva disposto che nel primo bilancio di previsione utile si ponesse rimedio al disavanzo derivante dal «riaccertamento straordinario dei residui e conseguentemente dalla spese finanziate senza copertura, oltre alla ricostruzione dei vincoli a valere sui risultati di amministrazione successivi al 2014». Base da cui poi sono nate tutte le vicissitudini che hanno impegnato Povegliano, e le sue casse, negli ultimi anni. Operazione che sarebbe dovuta terminare entro un triennio, o al massimo entro la consiliatura. Ma, come detto, la Corte non è stata morbida con l’amministrazione in carica. L’attenzione si è focalizzata ancora sulla scelta di procedere al piano di predissesto. Prima richiesto e poi revocato. «Enfatizzando la non proporzionalità tra il paventato ricorso al predissesto e la situazione effettiva del bilancio dell’ente», si legge. Si parla anche di assenza di adeguati controlli interni; inesatta rappresentazione della realtà; sproporzione dei provvedimenti adottati; incertezza della situazione contabile; contraddizione tra i diversi comportamenti eseguiti dal Comune in breve tempo. Tutti comportamenti che «avevano dimostrato come la originaria delibera di ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale fosse irrimediabilmente viziata sul piano della legittimità». Salvo poi correggere il tiro, ancora una volta, dagli uffici di piazza IV Novembre. C’è poi il capitolo dell’altro tentativo messo in piedi dal Comune per sistemare il bilancio. Ovvero la scelta di rideterminare i risultati di amministrazione finiti sotto la lente d’ingrandimento. Il sistema adottato però era stato fortemente bocciato dalla Corte che aveva descritto l’intenzione di riaprire i rendiconti di anni passati come un «netto contrasto con i principi contabili». È qui allora che si annida, con tutta probabilità, il contenzioso con lo studio esterno di Torino a cui l’amministrazione si è appoggiata per cercare di far tornare i conti. Capitolo che però si chiuderà davanti al giudice dal momento che il Comune ipotizza addirittura danni a proprio carico e lo studio, dal canto suo, pretende il pagamento della parcella. •

Nicolò Vincenzi

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