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Gli archeologi internazionali esplorano il mondo dei Celti

Il professor Wolf Teegen con numerosi reperti custoditi a PoveglianoIl professor Marco Milella al lavoro con lo scanner 3D in Villa BalladoroLa dottoressa Zita Laffranchi
Il professor Wolf Teegen con numerosi reperti custoditi a PoveglianoIl professor Marco Milella al lavoro con lo scanner 3D in Villa BalladoroLa dottoressa Zita Laffranchi
Il professor Wolf Teegen con numerosi reperti custoditi a PoveglianoIl professor Marco Milella al lavoro con lo scanner 3D in Villa BalladoroLa dottoressa Zita Laffranchi
Il professor Wolf Teegen con numerosi reperti custoditi a PoveglianoIl professor Marco Milella al lavoro con lo scanner 3D in Villa BalladoroLa dottoressa Zita Laffranchi

«Per noi è stata una grande soddisfazione accogliere in Villa Balladoro studiosi di prestigio e promuovere il patrimonio che Povegliano custodisce e ha da offrire, augurandoci che anche i giovani appassionati possano abbracciare iniziative di simile interesse.» Queste le parole con cui Maurizio Facincani, vicesindaco, descrive il progetto Celtudalps (Celts Up & Down the Alps). Finanziato dalla Fondazione Nazionale Svizzera per la ricerca e dalla Provincia di Bolzano, il programma ha previsto un’analisi di ampi campioni scheletrici di più di 100 individui della tarda età del Ferro, tra il IV e I secolo A.C. Il responsabile degli studi Marco Milella, professore dell’università di Berna e co-direttore del progetto Celtudalps con il professor Albert Zink - dell’istituto per lo studio delle mummie Eurac Research, ha infatti lavorato con il suo team effettuando una serie di campionature con lo scopo di comprendere l’origine genetica e gli spostamenti migratori delle popolazioni celtiche che abitavano l’odierna Svizzera ed il Nord Italia circa 2.400 anni fa. Nello specifico sono stati selezionati ossa e denti, utili a poter ricostruire l’alimentazione, la provenienza geografica, i gradi di parentela, possibili patologie, l’aspetto fisico e altro della popolazione celtica proveniente dalla necropoli in località Ortaia di Povegliano Veronese. Hanno partecipato agli studi la dottoressa Zita Laffranchi dell’università di Berna (bioarcheologa responsabile delle analisi di laboratorio), il professor Wolf Rüdiger Teegen dell’università di Monaco di Baviera (antropologo responsabile dei resti scheletrici di Povegliano in località Ortaia), il professor Daniele Vitali, già docente di archeologia in Francia e Italia nonché direttore nel triennio 2007-2008-2009 degli scavi a Povegliano in località Ortaia, e infine il professor Luciano Salzani, ispettore della Soprintendenza Archeologica del Veneto, professore di archeologia presso l’università di Bologna e l’université de Bourgogne e direttore scientifico dello scavo di Povegliano in località Ortaia. Dopo il recente scavo alla Muraiola nel giugno 2022 (che riprenderà da metà ottobre a metà novembre 2022), ecco che il paese torna ad essere un punto d’interesse per importanti studiosi italiani e stranieri, tramite questa fase di studio che si svilupperà nei prossimi mesi nelle sedi universitarie dei ricercatori, grazie ai piccoli frammenti che hanno prelevato. È già previsto inoltre che Teegen a novembre 2022 sarà nuovamente presente sul territorio per approfondire le sue analisi su altre tombe celtiche. Milella ritiene che l’approccio di studio sia vincente, perché arricchito da più punti di vista; il team infatti sta analizzando i dati raccolti grazie alle competenze in ambito archeologico, antropologico, genetico e biochimico. «In questo modo, contiamo di aggiungere più colori possibili a questa fotografia del passato», afferma Milella. L’architetto Giulio Squaranti, anche presidente dell’associazione Balladoro, si ritiene gratificato dal progetto, e dichiara con orgoglio che lo stesso Milella ha richiesto l’associazione Balladoro come «partner ufficiale del progetto certificando così la bontà del lavoro svolto in tutti questi anni con la conservazione e il mantenimento dei reperti, per poterli mettere a disposizione degli specialisti. Gli studi e gli approfondimenti scientifici sono il miglior modo per valorizzare il nostro grande patrimonio archeologico, in attesa dell’esposizione al pubblico».•.

Beatrice Castioni

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