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False fatturazioni e associazione a delinquere Cordioli finisce in carcere

La conferenza stampa di Guardia di Finanza e Polizia relativa all'Operazione Leonessa
La conferenza stampa di Guardia di Finanza e Polizia relativa all'Operazione Leonessa
La conferenza stampa di Guardia di Finanza e Polizia relativa all'Operazione Leonessa
La conferenza stampa di Guardia di Finanza e Polizia relativa all'Operazione Leonessa

In manette, per false fatturazioni e associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture false. È con questa accusa che è finito in cella, a Montorio, il patron del Villafranca calcio, Mirko Cordioli, titolare della Frassine, azienda che si occupa di acquisto di materiale ferroso, e che si trova in via Croce 17 a Villafranca. L'impresa si occupa principalmente dello smistamento e della rivendita dei metalli ferrosi. Secondo le indagini della guardia di Finanza, le false fatturazioni sono state emesse tra il 2013 e il 2018. L’imprenditore avrebbe acquistato in nero del materiale, ma gli acquisti sarebbero stati coperti da fatture emesse da società di comodo che poi sparivano. Per lui si tratterebbe di 800mila euro. Si tratta, nell’insieme, di una maxi frode fiscale nel settore del commercio dei metalli, che ha visto coinvolte, a vario titolo, 50 persone, 26 società con sede in Italia, nella provincia di Brescia, ma anche in quella di Milano, Biella e Napoli e Ungheria, oltre a 7 ditte individuali bresciane. Un’indagine suddivisa in più filoni. Cordioli è stato arrestato su ordinanza di custodia cautelare emessa da Carlo Bianchetti, Gip di Brescia e tra domani e martedì comparirà davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia. Il denaro tornava in Italia dall’estero con l’utilizzo dei così detti «spalloni», complici che non esitavano a mettere negli zaini anche 400mila euro alla volta. In un caso c’era stato anche un tentativo di rapina tra loro. Dalle indagini è emersa un'evasione fiscale complessiva stimata in circa 16 milioni di euro. Gli artefici della presunta frode grazie ad un giro di fatture false complessivamente quantificato in oltre 140 milioni di euro, da un lato, hanno mascherato l'acquisto «in nero», a prezzi molto più convenienti rispetto a quelli di mercato, di beni successivamente reimmessi nel circuito economico con margini di guadagno nettamente superiori alla media e dall'altro, hanno evaso imposte per milioni di euro. I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Brescia hanno concentrato l'attenzione su un vorticoso giro di contante prelevato in Ungheria, con cadenza periodica, a seguito di bonifici disposti dall'Italia. I successivi approfondimenti investigativi, sostanziatisi anche nell'esecuzione di appostamenti, pedinamenti e intercettazioni telefoniche, hanno portato quasi subito a sequestrare, al confine italo-sloveno, oltre 400mila euro di denaro contante nascosto in auto. Un secondo, analogo sequestro è stato eseguito la scorsa primavera, quando i Finanzieri della tenenza di Desenzano del Garda hanno proceduto al controllo di due persone nei pressi di Lonato del Garda, trovate in possesso di oltre 78mila euro in contanti. Con l'arresto di tre dei presunti responsabili della frode è stato disposto il sequestro, fino a concorrenza di una somma pari all'incirca a 5 milioni di euro, delle disponibilità monetarie giacenti sui conti correnti di otto delle aziende coinvolte. Nell’indagine è coinvolto anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate di Brescia, le radici di questa inchiesta sono nella Stidda, la mafia di Gela, infatti per alcuni ad alcuni degli arrestati è stato contestato il 416 bis, l’associazione a delinquere di stampo mafioso. •

Alessandra Vaccari

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