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il delitto di roverbella

Omicidio della suocera, Zenatti condannato all'ergastolo

L’agricoltore di Custoza condannato per la morte di Anna Turina. Avrà anche l’isolamento diurno per nove mesi e dovrà risarcire con 400mila euro ciascuno i due figli dell’anziana uccisa
Enrico Zenatti, condannato all'ergastolo, e la villetta in cui è avvenuto l'omicidio nel 2021
Enrico Zenatti, condannato all'ergastolo, e la villetta in cui è avvenuto l'omicidio nel 2021
Enrico Zenatti, condannato all'ergastolo, e la villetta in cui è avvenuto l'omicidio nel 2021
Enrico Zenatti, condannato all'ergastolo, e la villetta in cui è avvenuto l'omicidio nel 2021

«Fine pena mai». È stato condannato all’ergastolo Enrico Zenatti, l’agricoltore di Custoza accusato di aver ucciso la suocera Anna Turina nella sua casa di Malavicina, vicino a Roverbella nel Mantovano, il 9 dicembre 2021. È stata pronunciata ieri sera dopo le 19 la sentenza della Corte d’Assise di Mantova, che ha anche condannato l’agricoltore a nove mesi di isolamento diurno e al risarcimento delle parti civili, i due figli dell’anziana, per 400mila euro ciascuno.

L’accusa 

I giudici hanno accolto praticamente in toto le richieste del pubblico ministero Giulio Tamburini, che aveva contestato a Zenatti i reati di sfregio permanente del viso a seguito di lesioni (reato derubricato rispetto alla precedente accusa di tentato omicidio) e di omicidio volontario aggravato dal nesso teleologico, ovvero per aver ucciso la suocera con l’obiettivo di nascondere le lesioni, oltre che dalla crudeltà e dal rapporto di affinità, essendo la vittima madre della moglie.

La ricostruzione 

Ma cos’è avvenuto quel pomeriggio del 9 dicembre 2021? Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Zenatti sarebbe entrato a casa della suocera per cercare un addobbo natalizio, una bottiglia. Proprio mentre stavano cercando insieme quell’oggetto, per il pm Tamburini, sarebbe scoppiata una lite tra i due.

La situazione ben presto è precipita. Mentre risalgono le scale uno dietro l'altro, Zenatti sferra una coltellata alla suocera, che cade all'indietro e finisce in fondo alle scale. Il cinquantacinquenne è convinto che l’anziana sia morta e dopo una ventina di minuti, impiegati forse per nascondere le prove del suo passaggio, lascia la casa.

La donna però riesce a contattare la figlia, che si precipita lì. Non senza, però, aver prima allertato il marito. Zenatti arriva ventisette secondi dopo la moglie e, da quel momento, prende in mano le redini della situazione, tanto da dichiarare in aula «di aver fatto di tutto per salvare la suocera».

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La moglie 

L'agricoltore veronese allontana subito la moglie, esortandola a stare fuori dalla casa per non vedere quello scenario dell’orrore. E proprio in quei minuti a sua disposizione, è la tesi dell'accusa, Zenatti avrebbe portato a termine il suo piano, sgozzando l’anziana.

Ieri in aula, poco prima che la Corte d’Assise si ritirasse, l’agricoltore veronese ha chiesto di poter prendere la parola per una dichiarazione spontanea. «La cosa più importante ora è la tragedia di nonna Anna. Nessuno ce la restituirà», ha detto Zenatti ai magistrati, parlando a ruota libera.

«Dopo le udienze ho passato intere notti senza dormire, a ripercorrere ogni minuto del processo». E ancora. «La vita umana non ha prezzo. Se avessi tutti i miliardi del mondo li pagherei volentieri».

Fino all’ultimo si è professato innocente, ma la Corte d’Assise non ha creduto alle sue parole. Né ha accolto la tesi difensiva degli avvocati Silvia Salvato e Andrea Pongiluppi del foro di Mantova, che ieri hanno esposto la loro arringa per cinque ore. La difesa ha cercato di smontare l’impianto accusatorio del pubblico ministero Giulio Tamburini, contestando la ricostruzione effettuata dagli inquirenti e sostenendo che si è trattato di un processo prettamente indiziario, senza prova certa, necessaria per condannare «oltre ogni ragionevole dubbio».

I difensori 

In sostanza, per i difensori di Zenatti, la caduta dalle scale di Anna Turina sarebbe stata accidentale e, di conseguenza, ciò farebbe cadere anche il movente per l’omicidio, ovvero quello di voler nascondere il precedente gesto. Ma la Corte d’Assise ha ritenuto, evidentemente, che ci fossero indizi e prove sufficienti a condannare Zenatti e ad accogliere le richieste della Procura e delle parti civili (assistite dall’avvocato Massimo Martini). I giudici si sono riservati 90 giorni di tempo per depositare le motivazioni della sentenza. 

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Manuela Trevisani

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