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l'omicidio del 9 dicembre 2021 a Roverbella

Assassinio della suocera, i figli della donna: «Mia madre mi ha detto: el me copa!»

In carcere con l'accusa di omicidio c'è il veronese Enrico Zenatti. I figli di Anna Turina hanno ricostruito in Corte D'Assise a Mantova le fasi concitate dei soccorsi
Il luogo  dove lo scorso dicembre è avvenuto l’omicidio di Anna Turina di cui è accusato il genero  Enrico ZenattiEnrico Zenatti dopo la sentenza che lo aveva assolto  nel 2008
Il luogo dove lo scorso dicembre è avvenuto l’omicidio di Anna Turina di cui è accusato il genero Enrico ZenattiEnrico Zenatti dopo la sentenza che lo aveva assolto nel 2008
Il luogo  dove lo scorso dicembre è avvenuto l’omicidio di Anna Turina di cui è accusato il genero  Enrico ZenattiEnrico Zenatti dopo la sentenza che lo aveva assolto  nel 2008
Il luogo dove lo scorso dicembre è avvenuto l’omicidio di Anna Turina di cui è accusato il genero Enrico ZenattiEnrico Zenatti dopo la sentenza che lo aveva assolto nel 2008

«Quando sono entrata a casa, ho trovato mia madre coperta di sangue e mi ha detto «el me copa, el me copa». Subito non capivo perché me lo dicesse e pensavo che fosse in stato confusionale». La figlia di Anna Turina, Mara Savoia, 52 anni, ha rievocato ieri nell’aula della Corte d’Assise di Mantova gli ultimi attimi di vita della madre, morta il 9 dicembre 2021 nella villetta nella frazione di Malavicina vicino a Roverbella nel Mantovano.

A parere dell’accusa, la settantatreenne è stata uccisa dal genero, il veronese Enrico Zenatti, già finito nei guai per l’omicidio di due prostitute sudamericane anche se poi è stato scagionato in corte d’appello dopo due anni di detenzione. Ora il cinquantacinquenne si trova di nuovo in carcere a Mantova sempre con l’accusa di omicidio, commesso per nascondere il tentato omicidio, commesso solo pochi minuti prima.

La ricostruzione

Ieri in aula si sono ricostruiti le concitate fasi nelle quali è avvenuto l’omicidio con la deposizione oltre che del medico legale anche dei due figli della vittima. Sono stati loro a soccorrere la madre insieme a Zenatti che, secondo la loro versione, avrebbe trascorso alcuni minuti da solo con la suocera, uccidendola con un taglio alla gola mentre i cognati si adoperavano a chiamare i soccorsi e a raccogliere i medicamenti necessari per tamponare le ferite della settantatreenne.

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L'aggressione

A parere dell’accusa, ci sarebbe stato un primo tentativo di Zenatti di uccidere la suocera che, però, non sarebbe andato a buon fine. Nel primo pomeriggio del 9 dicembre, l’avrebbe colpita ripetutamente con un’arma da taglio (poi mai trovata) e così «si determinava un ampio scollamento del cuoio capelluto e conseguente emorragia» si legge nel capo d’imputazione. La donna avrebbe così perso coscienza e l’agricoltore veronese convinto del suo decesso si era allontanato dalla casa della vittima che si trova sotto la sua abitazione. Poi, però, la situazione si è complicata per l’imputato.

La donna si sarebbe ripresa e avrebbe telefonato alla figlia che in quel momento era appena uscita dall’estetista come ha riferito Silvia Marai nella deposizione di ieri in Corte d’Assise. «Sto male», le ha detto al cellulare, «sto molto male. Vieni qui subito». Dopo un passaggio in negozio di ortofrutta gestito insieme al marito a poche centinaia di metri dalla loro casa, la figlia si è precipitata a casa della madre, avvisando Zenatti della telefonata della suocera.

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Quando è entrata in soggiorno, è stato il suo racconto in aula, ha trovata la madre in piedi coperta di sangue. «Il papà mi vuole ammazzare», ha detto. La testimone non ha capito quella frase perchè il padre è morto due anni prima. Chi ha cercato di spiegare quell’affermazione, è stato poi il figlio Paolo. La Turina avrebbe detto così perchè a causa dello stato confusionale provocato dalle ferite riportate nella prima aggressione, avrebbe scambiato la figlia per la nipote. Mara Savoia non ha avuto neanche il tempo di capire cosa stava succedendo, ha raccontato ieri in aula, che è arrivato Zenatti.

Il rientro a casa di Zenatti

E da questo momento la situazione precipita. Una volta fatto il suo ingresso nell’abitazione della suocera, l’agricoltore di Custoza ha preso in mano le redini della situazione, ha proseguito la figlia della vittima. Ha subito invitato la moglie a recuperare asciugamani e medicamenti per soccorrere la madre nella loro casa al primo piano. Ha poi chiesto al cognato Paolo di uscire anche lui dal soggiorno e di chiamare subito il 118 perchè nell’abitazione il cellulare non aveva campo.

Avrebbe poi continuato a urlare alla moglie di non entrare nell’abitazione a piano terra per impedire alla loro figlia di 21 anni di entrare in quello scenario dell’orrore. Secondo il racconto dei due testimoni, Zenatti sarebbe rimasto così da solo con la suocera e proprio in quei frangenti avrebbe completato il suo piano omicida tagliando la gola alla povera donna, facendole perdere la vita nel giro di pochi minuti. Quando sono arrivati i soccorritori per la vittima purtroppo non c’era più nulla da fare. 

Il movente

Un altro capitolo da scrivere in questa vicenda riguarda il movente di così tanta ferocia nella dinamica dell’omicidio che viene definito fino ad oggi indiziario. I due figli, costituitisi parte civile con l’avvocato Massimo Martini, hanno raccontato ieri in aula che i rapporti in famiglia erano buoni.

In realtà, qualcosa si era rotto nel lontano 2005 quando era emerso nelle indagini sui delitti delle due prostitute sudamericane (mai risolti) che Zenatti frequentava le escort. All’epoca, si era arrivati così ad un passo dalla rottura del matrimonio ma poi la moglie ha perdonato il marito, ha raccontato in aula, e la relazione sarebbe ripresa senza troppi patemi d’animo.

Anche alla suocera, non sarebbe piaciuto il comportamento di Zenatti ma gli anni trascorsi e il buon rapporto tra la figlia e l’agricoltore l’avrebbe convinta a sotterrare l’ascia di guerra. Così ieri in aula non è emerso chiaramente se i dissapori tra i due erano rimasti ancora a galla o se erano finiti nel dimenticatoio. Toccherà ai giudici nella motivazione della sentenza chiarire questo aspetto chiave della vicenda.

Il medico legale

Prima dei due figli ha deposto anche il medico legale che ha effettuato l’autopsia del corpo di Anna Turina. Il consulente del pm ha riprodotto in aula alcune foto del corpo martoriato della donna e ha confermato che è stata colpita da un’arma da taglio. Ha escluso che le ferite riportate siano riconducibili ad una caduta dalle scale come, invece, era apparso in un primo momento dopo il decesso della settantatreenne. Il processo a Mantova riprenderà il 7 novembre quando saranno ascoltati i carabinieri intervenuti a Roverbella subito dopo il delitto e chi ha investigato sull’omicidio. La sentenza è prevista per l’inizio del prossimo anno. 

Giampaolo Chavan

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