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Edicola storica ceduta dopo 107 anni

Valerio Bellesini davanti al suo chiosco e ai quotidiani in venditaLa seconda edicola aperta dalla famiglia Bellesini in piazzaL’edicola di piazza Giovanni XXIII com’è oggi FOTO PECORANuto Bellesini con la sua bicicletta all’età di dodici anni
Valerio Bellesini davanti al suo chiosco e ai quotidiani in venditaLa seconda edicola aperta dalla famiglia Bellesini in piazzaL’edicola di piazza Giovanni XXIII com’è oggi FOTO PECORANuto Bellesini con la sua bicicletta all’età di dodici anni
Valerio Bellesini davanti al suo chiosco e ai quotidiani in venditaLa seconda edicola aperta dalla famiglia Bellesini in piazzaL’edicola di piazza Giovanni XXIII com’è oggi FOTO PECORANuto Bellesini con la sua bicicletta all’età di dodici anni
Valerio Bellesini davanti al suo chiosco e ai quotidiani in venditaLa seconda edicola aperta dalla famiglia Bellesini in piazzaL’edicola di piazza Giovanni XXIII com’è oggi FOTO PECORANuto Bellesini con la sua bicicletta all’età di dodici anni

Un altro pezzo di storia villafranchese se ne va: la famiglia Bellesini dopo 107 anni di gestione ininterrotta della prima e storica edicola in piazza Giovanni XXIII, cede l’attività. Elisabetta e Giancarlo Bellesini, gli ultimi titolari della famiglia che nel 1913 ha fatto conoscere i giornali alla città, tirano giù la serranda e passeranno, mercoledì 28, le chiavi e le consegne ai nuovi gestori: Manuel e Marco Rossi, fratelli di 41 e 24 anni. L’edicola e la carta stampata hanno scandito gran parte della vita di tre generazioni di Bellesini. Hanno fatto da sfondo alle loro vicende famigliari. L’edicola, in particolare, ha fatto parte dello scenario della piazza, il cuore della città, prima come chiosco di legno, poi come casotto in cemento e, infine, quando la piazza è stata rifatta, la rivendita ha occupato uno dei locali del nuovo palazzo della curia, tra la barbieria e la gelateria. Sempre a pochi passi dalla chiesa e, prima che negli anni ’70 del secolo scorso fosse dissennatamente demolito, del Teatro Comunale aperto nell’antica chiesa parrocchiale sconsacrata. Il primo a dedicare la vita alla diffusione dei giornali, e de L’Arena in particolare, è stato Enrico Bellesini, soprannominato «el Tosca» per la bella voce tenorile con cui strillava le notizie riportate dal giornale di Verona. Era un giornalaio originale che aveva iniziato a vendere i quotidiani porta a porta e nel cortile dove abitava (dietro il caffè Fantoni) prima della Grande Guerra. Girava Villafranca in bicicletta con i giornali sistemati in una cassetta sulla ruota anteriore. Li portava ai locali pubblici-caffè, barbierie, botteghe-al municipio e ai cittadini privati. Portava una bombetta in testa con su, ritagliata e incollata, la testata de L’Arena. Il Tosca pedalava fino in stazione a ritirare i pacchi dei giornali che gli arrivavano in treno e iniziava a venderli ai passeggeri dello stesso convoglio. Strillava i titoli in prima pagina- era già in corso la seconda guerra mondiale- interpretandoli a modo suo: «I soldati italiani a 5 centimetri da Mosca!!!», urlava sbandierando il giornale che mostrava la cartina dell’Unione Sovietica e le posizioni dell’esercito italiano in scala ridottissima.Enrico Bellesini nel 1951 appese la bombetta al chiodo, consegnò la vecchia bicicletta al nipote Benvenuto «Nuto» Bellesini che aveva solo 12 anni e lasciò il «barachìn», il chiosco in piazza, a Valerio, fratello maggiore di Nuto che, baschetto in testa e pantaloncini alla zuova, provvedeva alle consegne porta-a-porta. Anche Valerio aveva una bella voce. Partecipava alla rivista Chewing-gum i cui testi erano scritti da un professorino con l’hobby del giornalismo: Cesare Marchi. Fu lo stesso Marchi, in un articolo, a definisrlo «il giornalaio dall’ugola d’oro». Valerio cantava e vendeva quotidiani, vendeva riviste e cantava. Aveva un repertorio melodico vastissimo, ma le sue preferite erano «Io sono il vento», «L’amore è una cosa meravigliosa», «Vienna Vienna» e l’«Ave Maria» di Schubert che ha cantato a generazioni di sposi al loro matrimonio. Nel frattempo, assunto in Posta, Nuto lascia l’edicola. Vi tornerà, una volta in pensione, a dare una mano, con la moglie Teresa, ai figli Elisabetta e Giancarlo che nel frattempo avevano raccolto il bastone da Valerio quando questi, dopo la morte prematura del figlio Claudio, aveva deciso di lasciare. «Per 107 anni l’edicola è sempre stata della nostra famiglia», dice Giancarlo Bellesini, anche lui come lo zio Valerio e papà Benvenuto protagonista della rivista Aurora. «Non è facile dirle addio senza sentire una fitta al cuore, ma è arrivato anche per noi il tempo di riposare e di fare quelle cose che avremmo sempre voluto fare ma non potevamo. A parte pochi giorni all’anno l’edicola deve stare sempre aperta, i quotidiani non vanno in ferie. Inutile nasconderlo: questa chiusura ha aperto una ferita. Ci occorrerà tempo per guarire. La lacrima scappa quando ne parliamo tra noi, ma anche qualche cliente ha fatto un piantino. Uno di loro ci ha mandato una poesia. Ci aspettavamo riconoscenza, ma non così tanto». «Sono cresciuta lì dentro», riprende la sorella Elisabetta, «prima con gli zii, poi, dall’89, con mio fratello Giancarlo. Ho cominciato che avevo 15 anni. Cosa è cambiato in tutto questo tempo? Tutto: la gente. il lavoro, la pizza, perchè l’hanno rifatta, Villafranca. Ho conosciuto tantissime persone, tante sono invecchiate- ed io con loro- altre sono scomparse. Ho conosciuto anche le nuove generazioni, dai bambini che venivano ad acquistare le figurine e quelli di adesso che acquistano i personaggini dei cartoni animati. Ho visto tanti giornali chiudere e tanti aprire. Con i clienti c’è sempre stato un buon rapporto. Tantissimi non vengono solo per acquistare il giornale, ma si fermano a parlare, mi raccontano le loro cose. No, non come in confessionale. Come tra amici. Ne approfitto per salutare e ringraziare tutti per averci accompagnati in questi anni». Mamma Teresa, che quando ha potuto ha dato una mano al marito Benvenuto e ai figli è stata testimone di questa storia villafranchese per quasi 50 anni. «Ricordo zio Tosca che vendeva i giornali in corte da Fantoni con la moglie Diomira. Quando ho potuto, ho dato una mano, ma non ho più vent’anni. Dispiace che finisca così ma fa parte della vita». Manuel Rossi confessa che sia lui che il fratello sono un po’ intimoriti dall’impegno che si stanno assumendo: «È un’avventura nuova per noi, caricata dal peso della storia che ha: un’edicola rimasta per 107 anni nelle mani di una sola famiglia ci obbliga ad assumerci precise responsabilità: vogliamo continuare la tradizione della famiglia Bellesini. Siamo emozionati. Ci impegnamo a far bene per non farli dimenticare». •

Morello Pecchioli

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