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È morto a 99 anni Mario Mich Scampò all’eccidio di Cefalonia

Mario Mich, reduce di Cefalonia, morto a 99 anni
Mario Mich, reduce di Cefalonia, morto a 99 anni
Mario Mich, reduce di Cefalonia, morto a 99 anni
Mario Mich, reduce di Cefalonia, morto a 99 anni

La comunità di Sona ha dato ieri l’ultimo saluto al reduce di Cefalonia Mario Mich, che il 12 settembre aveva compiuto 99 anni. Penultimo di cinque figli, era nato a Tesero, in Trentino, nel 1920 ed era rimasto orfano di padre in tenera età. I funerali sono stati celebrati nella chiesa parrocchiale. A ricostruire la sua storia è la figlia Marisa, che racconta: «Non conosco molto di ciò che ha passato in guerra, non ne parlava volentieri, ma quelle poche volte ripeteva sempre: “Quanti morti!”. Di certo so che, per tutta la sua lunga vita, non ha mai potuto dormire al buio; teneva una piccola luce accesa tutta la notte per scacciare quegli incubi che non hanno mai smesso di tormentarlo. E quando a volte ci mettevamo a tavola e gli chiedevo: “Hai fame?”, mi rispondeva: “Ho appetito, la fame è un’altra cosa”». Era l’aprile del 1941 quando Mario Mich partì alla volta della Grecia nella Fanteria da Montagna della Divisione Acqui. Sopravvissuto al martirio di Cefalonia, venne fatto prigioniero dai tedeschi e deportato. Attraversò a piedi l’Ex Iugoslavia fino alla città di Osijek, dove fu ricoverato per due mesi in un ospedale, perché i suoi piedi erano distrutti. Successivamente, fu trasferito nel campo di concentramento di Buchenwald nella Germania nazista. Poiché conosceva il tedesco, che in Trentino si studiava a scuola, veniva impiegato come interprete per comunicare con gli altri prigionieri italiani. La conoscenza della lingua gli permise di scoprire, ascoltando le conversazioni del quartier generale tedesco, che stavano arrivando gli americani. Nella concitazione del momento, riuscì a fuggire insieme ad alcuni compagni. Muovendosi soprattutto di notte e rifocillandosi quando possibile presso alcune famiglie tedesche che offrivano sostegno ai prigionieri in fuga, attraversò la Baviera e proseguì fino a casa, in Trentino. «Quando finalmente arrivò a casa», racconta la figlia Marisa, «pesava 35 chili. Dopo un lungo periodo, necessario per rimettersi, arrivò a Verona, dove viveva la sua sorella maggiore e dove il cognato gli aveva trovato lavoro, come falegname, presso la sua azienda. Qui conobbe mia madre, vicina di casa della sorella e nell’ottobre del 1956 si sposarono». Mario Mich partecipava sempre alle cerimonie e alle serate organizzate dall’Associazione Divisione Acqui a cui era iscritto, associazione che al funerale era rappresentata dal presidente della sezione di Verona Claudio Toninel presente con il labaro. Il reduce era molto conosciuto a Sona, dove abitava da moltissimi anni, e presenziava sempre anche agli eventi commemorativi che si svolgevano nel Comune. •

Federica Valbusa

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