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Disabilità, vincere l’ignoranza

Alcune volontarie del gruppo Insieme per solidarietà
Alcune volontarie del gruppo Insieme per solidarietà
Alcune volontarie del gruppo Insieme per solidarietà
Alcune volontarie del gruppo Insieme per solidarietà

Combattere l’ignoranza sulla disabilità. È questa la strada tortuosa, ma che diventa scorrevole se dentro l’anima ti dedichi a chi è stato sfortunato nella vita e che deve lottare per far riconoscere i propri diritti sociali. Nasce così, da questo obiettivo solidale, il gruppo Insieme per solidarietà, a Valeggio sul Mincio. «È stata una decisione presa di istinto, in seguito ad alcuni avvenimenti di cui ero venuta a conoscenza nei quali l’ignoranza sulla disabilità era stata motivo di offesa o isolamento nei confronti di bambini diversamente abili», precisa Amelia Dessi, la coordinatrice del gruppo. «Al nostro interno non ci sono cariche particolari, siamo una squadra che si confronta e decide insieme seguendo il metodo della maggioranza, non è un sistema sempre facile ma per ora funziona. Un gruppo spontaneo che documenta tutto agli interessati, chiede autorizzazioni per ogni aspetto della privacy di chi sostiene e ogni donazione viene sempre visionata e contabilizzata da più persone, in nome della trasparenza». Amelia ha deciso di contattare gli amici, «o meglio le amiche e ho chiesto loro se volevano aiutarmi a far conoscere il mondo della disabilità, soprattutto legata ai bambini. Ben 34 persone hanno accettato di lanciarsi in questa avventura nonostante il mio fosse un progetto appena abbozzato. Nel gruppo alcune persone sono creative: con poche stoffe realizzano articoli da regalo degni dei migliori negozi; altre con farina e uova fanno dolci degni di Masterchef; altre hanno molta manualità nel divulgare con i social i nostri progetti; altre ancora sono pittrici». La prima attività svolta è stata quella per la Onlus «Genitori tosti in tutti i posti», che si occupa del riconoscimento dei diritti dei bambini, per sostenere il progetto di un parco giochi inclusivo, cioè accessibile a tutti, disabili e non. «Visto il risultato, il gruppo ha preso forza ed entusiasmo e si è dedicato a sostenere i progetti di altre associazioni, come L’Acero di Daphne Onlus che promuove la cultura e la pratica delle cure palliative affinché diventino sempre più disponibili e accessibili a tutte le persone con malattie croniche inguaribili e progressive e ai loro familiari». Quindi l’appoggio ai progetti della «Casa di Heros» che accoglie i diversamente abili e gli anziani, «per rendere più piacevoli le loro giornate. Successivamente abbiamo conosciuto singole realtà a noi vicine e ci siamo dedicati ad alcune famiglie che vogliono migliorare la vita dei loro figli portatori di disabilità. Purtroppo molte spese sono solo a loro carico. Così abbiamo avuto l’onore di conoscere Mattia di Rosà, Bruno e Sofia di Verona e Nikolas di Roverbella. A modo nostro abbiamo contribuito a realizzare almeno in parte un sogno, come le spese per adeguare la casa alle esigenze di Mattia, acquistare due bici speciali per Bruno e Sofia, far incontrare i giocatori della squadra del cuore a Nikolas». Tutto è possibile grazie all’impegno ma anche al prezioso contributo di persone che credono nell’associazione valeggiana. «Non posso non citare», sottolinea Dessi, «Sebastiano Grimaudo dello Jofc Castel D’Azzano, Anselmo Sanguanini di Borgo Virgilio, alcuni locali pubblici come il Bar Baraonda e il Bar Tabaccheria La Smorfia di Valeggio, le associazioni teatrali I Tirasassi e Attori per Caso, anch’esse di Valeggio, il negozio Dimensione Donna di Villafranca, la merceria Da Assunta e l’Associazione Percorsi di Valeggio, Poi ci sono gli amici che, pur non facendo parte nel gruppo, ci sostengono, come Mario, Silvia, Stella e tanti altri». Il nuovo progetto è quello di sostenere Francesco e la sua mamma. «Siamo partiti con una raccolta fondi, vendendo torte, ma siamo solo all’inizio e vogliamo fare molto altro». Amelia Dessi alcuni problemi li ha sperimentati di persona: «Ho sentito l’esigenza di far nascere il gruppo dopo aver sperimentato in prima persona i disagi causati dall’egoismo e dall’insensibilità, in seguito a una malattia autoimmune che ha coinvolto un minore della mia famiglia. Grazie all’insegnamento di persone speciali, che non vogliono essere citate, ho conosciuto un mondo di Onlus e di bimbi e famiglie che hanno bisogno di sostegno; anche con poco si può far loro sapere che non sono soli». •

Renzo Cappelletti

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