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L'OMICIDIO DEL 9 DICEMBRE 2021 A ROVERBELLA

«Ha ucciso sua suocera»: il pm chiede l’ergastolo per Zenatti

I due figli della vittima hanno chiesto un risarcimento pari ad un milione di euro ciascuno. Il rappresentante dell’accusa ha ricostruito i tentativi dell’agricoltore veronese di nascondere il delitto a partire dal coltello che non è stato mai trovato
Enrico Zenatti e gli accertamenti dei Ris nella casa della vittima nel Mantovano
Enrico Zenatti e gli accertamenti dei Ris nella casa della vittima nel Mantovano
Enrico Zenatti e gli accertamenti dei Ris nella casa della vittima nel Mantovano
Enrico Zenatti e gli accertamenti dei Ris nella casa della vittima nel Mantovano

La parola ergastolo è risuonata ieri, 23 febbraio, poco prima delle 17 alla Corte d’Assise di Mantova nel processo a carico di Enrico Zenatti. Il cinquantacinquenne è accusato di aver ucciso la suocera nella sua casa di Malavicina vicino a Roverbella nel Mantovano il 9 dicembre 2021. La richiesta del pm Giulio Tamburini è arrivata dopo tre ore di requisitoria nella quale sono state ripercorse tutte le fasi dell’omicidio. In aula, era presente anche l’agricoltore di Custoza.

«Non sono stato io ad ucciderla»

Prima dell’intervento del rappresentante dell’accusa, Zenatti ha tentato di alzare una diga nei confronti dell’accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà oltre che dall’aver ucciso un’affine in linea retta ovvero la suocera, Anna Turina.

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«Non sono stato io ad ucciderla», ha detto Zenatti dopo aver chiesto di poter fare una dichiarazione spontanea. Ha poi contestato l’andamento del processo in quanto «non si è fatta piena luce sull’omicidio di mia suocera». Ha poi rincarato la dose puntando il dito contro chi ha deposto: «Alcune dichiarazioni non corrispondono a verità». Reato derubricato

Le sue dichiarazioni, però, non hanno sortito alcun effetto sul pm Giulio Tamburini che è rimasto fermo sulle sue convinzioni fino a chiedere «il fine pena mai» per Zenatti.

All’inizio della sua requisitoria, il giudice inquirente ha derubricato il reato di tentato omicidio nella deformazione permanente del viso a seguito di lesioni. Ed è stato questo lo spunto per ricostruire cosa è successo in quel pomeriggio del 21 dicembre 2021.

La ricostruzione del delitto

La vicenda parte dalla ricerca di un addobbo natalizio. Una bottiglia, per la precisione. Il pomeriggio del 21 dicembre 2021, Zenatti sarebbe entrato nella casa della suocera per recuperare quell’oggetto, custodito nella cantina della settantatreenne. Proprio mentre stavano cercando insieme la bottiglia, è la ricostruzione del pm, sarebbe scoppiata la lite tra i due. Il motivo? Non si può sapere.

In quel frangente, nella casa di Roverbella ci sono solo l’agricoltore veronese e la suocera. Ma tant’è che la situazione precipita subito. Mentre risalgono le scale uno dietro l’altro, Zenatti avrebbe sferrato una coltellata all’altezza del collo alla signora Turina. Che cade all’indietro e finisce in fondo alle scale.

Il cinquantacinquenne è convinto che la signora è morta. Resta, comunque, nella casa della vittima. Lo fa, a parere dell’accusa, per nascondere le tracce della sua presenza nell’abitazione della suocera. In parte, ci riesce: il coltello utilizzato per colpire la suocera non è mai stato trovato.

La frase inspiegabile

Esce dopo una ventina di minuti. Ma il suo piano fallisce. La suocera non è morta, è solo svenuta. Quando si rialza in piedi, chiama la figlia e moglie di Zenatti, Mara appena uscita dall’estetista. Le dice che sta malissimo e di tornare a casa subito. La cinquantaduenne si precipita nell’abitazione della madre. «Il papà el ma copà», è la frase della settantatreenne.

Una frase inspiegabile visto che il marito della donna è morto alcuni anni fa. Forse quell’affermazione è il frutto dello stato confusionale dell’anziana. Zenatti arriva ventisette secondi dopo la moglie, avvertito dalla stessa consorte e da quel momento, prende in mano le redini della situazione tanto che ieri ha dichiarato in aula «di aver fatto di tutto per salvare la suocera».

L’agricoltore veronese ha allontanato subito la moglie, dicendole di stare fuori casa per non far vedere alla figlia quello scenario di orrore. E proprio in quei minuti a sua disposizione, è la tesi dell’accusa, Zenatti avrebbe portato a termine il suo piano, sgozzando la povera donna.

Il pm Tamburini ha detto, infine, che si tratta sì di un processo indiziario ma che tutti gli indizi sul responsabile dell’omicidio portano dritti sul veronese.

Parte civile

Al termine dell’udienza, è stato il turno dell’avvocato di parte civile Massimo Martini che assiste moglie e cognato di Zenatti. Ha chiesto un milione di risarcimento per ciascuno dei figli della vittima ma si tratta di una richiesta simbolica. Zenatti è nullatenente e ben difficilmente potrà risarcire l’ex coniuge e il cognato. La sentenza è attesa in marzo.

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Giampaolo Chavan

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