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VILLAFRANCA

Dalla guerra ai fiori d’arancio, Olena e Mykola si sposano a Villafranca

Ad assistere alla cerimonia c’era anche il figlio Mark di dieci anni avuto dalla donna poi rimasta vedova
Matrimonio  Mykola Royk, 25 anni, Olena Stadnik, 33, e Roberto Dall’Oca
Matrimonio Mykola Royk, 25 anni, Olena Stadnik, 33, e Roberto Dall’Oca
Matrimonio  Mykola Royk, 25 anni, Olena Stadnik, 33, e Roberto Dall’Oca
Matrimonio Mykola Royk, 25 anni, Olena Stadnik, 33, e Roberto Dall’Oca

L’abito bianco con il corpetto di pizzo, semplice, romantico. Una rosa candida appuntata sulla giacca dello sposo, a richiamare il bouquet di lei. Il sindaco con la fascia tricolore. La promessa di eternità, lo scambio delle fedi e... i parenti commossi in collegamento web, su Zoom, dall’Ucraina. Olena Stadnik, 33 anni, e Mykola Royk, 25, due giovani ucraini scappati dalla guerra, si sono detti «sì» ieri, alle 10.30, nella sala consiliare di Villafranca, davanti al primo cittadino Roberto Dall’Oca, il quale si è detto «onorato di averli uniti in matrimonio, con la speranza che tanti loro connazionali possano riprendere in mano la vita».

Il loro è un amore «oltre»: oltre la guerra che ne ha devastato la patria, l’Ucraina, e la città, Leopoli; oltre la necessità di fuggire, lasciando a malincuore le famiglie d’origine; oltre le difficoltà burocratiche per ottenere, qui in Italia, tramite l’ambasciata a Milano, il nulla osta alle nozze. Niente li ha fatti desistere. E nonostante gli impedimenti, Olena e Mykola sono riusciti a diventare marito e moglie con un solo giorno di ritardo, il 25 giugno anziché il 24, rispetto a quanto avevano pianificato molti mesi fa, quando ancora il loro Paese non era squassato dalle bombe.

Sono emozionati e colmi di gioia, i due neosposi, quando confidano: «Per noi è un giorno speciale e, almeno per oggi, non vogliamo pensare alla situazione nel nostro Paese. Preghiamo perché la pace torni, non solo in Ucraina, ma nel mondo intero. Grazie a tutti». Come una cornice, il legame fra i due profughi - che si erano fidanzati all’ombra del balcone di Giulietta - contiene altre storie. Innanzitutto, la rinascita di Olena: segnata dal lutto già prima della guerra, per il fatto di essere rimasta vedova del primo marito. Le resta però un dono, il figlio Mark, di 10 anni, che qui in Italia, a Villafranca, ha trovato una nuova scuola e tanti amici con cui giocare a pallone. Dentro la «cornice» ci sono anche Paolo Chiaramonte e sua moglie Chiara: la coppia di Villafranca che, da aprile, ospita Olena e il figlioletto Mark nella propria abitazione, e che adesso accoglierà anche Mykola, rimasto finora «in stallo» da un amico. Paolo racconta: «La nostra è una casa non tanto grande, però con la comodità di una mansarda dotata di bagno. Quando è scoppiata l’emergenza profughi, abbiamo subito messo a disposizione quello spazio, che Chiara e io non usavamo». Due ospiti in casa, da oggi tre, a tempo indeterminato: sta andando la convivenza? «Bene», assicura Paolo. E spiega: «Il bimbo, Mark, ha frequentato la scuola fino a pochi giorni fa e ha fatto in tempo a stringere diverse amicizie, che coltiva tuttora. Olena e Mykola», prosegue, «sono stati impegnati con il corso di italiano organizzato dal Comune. All’arrivo, non spiaccicavano una parola. Adesso non si può dire che facciamo lunghi discorsi, Google Translate resta fondamentale; però riusciamo a capirci. Al momento, entrambi stanno cercando lavoro».

Ma la vostra privacy di coppia? Paolo ride: «Semplicemente chiudiamo la porta. Invece, è bello ritrovarci in tanti a cena, la sera». E le spese? «Crediamo nel vecchio detto veronese: «Dove se magna in du, se magna in tri...» e anche in quattro o cinque», assicura Paolo. «Poi, attorno a noi si è innescata una grande onda di solidarietà, che spesso ci fa trovare qualcosa nella cassetta della posta per Olena e Mykola». Mark, poi, ha ricevuto dai vicini una quantità di giocattoli, vestiti, perfino la bici. È un’esperienza in cui non solo siamo noi, quelli che aiutano, ma veniamo «aiutati ad aiutare». È meraviglioso. Chiara e io», conclude Paolo, «siamo profondamente convinti che il bene fatto torna sempre indietro. Di altro non ci preoccupiamo». •.

Lorenza Costantino

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