<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Cuccioli in canile, i testi svelano il degrado

Un’immagine che testimonia il degrado dell’allevamento
Un’immagine che testimonia il degrado dell’allevamento
Un’immagine che testimonia il degrado dell’allevamento
Un’immagine che testimonia il degrado dell’allevamento

Cani tenuti in recinti di dimensioni ridotte, chiusi su tre lati e con le pareti piene, fattrici completamente rasate, ciotole distrutte e i contenitori per l’acqua erano scatole di latta tagliate. Dormivano su lettiere fatte da strisce di carta di giornale intrise di escrementi cosicché l’odore di ammoniaca all’interno dei capannoni era insopportabile. È iniziato con le testimonianze di chi l’orrore all’interno dell’allevamento «Amico cane» di Isola della Scala lo constatò di persona, lo fotografò e lo filmò, il processo a carico dei gestori, Valter e Mattia Munari, e del veterinario Daniela Monzini accusati di maltrattamento di animali «per aver detenuto circa 300 cani in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze.. nonchè cagionando agli stessi lesioni» recita l’imputazione che prosegue con l’elenco delle condotte pregiudizievoli per la salute e il benessere degli animali. Un processo che si celebra davanti al collegio presieduto da Laura Donati perchè a Matteo Munari viene contestato anche di aver reso dichiarazioni non veritiere grazie alle quali ottenne contributi di natura agevolata per l’azienda agricola e previste dal «pacchetto giovani». L’ente gli erogò 179mila euro perchè autocertificò di aver ottenuto l’agibilità dei fabbricati in cui aveva l’allevamento. Ma non era vero. «Da tempo arrivavano lamentele da persone che avevano acquistato un cucciolo in quell’allevamento. Dicevano che i cani giravano su loro stessi, che avevano paura soprattutto delle figure maschili e che mangiavano le proprie feci. Fu per questo che con un’amica decidemmo di andare a vedere di persona». È iniziata così la deposizione del volontario della Lega nazionale per la difesa del cane, sezione del Basso Veronese, che si finse interessato all’acquisto di un cane per verificare le condizioni degli animali all’interno dell’allevamento «Amico cane» di Isola della Scala. Rispondendo alle domande del pm Gennaro Ottaviano ha quindi spiegato che per poter vedere l’intera struttura decisero di non essere d’accordo sulla razza, in quell’occasione a riceverli fu Valter Munari, 65 anni. Si presentarono con il contante in mano, filmarono ogni cosa e consegnarono tutto alla Forestale. Nel marzo 2016 l’allevamento venne sequestrato e gli animali (oltre ai cani c’erano anche 30 animali da cortile) furono affidati alla Lav. Ma a descrivere le condizioni in cui furono trovati adulti e cuccioli è stato l’etologo che ha redatto la perizia depositata al collegio. «Tutti i cani erano in mezzo agli escrementi, erano affetti da parodontite che effettivamente dipende anche dall’età ma a quei cani non era mai stato tolto il tartaro e questo comporta una degenerazione progressiva e una carica batterica molto aggressiva», ha spiegato. «Oltre a dermatiti da assoluta mancanza di igiene i cani erano affetti da ulcere corneali da congiuntiviti trascurate con erosione della cornea». Relativamente alle condizioni ha spiegato che due parti all’anno sono accettabili anche alla luce di un guadagno ma che devono avvenire in una condizione di benessere. «Quegli animali vivevano in spazi chiusi, senza poter vedere nei recinti vicini e questo provoca stress e un profondo senso di solitudine». Poi quei comportamenti «strani»: «giravano sempre intorno allo stesso punto, l’ansia permanente di paralizza, evitavano il contatto e anche lo sguardo. La solitudine, a mancanza di possibilità di svago spinge a mangiare le proprie feci o a leccarsi le zampe fino a piagarle. Le aggressioni rappresentano poi il culmine. Quei cani», ha concluso, «non vivevano in una condizione di benessere, anzi erano lontani anche da una accettabile. Si aggredivano perché esacerbati da quell’ambiente». Si prosegue il 12 luglio. •

Fabiana Marcolini

Suggerimenti