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Covid Hospital, ipotesi riapertura

L’ospedale Magalini di Villafranca con l’arrivo delle ambulanzeUn paziente Covid al pronto soccorso la scorsa primavera
L’ospedale Magalini di Villafranca con l’arrivo delle ambulanzeUn paziente Covid al pronto soccorso la scorsa primavera
L’ospedale Magalini di Villafranca con l’arrivo delle ambulanzeUn paziente Covid al pronto soccorso la scorsa primavera
L’ospedale Magalini di Villafranca con l’arrivo delle ambulanzeUn paziente Covid al pronto soccorso la scorsa primavera

Non c’è solo Milano che pensa di riaprire il grande reparto Covid in fiera. Anche Verona, con le dovute differenze e proporzioni, sta facendo i conti con la seconda ondata dell’epidemia provocata dal virus Sars Cov-2. Con la previsione di un’impennata dei contagi e di una crescita seppure graduale dei ricoveri, torna concreta l’ipotesi della riapertura del Covid Hospital del Malagini, struttura a diretta gestione dell’Ulss 9 Scaligera. Nell’ospedale di Villafranca, secondo fonti bene informate, si sono già svolte riunioni organizzative per farsi trovare pronti se il piano dovesse scattare. C’è anche già una data che circola per l’approntamento della terapia intensiva dedicata ai pazienti con Covid 19 e delle malattie infettive: l’inizio dell’ultima settimana di ottobre, quindi attorno a lunedì 26. L’ufficialità non c’è ancora, ma i malumori e le preoccupazioni tra il personale dell’ospedale per acuti più nuovo della provincia, che solo in maggio era tornato alla normalità dopo un mese e mezzo di emergenza vissuto in apnea, si fanno già sentire. Il Magalini è ospedale di rete per una popolazione di 150 mila abitanti. Lo scorso 16 marzo, per decisione della Regione Veneto, era stato trasformato in Covid Hospital e nel giro di pochi giorni era arrivato ad offrire 30 letti di pneumologia semi intensiva, 28 posti letto di rianimazione, 90 di malattie infettive. Inoltre il laboratorio di microbiologia è stato attrezzato per la processazione dei tamponi molecolari necessari per il monitoraggio del personale e la gestione dei pazienti. La riorganizzazione dei posti letto è stata resa possibile dall’enorme lavoro di squadra di medici e personale, pronti a combattere insieme contro l’epidemia pur non provenendo tutti dalle specialità più direttamente coinvolte in quest’ambito della medicina. Oggi non si tratterebbe di arrivare di nuovo alla paralisi quasi totale di tutte le altre attività di cura rivolte alla popolazione offerte dal Magalini, ma è ipotizzabile una forte riduzione ad esempio della chirurgia programmata, scelta legata all’esigenza di rivolgere gli sforzi principali della terapia intensiva ai pazienti Covid. Dovrebbe invece continuare indisturbato la propria attività il primo piano del Magalini, con pediatria e ostetricia e relativa sala chirurgica per i parti cesarei. Bisogna ricordare che nei momenti peggiori del lockdown di primavera il Magalini ha curato centinaia di persone affette dal Covid 19, arrivando praticamente a saturazione dei posti di terapia intensiva, in uno sforzo enorme e corale di tutto il personale. Ad oggi per fortuna la percentuale di persone positive che deve ricorrere alle cure ospedaliere è più contenuta e in particolare i protocolli di cura sviluppati in questi mesi consentono di ridurre la necessità di accedere alla terapia intensiva, oltre che spesso i giorni di degenza. C’è dunque la speranza che l’impatto della seconda ondata di epidemia si confermi meno violento. •

Francesca Mazzola

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