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IL RITORNO. I coniugi Robbi di Castel d’Azzano sono stati a Guangzhou. Solo il sindaco ha inviato loro un vademecum

Coppia rientra dalla Cina
«Nessun controllo in Italia»

Rosanna Bertucco ed Eligio Robbi
Rosanna Bertucco ed Eligio Robbi
Rosanna Bertucco ed Eligio Robbi
Rosanna Bertucco ed Eligio Robbi

Hanno trascorso 15 giorni in Cina, affrontando nell’ultima settimana di permanenza controlli continui a causa del coronavirus, ma al loro rientro in Italia, venerdì, sono scesi dall’aereo e sono usciti dal terminal di Venezia senza che nessuno li fermasse. Lo raccontano i coniugi di Castel d’Azzano, Eligio Robbi e Rosanna Bertucco, che erano andati in Cina su invito del fratello di lei che vive e lavora là da 15 anni e non ha intenzione di rientrare in Italia. «Lì dov’è si sente al sicuro, viste le misure di prevenzione in atto», raccontano Eligio e Rosanna «Abbiamo deciso di accettare l’ennesimo invito che ci faceva mio cognato perché si trattava di un modo per festeggiare il nostro quaranticinquesimo anniversario di matrimonio, e i 70 anni che compirò a giugno, ma mai avremmo immaginato di trovarci a vivere una situazione come questa», racconta Robbi. «Siamo arrivati a metà gennaio a Guangzhou, città da noi conosciuta come Canton che si trova a più di 1.000 chilometri dall’epicentro del contagio, Wuhan», continua. «I primi giorni che eravamo lì non c’erano particolari accorgimenti da rispettare, ci dicevano solo che era meglio usare le mascherine, e in alcune zone vicine a quella in cui alloggiavamo del Coronavirus nemmeno si parlava». Questa situazione è però poi mutata radicalmente. A Guangzhou, come nelle altre città in cui i due sono stati, come Guizhou, sono scattate misure di controllo stringenti, anche a fronte di casi di contagio. «Sono state sospese le manifestazioni popolari e sono stati chiusi i luoghi più affollati; persino per usare l’autostrada, andare al bar o entrare nei negozi dovevi sottoporti a controlli della temperatura corporea». Quando venerdì sono andati in aeroporto a Guangzhou per tornare a casa, ai coniugi è stata misurata la febbre ben quattro volte. «Il nostro viaggio prevedeva poi uno scalo a Doha, in Qatar, dove siamo stati controllati con telecamere termiche prima di poter salire sull’aereo che aveva come destinazione Venezia», continuano i casteldazzanesi. I quali, però, al Marco Polo non sono stati oggetto di nessuna attenzione particolare. Se i voli diretti Italia-Cina sono stati fermati per prevenire la diffusione del contagio, stando al racconto della coppia non ci sono controlli a chi arriva in Italia dal Paese asiatico, ma dopo aver cambiato aereo in uno Stato terzo, nonostante il coronavirus abbia un periodo di incubazione di due settimane. Per i coniugi Robbi l’unica forma di prevenzione applicata nel nostro Paese è stata quella della buona volontà: il sindaco del loro paese, Antonello Panuccio, avendo saputo del loro arrivo, li ha chiamati per sapere se stavano bene e ha loro mandato il vademecum ministeriale per le persone in rientro dalla Cina. La coppia, inoltre, ha chiamato il centro specializzato dell’ospedale di Negrar per chiedere cosa dovevano fare. «Ci hanno detto che se non abbiamo febbre o mal di gola possiamo stare tranquilli», racconta Robbi. «Per fortuna stiamo bene, ma abbiamo deciso di non uscire in questo fine settimana, per evitare qualsiasi problema, in attesa delle indicazioni delle autorità». • LU.FI.

LU.FI.

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