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Contro le avversità del clima
si moltiplicano le assicurazioni

Periti assicuratori al corso di aggiornamento allo Stefani Bentegodi FOTO PECORA
Periti assicuratori al corso di aggiornamento allo Stefani Bentegodi FOTO PECORA
Periti assicuratori al corso di aggiornamento allo Stefani Bentegodi FOTO PECORA
Periti assicuratori al corso di aggiornamento allo Stefani Bentegodi FOTO PECORA

La professionalità di chi per mestiere valuta i danni che vengono causati dalle condizioni metereologiche avverse alle colture agricole è al centro di una due giorni di studio che è iniziata ieri all’istituto agrario Stefani-Bentegodi di Buttapietra.

Qui, infatti, si sono dati appuntamento 122 periti estimatori provenienti da diverse regioni italiane (Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Emilia Romagna e Marche), per approfondire sia le nozioni tecniche che le novità legate ad un’attività che negli ultimi anni sta vivendo un’evoluzione sempre più rilevante.

«Quello che si sta svolgendo a Buttapietra», spiega il responsabile tecnico dell’iniziativa, Diego Zanin, «è uno dei corsi nazionali riservati ai periti, che vengono periodicamente dedicati a particolari aspetti di questa professione».

Allo Stefani-Bentegodi, infatti, ci si sta occupando in particolare della rilevazione dei danni che possono subire le colture della soia e dei cereali. Un argomento che viene approfondito a Buttapietra, dove a curare gli aspetti logistici dell’iniziativa è il professor Matteo Ducange, per i periti che operano nell’intero Nord Italia.

Questi professionisti per poter stimare i danni devono essere iscritti ad un apposito registro, al quale possono accedere solo coloro i quali sono in possesso di laurea in agronomia, oppure sono periti agrari o geometri.

Come si diceva, la caratteristica che maggiormente spicca anche dagli incontri che si stanno susseguendo nell’istituto di istruzione superiore di Buttapietra, è quella legata ai cambiamenti che sta subendo questo settore.

«Fino agli anni duemila», spiega Zanin, «l’unico tipo di assicurazione che veniva stipulata per quanto riguarda le colture era quella contro la grandine».

«Poi», continua, «in seguito al mutare del clima, sono cambiate le regole; adesso, infatti, gli agricoltori per poter accedere ai contributi pubblici previsti per queste assicurazioni devono stipulare polizze che coprano almeno tre tipi diversi tipi di avversità atmosferiche».

D’altro canto, le situazioni climatiche contro i cui effetti ci si può assicurare sono diventate nel frattempo ben nove: si va dalla grandine al vento forte, all’eccesso di pioggia, al gelo, alla siccità, al vento caldo, allo sbalzo termico, all’alluvione, all’eccesso di neve.

Per questo, oltre a seguire lezioni dedicate alle colture ed alle loro caratteristiche e ad approfondimenti riservati a polizze sperimentali, nel corso dello Stefani-Bentegodi viene dato ampio spazio alle tecnologie che devono essere utilizzate per realizzare perizie sempre più realistiche e precise.

«Se i danni della grandine, ad esempio, si vedono facilmente, quelli provocati da altre avversità atmosferiche sono più difficili da identificare», spiega Zanin. Ora le regole prevedono che i risarcimenti possano avvenire solo se, giusto per fare qualche esempio, la misura dell’acqua piovuta, del vento o della temperatura supera limiti predeterminati. Per questo un ampio spazio del seminario è stato dedicato all’uso delle nuove tecnologie connesse all’uso di centraline e satelliti meteo.

Luca Fiorin

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