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Code fuori all’ambulatorio medico

Il cartello sulla porta che invita a entrare uno alla voltaLa coda all’ambulatorio medico del quartiere Madonna del Popolo FOTO PECORA
Il cartello sulla porta che invita a entrare uno alla voltaLa coda all’ambulatorio medico del quartiere Madonna del Popolo FOTO PECORA
Il cartello sulla porta che invita a entrare uno alla voltaLa coda all’ambulatorio medico del quartiere Madonna del Popolo FOTO PECORA
Il cartello sulla porta che invita a entrare uno alla voltaLa coda all’ambulatorio medico del quartiere Madonna del Popolo FOTO PECORA

Scatta l’allarme ambulatori medici a Villafranca. L’altra faccia dell’emergenza coronavirus, infatti, è l’attesa fuori dai locali pubblici o molto affollati. Gli assembramenti si stanno evitando da tempo, ma l’impossibilità di aspettare il proprio turno insieme ad altre persone nei luoghi chiusi diventa, ora, un problema da risolvere il prima possibile. Una soluzione si dovrà trovare anche agli ambulatori di Madonna del Popolo, sempre molto frequentati perché raggruppano quattro medici ognuno con i rispettivi pazienti. Qui, infatti, la sala d’attesa altro non è che il portico e la piazza. Per ragioni di sicurezza non si può attendere, com’era stato fino al periodo precovid, nella sala allestita apposta: il medico si affaccia e chiama per cognome il paziente che solo in quel momento può entrare. Prima, però, si deve stare all’esterno e se durante l’estate il porticato dava riparo dal sole (ma non dal caldo) adesso, con l’arrivo della stagione più fredda, il problema diventa urgente, tanto che già l’altro giorno una signora anziana, che stava aspettando il proprio turno, ha scelto di ritornare a casa affaticata. Anche ieri mattina una decina di persone, ordinatamente in fila e sempre con le mascherine addosso, attendevano di essere chiamate. Il disagio riguarda più che altro chi deve recarsi in segreteria: qui, infatti, non c’è appuntamento che tenga e l’unico ordine da seguire è quello di chi arriva prima. Per questo i pazienti non possono programmare l’accesso. Si arriva e solo quando si è sul posto si può capire quanto durerà l’attesa. Alternative non ce ne sono. È diverso invece per chi deve essere visitato dal proprio medico. In questo caso tutti i pazienti hanno precedentemente fissato un appuntamento proprio per evitare affollamenti e attese ingestibili. Capita però che fra un paziente e l’altro (se si arriva pochi minuti prima dell’orario fissato) possa passare anche un quarto d’ora, venti minuti. E sempre rigorosamente fuori. Le soluzioni ci sarebbero, spiegava ieri chi era in coda. Per chi fa la fila, ed è questo il motivo delle lamentele, non è stata sistemata nessuna panchina, nessuna sedia. Si sta in piedi anche per non perdere il proprio posto. «Basterebbe mettere una struttura mobile qua davanti, magari riscaldata», diceva un signore ieri. «So che non dipende dai medici, però cosa faremo quando ci sarà freddo? O tanto vento?», si chiedeva. La stessa situazione si è verificata anche alle due sedi delle poste della città. In via Napoleone III la tettoia della struttura durante i mesi più caldi ha dato conforto a chi aspettava di entrare, ma le code che si formavano costringevano i clienti a rimanere lungo i marciapiedi per tanto tempo senza alternativa. E quando la fila era particolarmente lunga capitava di stare per molto sotto il sole cocente di luglio e agosto. Diversa, invece, la situazione alla piccola sede staccata di via Angelo Messedaglia dove sul marciapiede è stata montato un gazebo e sistemate delle panchine di ferro. «Quella sarebbe un’ottima soluzione», diceva ieri un altro signore, «ma bisogna vedere per quanto rimangono lì prima che qualcuno si diverta a portarle via». Tenuto conto poi che adesso bisogna anche combattere contro il freddo dell’inverno. Serve quindi una struttura mobile e delle sedute per ovviare il disagio, ma deve essere fatto il prima possibile. «È assurdo. Non possiamo ammalarci per andare dal dottore», ha detto una signora mentre accompagnava la madre anziana dal medico. •

Nicolò Vincenzi

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