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Chiesa meta di vandali, parroco infuriato

I vetri della chiesa danneggiati dai vandali FOTO PECORAI tre 6, simbolo del diavolo, disegnati su una porticina
I vetri della chiesa danneggiati dai vandali FOTO PECORAI tre 6, simbolo del diavolo, disegnati su una porticina
I vetri della chiesa danneggiati dai vandali FOTO PECORAI tre 6, simbolo del diavolo, disegnati su una porticina
I vetri della chiesa danneggiati dai vandali FOTO PECORAI tre 6, simbolo del diavolo, disegnati su una porticina

Se è la chiesa, come edificio, ad essere presa di mira fa ancora più rumore. E quella di Povegliano, ormai da tempo, è spesso bersaglio di atti vandalici, soprattutto nell’ultimo periodo. Don Daniele Soardo, parroco di Povegliano, non ne può più. Lo ha detto in chiesa ai fedeli e lo ha scritto sul giornalino della parrocchia, La sorgente. Ha elencato tutti gli episodi e la lista è lunga. Dai muri sporcati con le impronte delle scarpe (muri dipinti solo quattro anni fa per celebrare il 50esimo anniversario dalla realizzazione della chiesa) a cartacce, lattine, mozziconi di sigarette, fette di pizza lasciate sulla scalinata della chiesa, sotto il colonnato e nel cortile. Ma c’è di più. E sono segni che restano, indelebili. I primi sono scritte, fatte mesi fa, sulla porta d’ingresso sul retro del campanile. Quella più nascosta, proprio a ridosso della chiesa. Qui, mani ignote con una bomboletta spray arancione hanno disegnato simbologie blasfeme e scritto il numero 6. Cifra che se ripetuta per tre volte viene ricollegata al demonio. Sono ancora lì perché costa toglierle e perché è difficile farle sparire. Per questo è stata messa anche una grata che impedisce di avvicinarsi alla porta e che però chiude il secondo ingresso del campanile, lasciando come unico accesso quello fronte municipio, sicuramente più esposto al passaggio di auto e persone e quindi più protetto. C’è poi la questione telecamere. Il raggio di quelle già presenti nel centro di Povegliano, infatti, non copre quell’area nascosta sul fianco della chiesa. Diventa perciò difficile cogliere sul fatto gli autori del gesto. Proseguendo nell’elenco, è finita nel mirino anche una delle porte d’ingresso della chiesa: quella, ancora una volta, lato campanile. A questa, si vede nella foto pubblicata su La Sorgente in prima pagina, è stato dato fuoco e la cicatrice del gesto resta: una grossa bruciatura nera nel mezzo delle due grandi porte di legno. Anche quella di vetro, a poca distanza dalla rampa d'accesso laterale dell'edificio, ha subito danni. Ci sono ancora crepe dovute probabilmente a pallonate. Infine, la denuncia pubblica si rivolge anche verso chi fa pipì negli angoli all'esterno della chiesa. Troppo per resistere ancora senza dire niente. A pagina 4 del giornalino, dove ci sono le foto che documentano i fatti, c’è anche un virgolettato in cui si spiega che più volte è stato fatto presente ai ragazzi di rispettare quel luogo. Ma la risposta che viene data, ovviamente, è sempre uguale: non sono loro gli autori di quanto accaduto. «Eppure», si legge, «quelli che si fermano lì sono sempre gli stessi». «È uno schifo dover pulire ogni settimana lo sporco lasciato dovunque», scrive più avanti il don che poi aggiunge: «Si pretende che i luoghi della chiesa siano aperti a tutti e che si porti pazienza. Ma fino a che punto? A quali condizioni?». «Quali azioni mettere in atto per modificare comportamenti errati e cattive abitudini?», si chiede. E lancia un appello alla comunità: «Chi ha proposte, si faccia avanti». L’unica alternativa, però, sembra essere solamente quella di implementare il numero di telecamere su quel lato della piazza. Solo qualche mese fa invece, era l’inizio di giugno, i residenti di piazza Bonfante, dietro le scuole elementari, si erano lamentati perché il capitello votivo nel parco era stato imbrattato. Era servita in quell’occasione la mano dei soliti volontari che, armati di candeggina, avevano ripulito il muro. •

Nicolò Vincenzi

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