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Cani maltrattati Allevatori a processo con la veterinaria

Nel 2013 Valter Munari ottenne il contributo di natura agevolata per 179mila euro dall’Avepa, l’agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura, perchè aveva dichiarato che l’azienda, ovvero l’allevamento «Amico cane» di Isola della Scala, era in possesso dei certificati di agibilità. Una circostanza che la Procura gli ha contestato così come ha contestato a Matteo e Valter Munari (i titolari) oltre che alla dottoressa Daniela Monzini, medico veterinario, il maltrattamento di animali e l’averli detenuti in condizioni incompatibili con la loro natura. Ieri davanti al gup Luciano Gorra non si sono avvalsi di riti alternativi e affronteranno il processo che inizierà in settembre davanti al giudice Rita Caccamo. Tutto iniziò con una denuncia, nel 2015, che segnalava gravi anomalie nella struttura che ospitava oltre 300 cani di varie razze e una trentina di animali da cortile. Border Collie, Collie, Maltesi, Barboncini, Carlini, Chihuahua, Yorkshire, Bassotti, Pinscher, Shih-Tzu, Spitz, Wippet e Jack Russel erano distribuiti in quattro capannoni, tre dei quali ristrutturati grazie al denaro erogato dall’Avepa, ma in condizioni igieniche degradate. Il corpo forestale dello Stato segnalò infatti che i cani erano tenuti in piccoli recinti, sottodimensionati per i numero di animali che accoglievano, non esistevano divisori in modo da consentire l’isolamento e il riposo degli esemplari, perlopiù fattrici che venivano sistematicamente coperte, indipendentemente dall’età e dalle patologie, al solo scopo di farle figliare per poi vendere i cuccioli. I recinti erano sporchi, non avevano uno spazio che consentisse ai cani di muoversi liberamente, il fondo era formato da strisce di carta di giornale intrise di escrementi, con ciotole di acqua sudicia e i capannoni non erano dotati di un sistema di ventilazione idoneo a consentire il ricambio dell’aria. Gli operanti rilevarono animali sofferenti, costretti a vivere nella sporcizia, condizione questa che oltre a provocare stress cronici rappresentava la causa di dermatiti, lesioni cutanee ed oculari. Molti cani erano affetti da parassiti e soffrivano di diarrea «patologie in ordine alle quali», recita l’imputazione, «nessuna cura e nessun accorgimento igienico-sanitario era intrapreso». A processo. •

F.M.

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