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Cani e gatti maltrattati e rogo Il veterinario: «Spazi ridotti»

La casa alla Palazzina «non era uno spazio sufficiente per ospitare i trentuno cani: 130 metri quadri non sono sufficienti». Alla fine della sua deposizione, il veterinario Paolo Dolci, seppur con qualche tentennamento, ha confermato che l’ambiente di Palazzina di Sona dov’erano ospitati anche nove gatti e un canarino presentava non poche lacune. L’ha fatto ieri in aula durante il processo a carico di Isabella Flores, 59 anni, accusata oltre che di maltrattamenti di animali, arrivando a cagionare la morte anche di «Paperotta» anche di aver incendiato lo stabile di Palazzina di Sona dove aveva ospitato gli animali. Lo avrebbe fatto, sostiene l’accusa, per cancellare ogni traccia dei maltrattamenti di animali. I fatti si sarebbero verificati tra il 2016 e il 2017. La Flores, inoltre, insieme a Roberto Biasotti, 60 anni, è accusata anche di diffamazione nei confronti di due animaliste dell’associazione dell’Ugda, il Comitato ufficio garante degli animali. Proprio ieri le due vittime della presunta diffamazione hanno deposto in aula davanti al giudice Francesca Cavazza, al pm Federica Ormanni, ai difensori Massimo Dal Ben e Cedrik Pasetti di Mantova e gli avvocati di parte civile tra le quali la Lega antivisezione con Emanuela Pasetto e Legambiente con Giulia Sofia Aldegheri. L’inchiesta subì una svolta il 16 dicembre 2017 quando la Forestale e la polizia locale di Sona si recarono nella casa alla Palazzina per procedere al sequestro dei 31 cani e nove gatti, relegati nello stabile di proprietà di imprenditori vitivinicoli della zona. «Quel giorno» ha esordito il veterinario dell’Ulss «ho trovato i cani sparsi per tutta la casa oltre che fuori nella recinzione. Ho visto anche nove gatti nel bagno». La situazione della casa non era delle più felici: : «C’erano feci, immondizia», ha continuato il legale, «con residui del mangime dei cani e un odore nauseante e forte, provocato dalle deiezioni e dagli avanzi delle ciotole sporche, sparse un po’ ovunque». È stato subito esaminato lo stato di salute dei cani ma ha precisato il veterinario, «si è trattato di una valutazione sommaria». E in base a quel primo test, ha proseguito «abbiamo trovato sette cani con problemi». Tutti gli altri, invece, «erano in uno stato di salute discreto». I sette animali «presentavano criticità: tra loro quattro avevano problemi di deambulazione che potevano essere di vecchia data, uno aveva una dermatite e un altro la congiuntivite». A parere del medico, è difficile, però, stabilire se queste malattie sono state originate dalla permanenza degli animali nella casa di Palazzina di Sona. «Sono valutazioni complicate», ha dichiarato il medico in aula, «bisogna constatare da quanto tempo la signora gestiva i cani. Poi so che successivamente al canile di Verona hanno fatto ulteriori accertamenti sui cani». Al termine dell’udienza di ieri, ha deposto anche Lorenza Zanaboni della Lav in qualità anche di custode giudiziale dei 31 cani, nominata dalla procura il 19 gennaio 2019. «Ho dato un aiuto a trovare una casa a questi animali perchè il sindaco di Sona non aveva i soldi per mantenerli» ha spiegato ieri al termine dell’udienza. In aula, la Zanaboni ha spiegato che i cani giovani erano piuttosto in salute mentre gli altri, i più anziani, avevano bisogno di cure perchè erano stati abbandonati a loro stessi. Ora, però, «sono rifioriti grazie alle cure ricevute dopo la loro permanenza a Sona» ha concluso la presidente della Lav. •.

Giampaolo Chavan

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