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Valeggio

«Ho cambiato sette medici in tre anni: un disagio che colpisce i più fragili»

Scenario difficile per la carenza di dottori di base e intanto altri 1.500 pazienti restano senza medico
Veronica Messetti, referente della medicina integrata di Valeggio
Veronica Messetti, referente della medicina integrata di Valeggio
Veronica Messetti, referente della medicina integrata di Valeggio
Veronica Messetti, referente della medicina integrata di Valeggio

Sono 1500 i pazienti che da oggi non avranno più come medico di medicina generale il dottor Zilo Lenian e dovranno cercarsi qualcuno al di fuori di Valeggio. Sono infatti arrivate da alcuni giorni le lettere dell’Ulss 9 che invitano i pazienti di Lenian a trovarsi un altro medico. È quindi cominciata l’affannosa ricerca di qualcuno che non abbia il numero zero alla voce «disponibilità assistiti illimitati», ma nessuno degli altri otto medici valeggiani ha posti disponibili.

 

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Una parziale soluzione arriverà da una nuova incaricata che però, frequentando ancora la specializzazione, avrà solo una disponibilità limitata a mille persone. Sale così il timore di chi ha patologie croniche e necessita di un punto di riferimento stabile di non rientrare nei mille assistiti in loco. Una situazione che assume contorni ancora più gravi se la persona interessata non ha la disponibilità di un mezzo di trasporto per raggiungere i paesi vicini o non ha qualcuno che possa accompagnarlo.

 

Il problema dei collegamenti

Diventa quindi problematico per queste categorie di persone seguire le indicazioni che Paolo Barbieri, funzionario dell’Ulss 9, ha fornito domenica 29 gennaio sul nostro giornale. «Lavoreremo», aveva affermato Barbieri, «per spostare gli altri 500 assistiti verso i medici di Castelnuovo e Peschiera perché là ci sono professionisti con ampia disponibilità». Purtroppo non vi sono collegamenti di autobus per Castelnuovo e quelli con Peschiera sono affidati solamente all’Apam di Mantova che transita nel mantovano lasciando fuori Salionze, la frazione più grande di Valeggio.

A fotografare la situazione è Ivo Faccioli, classe 1975, che da quando è andato in pensione ad agosto 2019 il medico Marco Mazzi, ne ha cambiati sette. «Confesso di non averne mai avuto bisogno in questi anni», sottolinea Faccioli, «e quindi farò il cambio con calma, ma mi chiedo quanto disagio possa creare questo vorticoso avvicendarsi a chi ha bisogno di essere seguito costantemente o a un anziano. Le persone maggiormente toccate da questa situazione sono quelle più fragili che in questi ultimi anni hanno sofferto di più e che bisognerebbe tutelare. Non serve puntare il dito, ma urge una soluzione seria».

 

«Tempi grami per la medicina territoriale»

Giuseppe Marchi, sindacalista in pensione e sociologo, sottoscrive il monito lanciato dal presidente Mattarella negli auguri per il 2023 perché si rafforzi il Servizio sanitario nazionale come «presidio insostituibile del paese». «Purtroppo i segnali che arrivano a livello locale e nazionale», rimarca Marchi, che da più di un anno ha un medico stabile, «dalle liste d’attesa ai finanziamenti ridotti alla sanità, fanno pensare che i tempi grami per la medicina territoriale continueranno. Il rischio è di una sanità a due velocita: rapida quella per chi può pagare, lenta e farraginosa per gli altri. Un passo indietro che ci avvicina più all’epoca delle vecchie mutue (pre-riforma del 1978) suddivise per censo e per reddito».

La soluzione della crisi di medici secondo Veronica Messetti, referente della medicina integrata di Valeggio, non può però venire dall’aumento del massimale a 1.800 assistiti, né dal ricorso ai medici neolaureati. «Aumentare il numero degli assistiti rischierebbe di far andare in burn out (di bruciare) i medici rimasti», sostiene la coordinatrice, «mentre i neolaureati, pur essendo un aiuto prezioso, si dirigono poi verso le varie specialità. Per garantire una continuità bisogna puntare soprattutto sui medici che possono ottenere la convenzione, quindi soprattutto su coloro che si diplomano alla Scuola di medicina generale che sono meno di quanto necessiterebbe (anche per borse di studio più basse, ndr)».

Poi Messetti si sofferma anche sulle difficoltà che alcuni pazienti segnalano nel contattare i medici. «L’indicazione di chiamare tra le 8 e le 9», sottolinea, «è per le questioni più urgenti. Qualora non si riuscisse a raggiungere il medico in quella fascia oraria basta contattare la segreteria, aperta dalle 8 alle 20 e solitamente si viene ricontattati in giornata. Se si tratta invece di qualcosa di meno urgente conviene telefonare in segreteria in orari diversi, come il pomeriggio, per trovare immediata risposta».

Alessandro Foroni

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