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Caffè dai suoi amici al bar Poi schianto sulla motrice

La colazione al bar, come spesso accadeva, prima di iniziare una nuova giornata di lavoro. Era cominciato così il sabato mattina di Andrea Dolci, l’uomo che ha perso la vita andando a schiantarsi, probabilmente a causa di un malore, contro un pilastro della pizzeria Mamò, a Tarmassia, mentre era alla guida del suo camion. «Si è fermato qui sul presto, intorno alle 7,30», racconta Deborah Vaiente titolare del bar a pochissimi metri da dove l’altro giorno si è consumata la tragedia. A servire i caffè per i più mattinieri, sabato, c’era però la mamma di Deborah. «In questi giorni sta lavorando appena fuori Tarmassia e prima di andare si è fermato da noi», racconta. Dolci era già operativo di buon mattino per portare avanti i cantieri della Eco Frant srl, la ditta di scavi e movimento terra che ha con il figlio Maicol. «Era un gran lavoratore, su questo non c’è dubbio», si sente dire da chi lo conosceva bene. «Aveva iniziato a lavorare da giovanissimo, prima con il fratello Fabrizio e poi in proprio. Ma non hanno mai litigato, anzi, avevano un rapporto splendido. Quella di Andrea e Fabrizio è tutta una famiglia splendida e i due fratelli erano molto uniti», continua la barista, sottolineando un rapporto mai in crisi. Proprio Fabrizio, saputo dell’incidente mortale avvenuto intorno alle 11, è stato tra i primi a precipitarsi in via 25 Aprile. Lui ha fatto la spola fra vigili del fuoco e poliziotti, intenti a fare i rilievi del caso, e i suoi familiari. «Dolci passava dal bar spessissimo prima o dopo il lavoro», continua Vaiente, «e quando entrava si sentiva la sua presenza. Portava il buonumore, aveva sempre la battuta pronta». E ancora: «Non credo di averlo mai visto arrabbiato». «Adorava i suoi nipotini, i figli di Maicol», prosegue. Il legame con la sua famiglia, poi, lo si nota in quella volontà, riportata a più voci, di far entrare proprio il figlio Maicol in società: una soddisfazione per chi ha dedicato una vita fra escavatori e mezzi pesanti. «Com’era? Direi una persona brillante. E anche ironica», ricorda Vaiente. Da sempre residente a Caselle, piccola frazione isolana, dove vive anche il fratello, era conosciuto anche perché la famiglia Dolci, aggiunge ancora la titolare del bar, spesso si dà da fare con le iniziative. «Ha sempre lavorato, si è sempre dato da fare per la sua famiglia e per la sua azienda», aggiunge un altro conoscente. «Partecipava alla vita di comunità e lo si vedeva alle feste del paese. Era una persona allegra, buona e con un forte senso dell’amicizia», aggiunge. E poi, tornando sulla sua attività, dice: «Ci teneva che ci fosse una continuità, sperava di proseguire con il figlio in azienda». Sarà lui, Maicol, adesso a portar avanti la tradizione e gli insegnamenti del padre. Lui che sabato è salito sul mezzo del papà e si è messo alla guida per spostarlo lontano da quel pilastro maledetto.

N.V.

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