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Auto in fiamme, accusati i ragazzini

Una delle inquietanti scritte contro il sindacoI veicoli bruciati nel piazzale a Castel d’Azzano
Una delle inquietanti scritte contro il sindacoI veicoli bruciati nel piazzale a Castel d’Azzano
Una delle inquietanti scritte contro il sindacoI veicoli bruciati nel piazzale a Castel d’Azzano
Una delle inquietanti scritte contro il sindacoI veicoli bruciati nel piazzale a Castel d’Azzano

Fu l’autunno nero di Castel d’Azzano. In un solo mese, tre mezzi bruciati, minacce scritte sui muri contro il sindaco Antonello Panuccio, un piccone conficcato nel parabrezza di un’auto, un furto in un negozio nel centro del paese. Per queste vicende, quattro persone che all’epoca, tra ottobre e dicembre 2015 erano minorenni, affrontano stamattina l’udienza preliminare a Venezia, davanti al giudice Valeria Zancan. Avevano tra i sedici e i diciotto anni non ancora compiuti. Il pubblico ministero Monica Mazza le accusa di incendi dolosi, danneggiamenti, furto e minacce, reati compiuti assieme a un quinto personaggio che nel 2015 era maggiorenne. Risale al 25 e il 26 ottobre di quell’anno la prima notte di scorribande che turbarono gli abitanti. C’era una macchina parcheggiata in strada. Un gruppetto di tre imputati assieme al maggiorenne la prese, andò in giro e poi la riportò dov’era. Ma, quando scese dall’abitacolo, appiccò il fuoco al mezzo che nel giro di pochissimo divenne una carcassa fumante. Cinque sere dopo, nuova uscita in stile gang di teppisti. Ancora tre i minori protagonisti, sempre assieme al più grande, che sono accusati di essere andati davanti a una vetrina laterale di un negozio di oggettistica nel centro del paese. Dopo averla sfondata, fecero irruzione nel locale e portarono via merce per un valore di 2.500 euro. I due fatti in un paese sostanzialmente tranquillo come Castel d’Azzano provocarono lo sconcerto. Da chi era composta la misteriosa banda che spadroneggiava di notte nelle strade? Passarono poco meno di tre settimane e, il 19 novembre 2015, i quattro erano di nuovo in giro per fare danni, secondo l’accusa. A loro s’era aggiunto un altro minorenne. C’era un’auto parcheggiata e così il gruppetto pensò di lasciare un ricordo del proprio passaggio: con un piccone fu mandato in frantumi il parabrezza. Le indagini erano ormai a buon punto. Venivano controllati i filmati delle telecamere per scoprire quali fossero i componenti della gang. E parallelamente alla ricerca dei responsabili delle prime azioni, avvenne l’attentato più eclatante. Nella notte dell’11 dicembre 2015, i tre minorenni più il loro amico maggiorenne arrivarono nel piazzale in cui erano parcheggiate una Fiat Bravo e un Doblò della polizia locale intercomunale, del comando che garantisce la sicurezza anche a Mozzecane, Nogarole Rocca, Vigasio e Buttapietra. Il fuoco fu appiccato al furgone della municipale che in pochi minuti fu avvolto dalle fiamme. Il rogo si propagò alla Fiat lì accanto, distruggendola. Pure la Stilo dei servizi sociali non fu risparmiata dalla furia. Secondo il magistrato che ha condotto l’inchiesta, il gruppo spezzò l’antenna, uno dei due specchietti laterali, il destro, e le spazzole tergicristallo. Al mattino, quando ormai nel piazzale c’erano soltanto lamiere annerite dal fumo e la macchina dei servizi sociali bersagliata, il sindaco Panuccio parlò di grave atto intimidatorio, ma che nessuno avrebbe mai fermato la ricerca della verità e, soprattutto, dei responsabili. Evidentemente le sue parole provocarono ulteriore disagio in uno dei protagonisti di questa storia. La notte del 18 dicembre, sette giorni dopo l’incendio delle auto della polizia locale, uno dei ragazzini uscì da casa. Aveva con sé una bomboletta di vernice nera spray, di quelle usate dagli artisti di strada per dipingere i muri. S’avvicinò alla facciata del municipio e iniziò a scrivere frasi minacciose: «Sbirri infami», «Mafia», «Sempre più forti, ovunque spietati come non mai», oltre a indicare Panuccio come prossimo bersaglio. Fu l’ultima azione di quello sciagurato autunno. Poi, il silenzio. Evidentemente le indagini avevano portato alle identità dei ragazzi. «Il Comune non lascia perdere, sarebbe diseducativo», spiega oggi il sindaco Panuccio che ha firmato l’incarico di costituzione di parte civile all’avvocato Nicola Tezza. «La giustizia a volte può essere lenta, ma alla fine arriva e ciascuno deve capire quali sono le proprie responsabilità se commette azioni simili», conclude. Sul versante delle difese, ci sono imputati che si proclamano innocenti. Sono assistiti dagli avvocati Marco Pezzotti, Davide Sentieri, Claudio Fiorini e Federica Severino, tutti del foro di Verona. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luigi Grimaldi

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