<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
CASTEL D'AZZANO

Auto della polizia locale incendiate. I quattro ragazzi prosciolti dal giudice

Tutti prosciolti. S’è chiusa con questo verdetto ieri mattina a Venezia l’udienza preliminare per i quattro ragazzi accusati di danneggiamenti vari, di aver incendiato due auto della polizia locale di Castel d’Azzano e di aver scritto minacce sui muri contro il sindaco Antonello Panuccio, fatti avvenuti nell’autunno 2015, quando erano minorenni.

 

Il buco giuridico che ha portato il giudice Valeria Zancan ad emettere il provvedimento per scagionare gli imputati per non aver commesso il fatto è contenuto in un verbale dei carabinieri. È il 9 gennaio 2016, poco meno di un mese dopo l’ultimo episodio, cioè le scritte contro il sindaco sui muri del municipio. I carabinieri fanno entrare un ragazzino assieme alla madre. Iniziano a fare domande, ma non verbalizzano e registrano soltanto la conversazione. Il ragazzo è agitato, ha paura di ritorsioni. Gli investigatori evitano così di acquisire un interrogatorio formale e lo ascoltano come un confidente, pertanto possono non riportare su carta il suo nome e cognome. Il minorenne racconta di conoscere i personaggi che i carabinieri gli indicano come sospettati.

 

Dice di sapere alcuni dettagli dei vandalismi, oppure del furto al negozio di oggettistica in centro, dove una sera era stata frantumata la vetrina ed erano stati portati via prodotti per un valore di 2.500 euro. Ma a una risposta affermativa, ne segue una dubitativa, poi addirittura spuntano ritrattazioni con la frase «non so». Infine, il minorenne inciampa sul colore delle scritte contro il sindaco e parla di una bomboletta di vernice azzurra, quando invece le minacce erano state lasciate a caratteri cubitali in nero. I carabinieri intervengono, correggono, lui si adegua, ma, dal punto di vista giudiziario, quella conversazione registrata è destinata già da quel momento a diventare uno strumento utilissimo nelle mani degli avvocati difensori dei quattro imputati.

 

Cosa che è accaduta ieri. I legali Marco Pezzotti, Davide Sentieri, Claudio Fiorini e Federica Severino hanno insistito in udienza sulla inconsistenza di quell’atto d’accusa, rimasto nel fascicolo sotto forma di annotazione di servizio. Un appunto, insomma, anche se con l’audio registrato, un elemento che per diventare una prova per mandare a giudizio i ragazzi avrebbe dovuto essere sostenuto da controlli o altri indizi mai finiti nel fascicolo dell’inchiesta. Rimaste nei cassetti per sei anni, le carte rispolverate ieri mattina non hanno prodotto l’effetto sperato per l’accusa che aveva chiesto di processare gli imputati. E, forse, neanche per il Comune di Castel d’Azzano che aveva incaricato l’avvocato di Nicola Tezza di costituirsi parte civile per i danni subiti dalle scorribande serali della banda.

 

A questo punto, chi sono i responsabili di quelle devastazioni, dell’incenerimento delle due auto dei vigili e una di un privato cittadino, del furto nel negozio e delle minacce sui muri? Per la legge non sono quei quattro ragazzini che nel 2015 avevano tra i 16 e i 18 anni non ancora compiuti. Per la storia del paese, invece, l’autunno di paura di cinque anni e due mesi fa resterà come ferita per cui nessuno pagherà il conto con la giustizia. Per rendere l’idea di come una possibile testimonianza possa diventare un elemento a favore della difesa, basta leggere un pezzo della conversazione nella caserma dei carabinieri, un breve passaggio che smonta l’attendibilità di un testimone.

 

Il ragazzino dice: «Li ho visti e ho sentito che parlavano di bruciare un’auto. Erano attorno alla macchina, hanno buttato l’ammoniaca e con l’accendino hanno dato fuoco». Il carabiniere allora gli chiede: «Hai visto proprio che hanno buttato questa ammoniaca e gli hanno dato fuoco?» Il ragazzo risponde «Sì». Ma la mamma lo corregge: «Era alcol». E allora il figlio, soltanto un secondo prima deciso sull’ammoniaca, ripete: «Era alcol, era alcol». 

 

Leggi anche
Auto dei vigili incendiate e minacce al sindaco: sotto accusa quattro minorenni

Luigi Grimaldi

Suggerimenti