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Alpini ammutinati, il capo si dimette

Il tricolore preparato dagli alpini di Povegliano alcuni anni faEvelino Fazion
Il tricolore preparato dagli alpini di Povegliano alcuni anni faEvelino Fazion
Il tricolore preparato dagli alpini di Povegliano alcuni anni faEvelino Fazion
Il tricolore preparato dagli alpini di Povegliano alcuni anni faEvelino Fazion

L’ultima è stata la settimana più lunga per gli alpini di Povegliano. L’epilogo, per alcuni già scritto, ma di sicuro non il più scontato, è arrivato solo lunedì mattina. Dopo l’ammutinamento di gran parte del suo direttivo, anche il capogruppo Evelino Fazion si è dimesso. Lascia la guida della sezione dopo esserne stato al vertice per quasi due anni. Le elezioni, infatti, si erano tenute alla baita di via Verdi nel gennaio del 2018. In quell’occasione Fazion aveva portato a casa 45 voti sui 70 scrutinati. Una maggioranza schiacciante e sufficiente per legittimarlo a capogruppo per i successivi tre anni (il mandato sarebbe scaduto nel 2021). Così non è stato. La lettera di dimissioni del direttivo in blocco è stata un colpo troppo forte da incassare. Proprio Fazion, pochi giorni dopo quella comunicazione, aveva spiegato di aver l’appoggio di Verona. Ma non è stato abbastanza per poter proseguire. Nemmeno l’annuncio di aver già trovato un nuovo direttivo, che potesse sostituire quello dei sette «ammutinati», non ha avuto luce: hanno vinto i dissidenti. Lunedì mattina, infatti, in Comune ha protocollato le sue dimissioni. Seguiranno così nuove elezioni e il prossimo capogruppo avrà il difficile compito di riunire, se possibile, le due anime in contrasto della baita. La scintilla che ha fatto scoppiare definitivamente l’incendio ha una data ben precisa. Era il 21 novembre quando i membri del direttivo, fra cui il cassiere, un consigliere, il vicecapogruppo, l’alfiere, il revisore e chi intratteneva i rapporti con l’amministrazione comunale e protezione civile, avevano deciso di mettere nero su bianco il loro malumore. Nella mail, spedita alla sezione alpini di Povegliano (e al suo capogruppo), alla sezione di Verona e al sindaco Lucio Buzzi, a chiare lettere i sette si erano scagliati contro Fazion. Toni duri, ma anche condivisi con altri iscritti come si legge nel documento, che hanno portato ad una scelta che appariva «a malincuore inevitabile». Frattura resa ancora più incolmabile dopo il testa contro testa tra le due parti. A nulla sarebbero infatti servite le riunioni antecedenti lo scontro. Nessun punto di equilibrio. Tanto che la parte dell’ex direttivo dimissionaria (solo due componenti sono rimasti fedeli fino alla fine a Fazion) aveva accusato addirittura il capogruppo di aver «logorato» lo spirito associativo. Anima profonda della decisione il comportamento troppo «autoritario» di chi era alla guida della sezione poveglianese. A quelle dimissioni seguono ora quelle del capogruppo. Proprio lui si era difeso nell’ultima riunione, alla luce della lettera degli ammutinati, e poi ribadite anche in seguito, spiegando le sue ragioni. Relazione che aveva puntato molto su uno degli aspetti per lui fondamentali: la trasparenza nella gestione della baita. Uno dei punti forti della sua campagna elettorale. Aria di dimissioni si respirava già la settimana scorsa, ma quelle ufficiali, protocollate in Comune, sono arrivate solamente qualche giorno fa. Poche righe, sempre agli stessi destinatari, con cui Fazion annuncia il suo passo indietro. Aggiungendo solo: «Ringrazio quanti hanno con me fattivamente collaborato anche in condizioni di difficili circostanze. Rimango fedele allo spirito alpino che mi ha sempre animato». Ora, per tutti, si apre una nuova stagione. •

Nicolò Vincenzi

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