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Accuse per il Consiglio a rischio contagio

Il prefetto di Verona Donato Cafagna in videoconferenza con i 98 sindaci sulla piattaforma di Google
Il prefetto di Verona Donato Cafagna in videoconferenza con i 98 sindaci sulla piattaforma di Google
Il prefetto di Verona Donato Cafagna in videoconferenza con i 98 sindaci sulla piattaforma di Google
Il prefetto di Verona Donato Cafagna in videoconferenza con i 98 sindaci sulla piattaforma di Google

Un consiglio comunale «arrischiato». Lo definisce così, tornando su quanto accaduto giovedì scorso, la consigliera comunale di minoranza Isabella Roveroni (Pd). L’assemblea consiliare, cui lei volutamente non ha partecipato, si era riunita giovedì, appunto. Ma proprio al suo scioglimento (era mancato il numero legale per cominciare) uno dei componenti aveva ricevuto la conferma che un suo familiare convivente era risultato positivo al covid 19 al secondo tampone. E così per lui era scattata l’immediata quarantena. Roveroni aveva criticato la decisione del sindaco Roberto Dall’Oca di voler per forza convocare il consiglio in piena emergenza coronavirus. E la critica tuttora, alla luce di quest’ultimo episodio: «In questa emergenza sanitaria i primi a rispettare le ordinanze devono essere i pubblici amministratori; sono vietati gli assembramenti di persone, quindi anche i consigli comunali per i quali si possono adottare modalità a distanza». Il decreto del presidente Giuseppe Conte, in verità, all’articolo 73, non vieta la convocazione dei consigli comunali, ma ne consente lo svolgimento in videoconferenza anche ai Comuni che nello Statuto non hanno inserito questa modalità. Non fa riferimento allo svolgimento tradizionale anche se il prefetto di Verona, Donato Cafagna, spiega che «l’obiettivo è favorire la modalità di collegamento on line e la non presenza fisica». Così fa lui stesso. Con i 98 sindaci, l’Ulss, l’Aoui, la Protezione civile e le forze dell’ordine ormai di prassi si confronta in video conferenza sulla piattaforma di Google con Meet. «Nessuna delibera nell’ordine del giorno era indifferibile e si possono tutte spostare in avanti», continua Roveroni. «Il sindaco cita quella del Regolamento della cittadinanza attiva: faccia una delibera di giunta per dare una copertura assicurativa provvisoria ai volontari. Poi menziona quella che prevede lo spostamento delle scadenze delle tasse comunali. La scadenza prossima è del 31 maggio. C’è tempo. E gli altri si possono rinviare di una decina di giorni e su questi sarebbe opportuno un confronto e una discussione in consiglio». L’assemblea consiliare era stata convocata il 13 marzo per il 19. Ma già allora diversi consiglieri avevano manifestato la volontà di non partecipare, visto il momento. Tanto che il 19 era mancata buona parte della maggioranza, tra cui il gruppo di Villafranca Domani, e la minoranza, eccetto Paolo Martari (Pd). L’AFFONDO «C’erano questioni importanti ma nessuna urgenza immediata», conclude Roveroni. «Inoltre il problema di salute del congiunto di un consigliere, avrebbe dovuto prima di tutto consigliare allo stesso di starsene a casa per evitare, in caso di conferma del contagio del suo famigliare, come poi è avvenuto, di mettere a rischio la salute degli altri colleghi. Ma soprattutto questo elemento dimostra la fondatezza delle preoccupazioni di ordine sanitario che rendevano arrischiata quella convocazione. Il sindaco ha forzato la mano, ha commesso un atto di imperio che ha acuito le crepe che già minavano la sua traballante maggioranza». A DIFESA del sindaco interviene invece il consigliere Adriano Cordioli (Insieme si può), presente in consiglio giovedì con tanto di mascherina, guanti e gel disinfettanti come tutti i colleghi seduti a denita distanza. «Per arrivare a quella convocazione c’è stato un lungo sondaggio tra consiglieri», spiega. «L’ultimo confronto è stato una settimana prima e Villafranca Domani era favorevole. Si è sfilata all’ultimo momento. Alcuni consiglieri fin da subito avevano detto che non venivano. Anche io ho casi di persone fragili in casa. Se chi è mancato avesse detto che non veniva, vista la situazione contingente, mi sarei battuto perché non si facesse il consiglio e non si esponesse al rischio nessuno. Ma tutti hanno concordato perché si tenesse un consiglio intelligente, essenziale e veloce». Cordioli, però, aveva proposto al sindaco di posticipare la seduta a dopo Pasqua, attendendo così tempi migliori. Ma il sindaco non ha voluto. «Ne ha fatto una questione di rispetto dei dipendenti, dei vigili e di tutti coloro che continuano a lavorare e per dare un segnale di conforto e di positività ai cittadini che l’amministrazione sta lavorando. Ha garantito anche l’assoluta sicurezza del luogo, sanificato con l’ozono». Quanto alla modalità in videoconferenza Cordioli conclude: «Le tecnologie che abbiamo non ce lo permettono. Non siamo riusciti a fare così neppure la riunione capigruppo». •

Maria Vittoria Adami

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