È strappo nella giunta Grison. Con ripercussioni anche in consiglio comunale. Gli assessori della civica «Comunità & Territorio», Fausto Rossignoli e Serena Momi, si sono dimessi dall’incarico che ricoprivano nell’esecutivo del Comune di Negrar di Valpolicella. Quando manca un anno alle amministrative del 2024. «Si è esaurito il rapporto di fiducia con il sindaco», affermano. Lo strappo «Un anno fa ci fu una grave crisi di maggioranza, originata dalla scarsa attenzione riservata a importanti temi proposti da Comunità & Territorio. Da allora le cose non sono migliorate, troppe pratiche sono state osteggiate e tante decisioni rimandate. Non ci resta che uscire». A rimanere scoperte, nella giunta composta dal sindaco Roberto Grison delle civica «Insieme per Negrar», dagli assessori Bruno Quintarelli e Franca Righetti della stessa lista e da Camilla Coeli di «Laboratorio Negrar», rimangono le deleghe a urbanistica, patrimonio, affari legali, polizia locale, sicurezza in capo finora a Rossignoli e quelle ad ambiente, ecologia e verde pubblico che erano di Momi. La replica «Non vedo proposte disattese bensì motivi o strategie personali alla base di tale decisione», commenta a caldo Grison. «L’impegno amministrativo c’è sempre stato e ritengo siano stati perseguiti quasi tutti gli impegni di mandato, tenendo conto della pandemia iniziata nel 2020 dopo appena otto mesi dall’insediamento e da cui siamo usciti da poco». Covid o no, progetti perseguiti o disattesi, Rossignoli e Momi hanno fatto le valigie. E, a questo punto, è prevedibile uno scossone pure nella maggioranza in consiglio comunale, dove militano i consiglieri di Comunità & Territorio Alberto Avesani e Nereo Gisaldi. «Siamo in linea con gli assessori dimissionari, riteniamo siano state violate alcune linee di mandato», spiegano. Per questo si dissociano dal resto della compagine: «D’ora in avanti agiremo in autonomia e piena libertà», dichiarano. «Voteremo in modo favorevole solo i provvedimenti in linea con il programma». Il consiglio comunale non si riunisce dal 23 dicembre, la prima seduta 2023 è in programma il 20 marzo. «Certamente non parteciperemo più alle riunioni di maggioranza», concludono Avesani e Gisaldi. Un anno fa Quello che un anno fa generò un distacco insanabile in giunta, raccontano i rappresentanti della civica che dice addio al patto di unione con le altre forze di maggioranza, furono due decisioni prese dal sindaco: sostituire in Commissione per il paesaggio la professionista indicata da Comunità & Territorio e togliere la delega di vicesindaco all’assessore Rossignoli. Perché non dimettersi già allora? «Siamo rimasti per senso di responsabilità», rispondono Momi e Rossignoli. «Ci siamo dati 12 mesi per mettere in sicurezza risultati importanti che i cittadini si aspettavano, come il Piano degli interventi "Costruire sul costruito", l’acquisizione della Val Borago, il primo regolamento sui fitofarmaci a Valpolicella unita, il raddoppio della rete di videosorveglianza, il Piano acque». Nel frattempo, hanno atteso che qualcosa cambiasse nei rapporti con sindaco e giunta, ma sono rimasti insoddisfatti. «I provvedimenti da noi proposti sono stati gestiti con infiniti rallentamenti, l’abbiamo spuntata solo insistendo», spiegano Rossignoli e Momi. «Questo tira e molla danneggia solo i cittadini. C’è bisogno di decisioni tempestive, invece tante questioni urgenti, come il destino dell’area Monfortani o la servitù di Corte Bagola, rimangono nel cassetto». E ancora: «Nella gestione del personale comunale il sindaco ha fatto alcune scelte, come quella di non bandire concorsi, che hanno compromesso l’operatività degli uffici dei nostri assessorati. Inoltre, non ha saputo o voluto svolgere alcuna mediazione nelle conflittualità». E ancora: «Sono state cancellate o lasciate morire gran parte delle forme di partecipazione all’attività amministrativa: giunte aperte, consulte tematiche e assemblee di frazione». Ribatte il sindaco Grison: «Mai osteggiata la partecipazione né è mai mancata l’attenzione su temi importanti. Credo piuttosto sia venuta meno dall’altra parte», conclude, «la volontà di confrontarsi e dialogare, in nome di logiche politiche che hanno influito sulla scelta di lasciare la giunta».•.