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Partire per la «farm», i giovani italiani e il lavoro che matura

Di ragazzi italiani che cercano opportunità di lavoro all’estero: si è parlato di questo, al bar al Ponte da Gigi, a San Pietro in Cariano, in una serata organizzata dall’associazione «Veronesi nel mondo», sezione della Valpolicella, presieduta da Sergio Ruzzenente. È stato presentato il volume «88 giorni nelle farm australiane, un moderno rito di passaggio», libro presentato a Roma pochi giorni fa, al Senato e alla Camera, con successo. A condurre la serata l’assessore alla Cultura Patrizia Tommasi; presenti il presidente Badolotti, la segretaria Alessia Beghini, alcuni veronesi in sud Africa da 30 anni come Giuseppina Marangoni, e molti altri legati al mondo del lavoro. Promosso dalla Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana ed edito da Tau, il volume è il risultato di un percorso di ricerca nel quale gli autori, Michele Grigoletti e Giuseppe Casarotto, incontrano e dialogano con centinaia di giovani italiani che hanno concluso l’esperienza di vita e di lavoro nelle lontane campagne australiane. Il volume raccoglie più di 80 testimonianze, scritte in prima persona da chi ha affrontato l’esperienza delle farm, ed è corredato dalle foto che i giovani hanno scattato durante la loro avventura. «Dopo le farm, i ragazzi si riscoprono più adulti, più liberi dalle paure, da blocchi psicologici, più consapevoli delle proprie possibilità e meno spaventati dai propri limiti», dice Giuseppe Casarotto, psicoterapeuta e sociologo. «Insomma, il volume svela perché gli 88 giorni nelle farm possono considerarsi un “moderno rito di passaggio”, un periodo duro ma edificante nel quale si ritrovano molti degli elementi tipici dei riti di passaggio», aggiunge Grigoletti, ricercatore specializzato nello studio della migrazione giovanile in Australia. Molti dei ragazzi che oggi partono dall’Italia per lavorare nelle farm australiane, sono ricchi di energia, idee, entusiasmo; inizialmente insicuri e confusi, ma anche volenterosi, capaci e intraprendenti. Negli ultimi 13 anni, 114.804 giovani italiani tra i 18 e i 30 anni sono giunti in Australia con un visto vacanza-lavoro. Di questi, 18.237 persone hanno ottenuto il rinnovo del visto dopo aver completato 88 giorni di lavoro in aziende agricole. «La farm viene essenzialmente definita come un’esperienza di vita piena di emozioni forti, durissima ma fondamentalmente positiva perché è intesa come un periodo formativo e di crescita personale. Un’esperienza spesso definita come “unica”, “rivelatrice”, “illuminante e terapeutica”, “una prova di coraggio”, “costruttiva” e “formativa”, “una lezione di vita”, 88 giorni che passano in fretta ma che segnano per sempre, una lotta contro se stessi e la proprie resistenze mentali e fisiche», dicono i due autori. L’Italia è definita come casa, famiglia, cultura, cibo, e sapori, ma allo stesso tempo è corrotta e malgestita, vecchia ed arretrata, chiusa e paradossale. L’Australia è spesso associata, invece, al concetto di opportunità e libertà e ad altri termini positivi quali serenità, natura, meritocrazia, ricchezza e anche multietnica. •

G.G.

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