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Negrar

Un campo di ciliegi e olivi devastato dai cinghiali: «Accade sempre più spesso»

Succede a Torbe: il terreno è stato raspato in profondità e risultano quindi rovinate le radici delle piante
Le condizioni del terreno dopo la scorribanda dei cinghiali
Le condizioni del terreno dopo la scorribanda dei cinghiali
Le condizioni del terreno dopo la scorribanda dei cinghiali
Le condizioni del terreno dopo la scorribanda dei cinghiali

Affamati. E in gruppo. I cinghiali hanno preso di mira un campo di ciliegi e olivi a Torbe di Negrar, in località Costarossa, in cerca di cibo. E lo hanno devastato, raspando il terreno in profondità e rovinando molte radici delle piante di ciliegio. Non è la prima volta che questi grossi animali selvatici si fanno notare da queste parti, a circa 450 metri di altitudine. Ma è una di quelle che non si dimenticano, avverte la proprietaria del campo Loretta Momi, per la particolare rovinosità del loro passaggio.

 

Attacchi devastanti per i ciliegi

«Accade sempre più spesso, purtroppo, ma questa volta devono essere stati in tanti a giudicare dal terreno completamente arato ai piedi degli alberi», racconta Momi, pensionata e da anni residente a Pescantina. «Uno spettacolo desolante. Ormai i ciliegi stanno morendo uno dopo l'altro, perché non riescono più a riprendersi dopo "attacchi" del genere. Gli olivi se la passano meglio solo perché sono più grossi e resistenti».

Il campo a Torbe, che contiene un centinaio di ciliegi e 40 olivi, appartiene alla sua famiglia da generazioni. Per questo l'ha voluto mantenere e curare in tutto e per tutto, come un'oasi di verde, natura e ristoro. Se continua così, però, con i cinghiali che periodicamente arrivano e scorrazzano, non sa cosa ne sarà della sua proprietà.

Un destino comune a molti, da queste parti. «Ho chiesto ad altre persone e mi hanno detto di avere lo stesso problema», spiega Momi. «Io ho scattato alcune foto del disastro, anche per documentarlo, ma non sono riuscita a rimanere a lungo a guardare. Troppo forte il senso di desolazione. E poi», continua, «non si sa come fare a proteggersi e nemmeno a chi rivolgersi per una soluzione del problema. Sono contraria alla caccia, ma credo che una forma di contenimento dei cinghiali debba essere presa seriamente in considerazione e attuata. Così non si può andare avanti».

 

La paura di trovarsi davanti un cinghiale

La negrarese ammette di avere anche paura ad andar per boschi, nei dintorni di Torbe, a raccogliere erbe selvatiche come ha sempre fatto. «E se mentre sono lì mi ritrovo davanti qualche cinghiale, cosa faccio? Non mi fido, non ci vado più», conclude. «Capisco che non sia una situazione facile da gestire, i cinghiali sono numerosi, e che la risoluzione non possa essere immediata. Ma se continua così, in tanti saremo costretti ad abbandonare terreni e campi».

Camilla Madinelli

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