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L'allarme di Arpav

Inquinamento a Ca’ Filissine, servono lavori urgenti

La discarica di Ca’ Filissine:  in parte prosciugato il lago di percolato   FOTO PECORA
La discarica di Ca’ Filissine: in parte prosciugato il lago di percolato FOTO PECORA
Discarica Ca' Filissine (Pecora)

La risposta all’allarme sollevato da Arpav per gli inquinanti che escono dalla discarica di Ca’ Filissine, almeno per ora, non c’è. E di certo nell’immediato la soluzione non sarà la bonifica. L’approvazione del progetto definitivo per tale intervento, infatti, è più lontana di quanto ci si aspettava e ad essa dovranno poi seguire la pianificazione esecutiva e le gare d’appalto.

 

L’unica contromisura che teoricamente può essere attuata in tempi non troppo lunghi è la riattivazione della barriera idraulica che aveva il compito di evitare la dispersione dei contaminanti e che è inattiva da più di 10 anni. Un’operazione per la quale, però, è necessario recuperare fondi: si tratta di cifre dell’ordine delle centinaia di migliaia di euro, soldi che il Comune afferma di non poter mettere in gioco. Comunque la si guardi, la situazione non è rosea. Il recente rapporto dell’agenzia ambientale fotografa una situazione in costante peggioramento.

 

La relazione, nella quale si spiega che negli ultimi mesi è stato registrato un repentino innalzamento dei livelli di una serie di inquinanti nei pozzi spia che prelevano acqua dalla falda sul lato Est della discarica, dice anche che si tratta di una situazione che si sta diffondendo in direzione Nord-Sud ed alla quale è necessario porre rimedio per evitare di creare un rischio idrogeologico ampio. Nei pozzi sono state riscontrate quantità superiori sino a sei volte rispetto ai limiti normativi di Pfas, così come presenze rilevanti di altre sostanze, fra le quali ci sono arsenico, ammoniaca, nitrati e cloruri. Situazioni che paiono correlabili al prosciugamento improvviso avvenuto nel luglio scorso del lago di percolato che si trovava sulla superficie della discarica.

 

Chiaramente la contromisura perfetta sarebbe la bonifica. Anche perché il Governo ha già stanziato 65 milioni di euro, di cui 20 sono arrivati la scorsa estate. Al Comune toccava realizzare il progetto definitivo che, dopo le valutazioni degli esperti, doveva essere validato da una società terza e a quel punto essere definitivamente approvato in Regione. «Dal punto di vista tecnico il piano è a posto», spiega Giancarlo Cunego della sede di Verona di Arpav. Il sindaco Davide Quarella, il quale imputa i ritardi anche all’emergenza Covid, spiega però che la validazione ancora non c’è, perché la società ha richiesto dei chiarimenti. Il sindaco crede che questo passaggio possa avvenire presto. «Le osservazioni possono essere trattate anche in una fase successiva», spiega.

 

Resta però il fatto che poi il piano dovrà superare altri due vagli in Regione. Solo una volta completato l’iter ci potrà essere l’ok finale, in seguito al quale Veneto Acque, società regionale che si occupa dei servizi idrici, potrà avviare la progettazione esecutiva e bandire gli appalti. È chiaro che per fare tutto questo ci vorranno ancora parecchi mesi. Intanto si sta pensando di riattivare la barriera idraulica, che è ferma dal 2008 e dovrebbe essere oggetto di vari interventi. Il Comune ha dato incarico alla ditta che sta attuando alcune opere emergenziali volte a mettere in sicurezza la discarica, obiettivo evidentemente sinora non raggiunto, di verificare la situazione. «I test sono a buon punto, anche se non c’è ancora un risultato conclusivo», dice il sindaco. Quarella sottolinea che comunque c’è un problema dei soldi. «Abbiamo proposto di poter utilizzare una parte dei fondi per la bonifica, ma non si tratta di un passaggio semplice, perché per poterlo fare è necessario modificare le intese con il Governo», ammette. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luca Fiorin

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