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Alle radici della Valpolicella

Pannello della mostra ideata dall’associazione Vivi la ValpolicellaIl tempio di Minerva sul monte Castelon, a Marano di Valpolicella
Pannello della mostra ideata dall’associazione Vivi la ValpolicellaIl tempio di Minerva sul monte Castelon, a Marano di Valpolicella
Pannello della mostra ideata dall’associazione Vivi la ValpolicellaIl tempio di Minerva sul monte Castelon, a Marano di Valpolicella
Pannello della mostra ideata dall’associazione Vivi la ValpolicellaIl tempio di Minerva sul monte Castelon, a Marano di Valpolicella

Una mostra itinerante con le immagini più belle delle testimonianze romane in Valpolicella, corredate da didascalie in italiano, inglese, tedesco e persino cinese. Per raggiungere un pubblico internazionale, mostrando quanto è emerso da scavi, studi e ricerche eseguite dagli esperti da Negrar a Corrubbio, da San Floriano ad Arbizzano, da Settimo a San Giorgio Ingannapoltron. La mostra è il cuore del progetto «I tesori della Valpolicella» condotto dall’associazione culturale Vivi la Valpolicella, con il coordinamento di Giovanni Viviani e Giuseppe Poiesi, il sostegno del Comune di Negrar di Valpolicella e il patrocinio degli altri sette Comuni della Valpolicella storica (San Pietro in Cariano, Fumane, Marano, Sant’ Ambrogio, Sant’Anna d’Alfaedo, Pescantina, Dolcè), il supporto e la consulenza della Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. IL PROGETTO è ambizioso e sta solo aspettando che il Covid allenti la sua morsa, fa sapere il presidente di Vivi la Valpolicella Gianfranco Damoli, per conquistare il pubblico. «Al momento siamo in stand by, vista la situazione generata dal Coronavirus», spiega Damoli, «ma non appena ci lascerà liberi di agire cominceremo a mettere in mostra le immagini. I tempi sono difficili, ma la volontà di far conoscere i tesori della Valpolicella è tanta e noi ce la mettiamo tutta». Le forze in campo, coordinate dall’associazione, sono tante. Un paio di anni fa gli otto Comuni della Valpolicella hanno realizzato, in accordo con la Soprintendenza Archeologica, un quaderno digitale in cui è stata messa nero su bianco una mappa delle evidenze archeologiche romane ritrovate nel territorio. Da lì l’idea di allestire una mostra itinerante con le immagini degli scavi e dei ritrovamenti riconducibili all’antica romanità. I quadri con foto e didascalie sono una cinquantina e, a sentire Poiesi, per anni consigliere comunale a San Pietro in Cariano, saranno a disposizione di istituzioni, scuole e anche privati. Senza dimenticare gli eventi della primavera a Negrar legati a Recioto e Amarone, Covid permettendo. «SOTTO VIGNETI, uliveti e giardini, nobili palazzi e borghi, chiese e broli della Valpolicella esiste un tesoro nascosto di tracce diffuse del nostro passato di due millenni fa», spiega il professor Viviani, già sindaco di Marano ed esperto conoscitore della storia di questo territorio. «In Valpolicella, se si fa un buco, esce qualcosa di romano antico: la villa di Negrar e le tombe di San Pietro, i cui corredi in oro sono esposti in museo a Vienna, le strade consolari». «Frammenti di lapidi romane», conclude Viviani, «sono alla luce del sole in vari paesi, così come il tempio di Minerva sul Monte Castelon a Marano. Si tratta di un tesoro che è bene conoscano prima di tutto gli abitanti, per capire il valore del paesaggio di oggi che ha radici così antiche, poi quanti vengono qui per il vino affinché comprendano il suo legame con paesaggio e civiltà». •

Camilla Madinelli

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