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Nel capannone del quartiere fieristico

A Sant’Ambrogio in 400 per l’addio
al giovane Stefano Zanoni

Il funerale di Stefano Zanoni nel capannone del quartiere Fieristico a San'Ambrogio di Valpolicella
Il funerale di Stefano Zanoni nel capannone del quartiere Fieristico a San'Ambrogio di Valpolicella
Il funerale di Stefano Zanoni nel capannone del quartiere Fieristico a San'Ambrogio di Valpolicella
Il funerale di Stefano Zanoni nel capannone del quartiere Fieristico a San'Ambrogio di Valpolicella

I cori della curva sud dei tifosi gialloblù e le preghiere. Gli striscioni di saluto a chi se ne va giovane e giovane resterà per sempre. Le sciarpe gialloblù al collo, le magliette con colori e simboli dell’Hellas Verona fiere sul petto, le canzoni alla chitarra del coro giovani dell’Unità pastorale Sant’Ambrogio-Domegliara. Dentro il cuore in mille pezzi, fuori gli occhi lucidi che sbucano dai volti mezzi coperti dalle mascherine di protezione. E tanti, tantissimi fiori colorati. Tutto come inno alla vita, all’amore e all’amicizia nel momento più duro, quello dell'addio. Tutto per Stefano tifoso dell’Hellas fino al midollo, per «Steve» amico d’infanzia sempre pronto a scherzare, sorridente e dai modi un po’ goffi. 


Ragazzi, giovani e adulti sono arrivati al quartiere fieristico di Sant’Ambrogio di Valpolicella a centinaia, anche da fuori provincia complice la passione per il pallone e i ritrovi condivisi, per partecipare al funerale di Stefano Zanoni, il ventenne di Ponton che venerdì scorso ha perso la vita in un incidente stradale tra Costermano e Affi dopo una serata in compagnia di amici. Una serata spensierata e allegra che si è tramutata, in un attimo, in tragedia. Sono arrivati a centinaia per salutare l’amico, il compagno di scuola, il tifoso, il figlio, il fratello, il vicino di casa. Per stringersi attorno ai genitori di lui, Beatrice e Diviano, alla sorella Aurora e a tutti i familiari.


«Sarebbe orgoglioso, tanto orgoglioso», sussurra il papà di Stefano a quanti, alla fine delle cerimonia funebre, lo avvicinano per salutarlo e portargli conforto. «Sarai sempre nei nostri cuori, Steve» sottolinea Anna, l’amica d’infanzia di Ponton che ha letto un ricordo durante le esequie. «Eravamo noi cinque, amici dai tempi dell’asilo: quanto facevamo penare la maestra Anna e ogni scusa era buona per vederci, anche fare i chierichetti. Ti porteremo sempre con noi, ogni volta che ci ritroveremo». 


ERANO 200 le persone all’interno del capannone ambrosiano trasformato in chiesa per il funerale, celebrato dal parroco di Sant’Ambrogio don Alessandro Turrina, in modo da rispettare i protocolli anti Covid-19 e i distanziamenti interpersonali in particolare. Altri 200 e più erano all’esterno, sotto il sole di agosto e in silenzio per tutta la durata della cerimonia. Nell’aria dolore, sconcerto, rabbia per un addio arrivato troppo presto. E non appena la bara in legno chiaro e ricoperta di rose è uscita per essere seppellita in cimitero, alla presenza solo dei familiari, il silenzio per alcuni, commuoventi istanti si è rotto.


Oltre a mostrare gli striscioni, gli amici di Stefano della curva sud e del gruppo Hellas Army hanno tirato fuori la voce: hanno intonato uno dei cori, come tante volte avevano fatto insieme a Zanoni per sostenere la loro squadra del cuore. Dopo di loro altri giovani della stessa idea politica del ragazzo, al grido «Camerati!», si sono messi sull’attenti e sono rimasti muti.


«SIAMO IN TANTI, oggi: tanti preti, tanti giovani, tante mamme e tanti papà, tante persone di questa comunità che vogliono essere vicini, stretti nel dolore alla famiglia», continua don Turrina. «In questo momento ci sono tante domande nei nostri cuori, che forse non troveranno mai risposta. Quello che serve oggi è la fede». Accanto al parroco c’erano sull’altare una decina di sacerdoti, tra cui don Damiano Fiorio dell’Unità pastorale Sant’Ambrogio-Domegliara, don Tarcisio Turco a lungo parroco a Ponton e alcuni preti salesiani dato che il ventenne si era diplomato in meccatronica (fusione di meccanica, elettronica e informatica) all’istituto San Zeno di Verona.


Don Turrina si è rivolto in più passaggi ai giovani, durante l’omelia: «La vita va vissuta come un dono», ha detto loro. E ancora: «Cari giovani, fidatevi dello sguardo di amore, compassione e sostegno di Gesù». Infine ha ricordato una frase di San Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani: «Dite ai giovani che li aspetto tutti in Paradiso».

 

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Camilla Madinelli

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