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Unione, un divorzio pieno di ostacoli

Un abitato di Roverè Veronese, il Comune ora vuole sciogliere l’Unione a tre con Velo e San Mauro
Un abitato di Roverè Veronese, il Comune ora vuole sciogliere l’Unione a tre con Velo e San Mauro
Un abitato di Roverè Veronese, il Comune ora vuole sciogliere l’Unione a tre con Velo e San Mauro
Un abitato di Roverè Veronese, il Comune ora vuole sciogliere l’Unione a tre con Velo e San Mauro

Il matrimonio celebrato, con reciproca soddisfazione, vent’anni fa per far nascere l’Unione dei Comuni di Roverè, Velo e San Mauro di Saline, è arrivato al capolinea lo scorso novembre con la decisione dell’amministrazione di Roverè, presa a maggioranza in Consiglio comunale, di una separazione da gennaio 2021, nei tempi previsti dallo Statuto. Ma se il matrimonio s’è fatto, il divorzio pare non si debba fare, nonostante il Consiglio dell’Unione avesse preso atto già lo scorso dicembre del recesso. Da mesi Roverè sollecita gli altri Comuni «ad adottare con urgenza le azioni e i provvedimenti conseguenti al recesso ed in particolare alla valutazione dello scioglimento dell’Unione per mancanza dei requisiti di legge e la contestuale individuazione di un commissario liquidatore». Un appello che si trova di fronte il silenzio. Come martedì scorso, quando, al Consiglio dell’Unione, convocato proprio su questo tema, è mancato il numero legale: presenti solo il presidente Italo Bonomi, con la sindaca di Roverè Alessandra Ravelli, la sua consigliera Agnese Dalla Valentina e il consigliere di minoranza di Velo, Simone Albi, cioè i tre proponenti della delibera da discutere. In essa si chiedeva di provvedere allo scioglimento dell’Unione; di stabilire criteri e regole per la liquidazione e di nominare entro il 31 luglio un commissario liquidatore per definire i rapporti attivi e passivi a carico dei tre Comuni. Tutto è rimasto lettera morta, nonostante la Regione stessa, attraverso Enrico Specchio, direttore per gli Enti locali e i Servizi elettorali, abbia sollecitato il 30 giugno, con una lettera ai tre sindaci e al prefetto di Verona, «di procedere all’adozione di tutti i provvedimenti necessari e conseguenti alla decisione del Comune di Roverè», mettendo per questo a disposizione anche la competenza e la collaborazione della Regione. Alessandra Ravelli si dice convinta della scelta e decisa a portarla a termine: «È fuori discussione che dal 1° gennaio noi saremo fuori dall’Unione. Preferirei si trovasse un accordo, in particolare per tutelare l’occupazione degli otto dipendenti. Di iniziativa nostra ci stiamo muovendo ma sarebbe una cosa da fare insieme, di comune accordo, per arrivare al risultato migliore possibile per tutti. Abbiamo bisogno di chiarezza anche per capire quali sono i nostri debiti e i nostri crediti in vista della separazione», spiega. Il presidente dell’Unione, e sindaco di San Mauro di Saline, Italo Bonomi non nasconde la sua contrarietà allo scioglimento, «ma se questo ha deciso l’amministrazione di Roverè, si farà. Sulla mancanza del numero legale non so che dire: ho ricevuto la richiesta di convocazione e concordato una data che andasse bene, poi non tutti si sono presentati. Rifaremo il Consiglio entro fine luglio per l’approvazione del bilancio e ripresenteremo anche questo punto», anticipa. Sulla stessa linea anche il sindaco di Velo, Mario Varalta: «Io non potevo partecipare e da quel che mi risulta, due consiglieri erano in ferie e un altro malato: sono queste le ragioni del mancato numero legale. La separazione ci sarà e non vedo problemi, anche perché nessuno può trattenere chi non vuole starci liberamente. Purtroppo lo statuto non prevede criteri dettagliati per la separazione, che sarebbero dovuti essere determinati successivamente, ma non è mai stato fatto. Comunque la liquidazione partirà dal prossimo gennaio e nel frattempo potremo lavorare sui criteri». Per Simone Albi «la proposta di delibera, d’accordo con la Regione, aveva come unico scopo quello di iniziare una procedura consensuale e condivisa da tutti che salvaguardasse gli interessi dei Comuni aderenti e dell’Unione, al fine di garantire, anche per il futuro, i servizi minimi per la cittadinanza, con notevole risparmio di spesa e di tempo. Purtroppo la volontà di far sopravvivere un ente divenuto del tutto inutile, perché anche a prescindere dal recesso di Roverè non rispetterebbe comunque i requisiti minimi di legge imposti dalla Regione, comporta un danno a tutta la Comunità, non solo economico, ma anche in termini di inefficienza dei servizi, oltre ad innescare inutili e costosi contenziosi legali. Mi riservo pertanto di segnalare nelle sede competenti le reiterate omissioni o ritardi che potenzialmente possano cagionare danno all’Unione ed in particolar modo al Comune di Velo», anticipa Albi. •

Vittorio Zambaldo

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