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Sulla neve con gli sci, c’è il via libera

Un’escursione con le ciaspole: per adesso ancora vietate a chi non abita dove c’è la neve
Un’escursione con le ciaspole: per adesso ancora vietate a chi non abita dove c’è la neve
Un’escursione con le ciaspole: per adesso ancora vietate a chi non abita dove c’è la neve
Un’escursione con le ciaspole: per adesso ancora vietate a chi non abita dove c’è la neve

Via libera a fondisti e scialpinisti; semaforo ancora rosso invece per ciaspolatori e camminatori che scelgono di passare qualche ora sulla neve. Un controsenso incomprensibile, come tante altre misure prese ultimamente per contrastare i contagi da Covid-19, ma questo è il risultato di settimane di tira e molla sull’ interpretazione del Dpcm per le zone arancioni. Le Faq, cioè le risposte alle domande più frequenti pubblicate sul sito del Governo, non fanno altro che parafrasare il testo del Dpcm e rimangono sul punto poco comprensibili. L’unica sicurezza per gli appassionati di neve è affidarsi alle dichiarazioni di chi le sanzioni le deve per legge erogare: i carabinieri della stazione di Bosco Chiesanuova a chi chiede informazioni ripetono che si può salire in Lessinia solo per attività sportiva (sci) e non per quella motoria (quindi non ciaspolare o camminare). Il divieto a trasferirsi vale ovviamente per chi risiede in Comuni con più di 5mila abitanti o anche più piccoli ma che siano a una distanza maggiore di 30 chilometri. Non è stato chiarito dalle Faq se l’attività sportiva nei Comuni limitrofi indichi solo quelli confinanti, con l’assurdo che da Illasi che ha più di cinquemila abitanti non è possibile raggiungere la neve del Centro fondo di Conca dei Parpari nel Comune di Roverè, mentre è permesso da Verona perché pur avendo più abitanti è Comune limitrofo, confinando con Roverè. La Prefettura era stata sollecitata da una lettera scritta dal sindaco di Bosco Chiesanuova Claudio Melotti, anche a nome dei altri colleghi della Lessinia, in merito a tre interrogativi: se indipendentemente dal numero di abitanti sia consentito lo spostamento da qualsiasi Comune verso la montagna per la pratica di attività motoria o sportiva in genere (sci di fondo, scialpinismo, camminata con ciaspole, trekking); se vi siano limiti per spostamenti da Comuni che non siano limitrofi e se sia possibile arrivare anche da altre Regioni. Il prefetto Donato Cafagna ha risposto: «Le attività motorie segnalate non appaiono incompatibili con quanto pubblicato dalla Presidenza del consiglio dei ministri». Anche questa risposta lascia aperti interrogativi che verranno sciolti nella giornata di oggi. Il veronese Davide Veneri, titolare dell’Osteria Antica Verona, appassionato di fondo e di montagna, ha scritto direttamente sul sito del Governo per ottenere una risposta chiara che interpreti il Dpcm. La risposta, arrivata ieri pomeriggio, avverte che enti locali o altri organismi competenti hanno facoltà di adottare misure più restrittive ma che in zona arancione «dalle 5 alle 22, è possibile recarsi in un altro Comune della medesima regione per fare attività sportive o motorie (quindi anche ciaspolate e camminate, e questa sarebbe una novità ndr) non disponibili nel proprio Comune, da svolgere in forma individuale, all’aperto». È ribadito che svolgendo attività sportiva che comporti movimento come la corsa o la bicicletta, ma vale anche per lo sci di fondo e alla luce di quanto detto sopra anche per le camminate e le ciaspolate, si può entrare in un altro Comune, «purché tale spostamento resti funzionale unicamente all’attività sportiva e la destinazione finale coincida con il Comune di partenza. È sempre necessario il rispetto della distanza di sicurezza di almeno due metri dalle altre persone e del divieto di assembramento». «Ho girato questa risposta al prefetto di Verona», conclude Veneri, «ricordando che in un momento di frustrazione generale lo sport individuale che rispetti le regole vale quanto un vaccino per combattere l’incubo che stiamo vivendo. Se si devono contenere i fluissi esagerati di presenze in certi giorni è giusto che si stabilisca un numero massimo di accessi e che sindaci e prefetto agiscano di conseguenza con provvedimenti anti assembramenti», conclude. •

Vittorio Zambaldo

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