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Sparare ai lupi? La Consulta dice sì

Un lupo della specie che vive in branco nei boschi della Lessinia
Un lupo della specie che vive in branco nei boschi della Lessinia
Un lupo della specie che vive in branco nei boschi della Lessinia
Un lupo della specie che vive in branco nei boschi della Lessinia

Si possono catturare ed eventualmente anche uccidere lupi e orsi se ricorrono le condizioni previste in materia dalle direttive europee. Lo stabilisce La Corte costituzionale, con una sentenza che mette fine allo scontro fra le decisioni delle Provincie autonome di Trento e Bolzano e il governo che era ricorso contro tali provvedimenti. La Corte costituzionale, o Consulta, è un organo di garanzia con il compito proprio di giudicare la legittimità degli atti dello Stato e delle Regioni e dirimere eventuali conflitti di attribuzione. È quanto è successo con le leggi approvate lo scorso anno dalle due Provincie autonome, che autorizzavano l’attuazione per proprio conto all’articolo 16 della direttiva 92/43/Cee del 21 maggio 1992, più conosciuta come Direttiva Habitat e relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna selvatiche. In pratica, si prevedeva, limitatamente alle specie orso e lupo, «di autorizzare il prelievo, la cattura o l'uccisione, a condizione che non esista un’altra soluzione valida e che il prelievo non pregiudichi il mantenimento, in uno stato di conservazione soddisfacente, della popolazione della specie interessata nella sua area di ripartizione naturale». L’uccisione sarebbe per la legge l’ultima «ratio», dopo aver sperimentato metodi di dissuasione verso orsi e lupi che abbiamo messo a serio rischio le colture, l’allevamento, la sicurezza pubblica: la decisione sarebbe stata presa sentito il parere dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. L’intenzione delle due Provincie era di garantire la corretta gestione dei predatori troppo invasivi, che rischiano di mettere in pericolo la sicurezza delle persone, «ma anche quella particolare agricoltura alpina e allevamento in quota che tanti benefici dà al nostro territorio», aveva detto l’ex presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi. «Non possiamo mettere a repentaglio la sopravvivenza di questo sistema di coltivazione, che è particolarmente diffuso sul nostro territorio. Per questo ci assumiamo la responsabilità, con assoluto rigore scientifico e buon senso». POI C’ERA STATA la rivolta del mondo ambientalista e lo scorso settembre la decisione del ministro dell’Ambiente Sergio Costa di far ricorso alla Corte costituzionale, perché si pronunciasse sulla legittimità delle due decisioni di Trentino e Alto Adige. Costa sosteneva, in sintonia con le associazioni ambientaliste e animaliste, che il ricorso fosse «un atto necessario e dovuto, perché l'esercizio delle potestà di deroga ai divieti sulla fauna selvatica sono in capo allo Stato e non possono essere demandati agli enti locali». DI DIVERSO PARERE la decisione della Consulta e anche se non c’è ancora il deposito della sentenza, l’ufficio stampa ha diffuso la notizia che la Consulta ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale, giudicando che «la disciplina provinciale contestata rientri nell’ambito delle competenze legislative delle due Province autonome». Le loro leggi possono autorizzare i rispettivi presidenti «ad adottare provvedimenti riguardanti il prelievo, la cattura e l’eventuale uccisione degli orsi e dei lupi, quando ricorrano le condizioni previste dalla normativa di derivazione europea in materia di conservazione degli habitat naturali. Questo potere è diretto a prevenire danni gravi alle colture, all’allevamento e a garantire la sicurezza pubblica, quando non esista altra soluzione valida, ed è subordinato al parere preventivo dell’Ispra». Il consigliere regionale Stefano Valdegamberi si è trovato più volte in sintonia con gli orientamenti delle due Province autonome in materia di fauna selvatica: l'applicazione integrale delle deroghe alla conservazione del lupo, previste nella direttiva comunitaria Habitat. «Finalmente il principio è passato: hanno diritto di vivere orsi e lupi, ma anche chi vive di agricoltura e allevamento ed è bello che alle due Province a noi confinanti sia permesso di legiferare in materia. Se passa il principio che vale per loro, è scontato che si possa fare anche nel resto d’Italia. Noi non abbiamo autonomia e statuto speciale, ma abbiamo un ministro che su questa materia è gravemente inadempiente», tuona il consigliere veronese. «SAREBBE ASSURDO», continua Valdegamberi, «che un lupo si possa abbattere un metro dopo il confine di Revolto e un metro prima sia invece tutelato in maniera assoluta. Vengono finalmente smascherati certi critici che pensavano questa fauna selvatica intoccabile: già la Direttiva Habitat stabiliva delle condizioni e ora la legge ci permette di applicarle, come accade nel resto d’Europa, in Austria e in Svezia, paesi che sono considerati paradisi dagli ambientalisti. Io non sono per la distruzione del lupo, ma per un equilibrio: si stabilisca quanti branchi il territorio può sostenere e si prendano i relativi provvedimenti», conclude. •

Vittorio Zambaldo

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