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Si è spento Raffaello Canteri
Addio al cantore dei cimbri

Raffaello Canteri, insegnante, giornalista e critico
Raffaello Canteri, insegnante, giornalista e critico
Raffaello Canteri, insegnante, giornalista e critico
Raffaello Canteri, insegnante, giornalista e critico

È andato a stringere la mano dei cimbri emigrati che negli ultimi anni erano diventati tema delle sue ricerche e dei suoi libri Raffaello Canteri, giornalista e scrittore di 69 anni che si è spento lunedì all’ospedale di Borgo Trento. Nei giorni un crollo improvviso l’aveva costretto al ricovero, dopo una battaglia lunga un anno contro un tumore ai polmoni. «Una bella persona» ha detto l’oncologo Antonio Santo che lo stava seguendo con le cure più innovative. Liceale maffeiano e laureato in filosofia alla Cattolica, aveva insegnato per diversi anni prima di dedicarsi con passione al giornalismo e in particolare alla critica teatrale, scrivendo anche di società e di storia, la sua grande passione.

Nell’ultimo decennio aveva lavorato a lungo riscoprendo le proprie origini cimbre: i suoi antenati erano tutti originari della località Cantero dove tuttora resistono i ruderi di un antico molino. Dalla storia della sua famiglia e della contrada, ma anche dalla scoperta di quanto abbia inciso sulla minoranza germanofona della Lessinia un mondo nuovo e un’economia diversa e sempre più globale, erano nate le sue riflessioni che avevano portato all'uscita di volumi di successo: «Il pane dei cimbri» (2004), «Il ponte sugli oceani» (2006), «L’arciprete» (2004) e l’ultimo «L’autunno dei cimbri» (2013), tutti centrati su un mondo in trasformazione, sulle difficoltà di conservare una lingua e una tradizione attratte da stimoli che portavano lontani dalla loro terra, prima i giovani, poi intere famiglie. Ma uomini e cimbri come don Alberto Benetti, Attilio Benetti e Raffaello Canteri hanno sentito l’impulso dominante di fermare la memoria. «Che cosa resta del mondo dal quale veniamo?», si chiedeva, «restano i miti, le favole, l’immaginario che vive nei racconti, la storia che è stata racchiusa nei libri.

Restano i nomi dei luoghi, le pietre, il paesaggio, il ricordo di un popolo fiero, tenace e laborioso, che ha scritto un pezzo di storia nelle vecchie contrade e in alte sparse un po’ in tutto il mondo, dall’Australia alle Americhe e infine anche profondamente dentro il paesaggio delle nostre anime». La passione per la storia si è concretizzata nei due volumi su don Antonio Quarella, l’arciprete che interpretò e trasformò fra le due guerre del Novecento i problemi e le attese degli abitanti di Roverè e suor Pura Pagani, la suora di Campofontana venerata come una santa con una vita molto travagliata sulla quale Canteri si addentrò con grande competenza, documentando le sue traversie e interpretando con delicatezza i suoi sentimenti. Il teatro, altra sua grande passione, e la proficua collaborazione con Teatro Impiria, gli avevano dato la possibilità di aggiungere ai suoi scritti luci e suoni, con spettacoli ed interpretazioni sempre profondi delle sue opere con diversi riconoscimenti anche all’stero. L'ultima fatica, uscita un anno fa, quando la malattia si era già conclamata, è stata la fiaba allegorica «Gissa Maissa».

Alla moglie Marisa, al figlio Daniele con la nuora Claudia e al piccolo Luigi restano affidate le parole conclusive de «L'autunno dei cimbri»: «Ci saranno altre estati e verranno altri inverni, per quelli che sono rimasti e quelli che sono andati per il mondo, in cerca di un nuovo inizio della vita».Sabato 12 marzo ci sarà l’ultimo saluto, alle 13 alle mortuarie dell’ospedale di Borgo Trento prima della cremazione spostandosi al cimitero monumentale. V.Z.

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