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Lessinia, «lo facciamo solo per amore della montagna»

Più piccola, ma viva. «Così stiamo provando a far rinascere Malga San Giorgio»

Lessinia
Renato Canteri con la figlia Silvia e la moglie Marisa Zanoni e il Gaibana sullo sfondo FOTO PECORA
Renato Canteri con la figlia Silvia e la moglie Marisa Zanoni e il Gaibana sullo sfondo FOTO PECORA
Renato Canteri con la figlia Silvia e la moglie Marisa Zanoni e il Gaibana sullo sfondo FOTO PECORA
Renato Canteri con la figlia Silvia e la moglie Marisa Zanoni e il Gaibana sullo sfondo FOTO PECORA

Nordwind, il vento del nord, porta aria nuova in Lessinia e risolleva Malga San Giorgio, la tradizionale stazione invernale di Bosco Chiesanuova, dalle condizioni di abbandono e degrado in cui era piombata. La società, una start up di cui è amministratore delegato l’ imprenditore Renato Canteri, che coinvolge la moglie Marisa Zanoni e i figli Silvia e Davide, ha fatto l’offerta di 380.400 euro, la stessa che era stata bandita nell’ asta della scorsa primavera andata deserta, e ha ricevuto nei giorni scorsi la comunicazione dal curatore fallimentare di essere aggiudicataria dei beni e dei diritti di Nuova Lessinia spa. Per metà dicembre è fissato l’appuntamento dal notaio per il rogito.

Si chiude dopo quasi quattro anni una condizione di incertezza e desolazione, ma anche di scoraggiamento che aveva portato con sé la stagione 2015 - 2016, che aprì solo per mezza giornata, ma portò più danni che altro con le note vicende giudiziarie legate alla ditta G&A che faceva riferimento a Francesco Piserà e al figlio Gabriele, colpiti da interdittiva antimafia.

Parte dalla famiglia Canteri il rilancio: Renato è titolare di Novatek, azienda di tecnologie innovative nel consolidamento delle fondazioni, «ma il merito per San Giorgio è di mia moglie Marisa», precisa l’imprenditore, «perché è nato tutta da una sua idea e dalla sua passione per la montagna e la Lessinia. Mi ripeteva: Continuano a dire di cercare qualcosa di attrattivo per rilanciare l’altopiano e non sanno che c’è già tutto».

 

Avevano messo gli occhi sul Rifugio Gaibana, all’arrivo della seggiovia, e da lì hanno deciso che sarebbe partito il loro progetto di investimento. «Quando gli amministratori di Bosco Chiesanuova e le associazioni legate agli sport invernali hanno saputo del nostro interesse ci hanno chiesto di aprire la prospettiva anche su questo aspetto e lo facciamo volentieri», raccontano Renato e Marisa. La prima decisione è stata quella se mantenere o no lo sci da discesa: «Abbiamo pensato agli errori del passato, al cambiamento climatico, alle condizioni degli impianti e abbiamo deciso di dire no a un altro fallimento in Lessinia, abbandonando l’idea di ripristinare gli impianti».

Verrà smontato lo skilift della pista Slalom pulendo il territorio da cannoni sparaneve, pali elettrici, cartelloni, reti in abbandono sulle piste. Resterà il piccolo impianto del Valon, destinato a campo scuola per lo sci da discesa e si guarda alla seggiovia, da ripristinare per raggiungere il rifugio e le trincee della prima guerra mondiale il cui restauro è in corso. «Partiremo dal rifugio», annunciano i coniugi Canteri, «perché ha urgente bisogno di interventi di manutenzione e consolidamento. Il vento dei giorni scorsi ha arrecato danni alla copertura e occorre mettere la struttura al riparo».

Riaprire il rifugio e rimettere in funzione la seggiovia sono le priorità: «Metteremo in campo qualcuno dei sei brevetti che abbiamo registrato negli ultimi anni e che fanno capo a Nordwind per l’utilizzo di sonde geotermiche coassiali. Puntiamo a fare di San Giorgio un polo di innovazione e sviluppo che guardi al rispetto dell’ambiente e del Parco». Punto di forza è il ripristino ambientale: «Vogliamo liberare San Giorgio da tutti gli obbrobri che negli anni si sono sovrapposti, limitando la presenza degli impianti al Valon e alla seggiovia, puntando ad aiutare al massimo lo sviluppo dello sci di fondo che è consono alla nostra filosofia di concepire la montagna», aggiungono. Renato è appassionato di motori elettrici (possiede due Tesla) e vorrebbe far circolare sulle strade di San Giorgio e alta Lessinia solo bici e piccole auto elettriche.

«L’attività che abbiamo in testa non ha nessuna motivazione di tipo economico perché l’utile per la nostra vita lo ricaviamo da altre attività. A Malga San Giorgio investiamo per amore della montagna e siamo aperti alla collaborazione con tutte le società che non a scopo di lucro, con amministratori che non ricevono compensi ma solo rimborsi spese», concludono. •

Vittorio Zambaldo

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