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Il caso

Parco della Lessinia,
ridotti i confini
Raffica di reazioni

Fotomontaggio polemico degli ambientalisti: pale eoliche e serre
Fotomontaggio polemico degli ambientalisti: pale eoliche e serre
Fotomontaggio polemico degli ambientalisti: pale eoliche e serre
Fotomontaggio polemico degli ambientalisti: pale eoliche e serre

La seconda Commissione regionale (Politiche ambientali) che doveva ieri svolgere le audizioni di ambientalisti, sindaci e in genere portatori di interesse sulla ridefinizione dei confini del Parco naturale regionale della Lessinia, ha accelerato i tempi e la votazione, che doveva svolgersi la settimana successiva, è stata invece immediata alla fine delle audizioni: ristretti i confini del parco

 

LA VOTAZIONE

Il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle, che avevano chiesto un rinvio, non hanno ottenuto soddisfazione e la votazione ha decretato a maggioranza, con i voti del centrodestra, l’approvazione del progetto di legge 451 a firma dei consiglieri Enrico Corsi, Alessandro Montagnoli e Stefano Valdegamberi: contrari i consiglieri Cristina Guarda (Civica per il Veneto) e Manuel Brusco (M5S), rimasti in aula. Brusco ha voluto precisare che la sua non è una posizione preconcetta, ma da qui alla discussione in aula vorrà capire meglio le richieste espresse in delibera dai sindaci.

Adesso ci sarà un veloce passaggio in prima commissione (Politiche di bilancio e programmazione), per un parere di congruità, il ritorno in seconda con una successiva votazione e l’iter si concluderà con il voto in aula consiliare, presumibilmente entro la prossima primavera. Pienamente soddisfatto il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, che aveva avanzato la proposta di trasformare i vaj in aree contigue e seguito tutto l’iter che ha portato i Comuni ad esprimersi con proprie delibere per ridefinire i confini per la parte di competenza.

Il Parco vero e proprio perde duemila ettari di superficie (su 10mila), che diventano aree contigue o di pre-parco: di fatto non ci saranno stravolgimenti dal punto di vista ambientale, almeno secondo le dichiarazioni dei sindaci che lo hanno chiesto, con l’unica novità della possibilità di cacciare all’interno dei vaj che, passando ad essere aree pre-parco, avranno ordinamento meno restrittivo per quanto riguarda la caccia che invece resta vietata nel Parco.

 

LA CONTRAPPOSIZIONE.

«È un risultato importante», commenta Valdegamberi, «e vorrei fosse chiaro che il Parco non va buttato alle ortiche, ma finisce la contrapposizione fra chi vive e lavora in montagna e chi è guidato solo da posizioni ideologiche e preconcette che vedono l’uomo come nemico dell'ambiente. Il Parco deve essere il giusto equilibrio fra l’uomo che lavora e l’ambiente che va conservato», conclude.

Di ritorno da Venezia esprime la sua soddisfazione alche il presidente dell’ente Parco Raffaello Campostrini: «È stato giusto tener conto delle delibere dei Comuni che sono l’espressione massima di chi vive e lavora in Lessinia. Sarebbe stato folle da parte della Regione ostacolare questo percorso. In commissione, pur nella normale dialettica delle diverse posizioni, abbiamo avuto la soddisfazione di far capire le ragioni per cui questa proposta è nata: i vaj non vengono abbandonati ma continuano ad essere tutelati, tanto la fauna come la flora: i primi ambientalisti siamo noi che viviamo in montagna e questa riforma è stata voluta per risolvere delle problematiche del Parco che sono ferme da trent’anni, per dare dei confini che siamo più evidenti e naturali possibili».

E sottolinea, concludendo, Campostrini: «Adesso non cambierà nulla dal punto di vista della tutela e non c’è nessun pericolo di far morire il Parco ma se l’uomo non gestisce il territorio in cui vive è scontato che sparirà lui e il Parco». I DUE POSTER. Delusi gli ambientalisti: Tomaso Bianchini ed Emanuele Napolitano, esponenti di Lessinia Europa, hanno srotolato due poster con due diversi foto-inserimenti di come sarà la Lessinia del futuro: in uno contrada Zamberlini è stata immaginata circondata da impianti di serre e quattro torri con altrettante pale eoliche che dominano l’orizzonte e il profilo del bosco. Nell’altro, una dolente Pietà in pietra (la Madonna delle Lobbie), spesso usata come icona del Parco, è avvolta in un mantello di serre, e una gigantesca pala eolica è piantata fra due antichi baiti cimbri.

E gli ambientalisti dichiarano: «I cittadini veneti prendano atto che la Regione ha stabilito di togliere 2mila ettari al Parco senza una preventiva analisi che possa avvalorare questa surreale decisione».

 

LE REAZIONI

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Vittorio Zambaldo

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