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Palestra in ritardo, oltre al danno la beffa

La scuola e il cantiere della nuova palestra di Roverè
La scuola e il cantiere della nuova palestra di Roverè
La scuola e il cantiere della nuova palestra di Roverè
La scuola e il cantiere della nuova palestra di Roverè

Oltre al danno di un ritardo subito senza colpa, anche quello di dover pagare per il ritardo stesso. Succede al Comune di Roverè per il cantiere della nuova palestra delle scuole del capoluogo, fermo da un anno a causa dei problemi giudiziari del direttore lavori architetto Josè Dino Rancan. Lo denuncia il consigliere di minoranza Stefano Marcolini, che è anche consigliere provinciale con delega alle politiche venatorie e ittiche e per la gestione del patrimonio. «È sorprendente, ma nel contempo preoccupante, come un'opera pubblica progettata quattro anni fa dalla precedente amministrazione del sindaco Fabio Erbisti e finanziata per 1,1 milioni di euro arrivati dal Fondo Comuni di confine per un progetto di area vasta che comprende anche le scuole di Bosco Chiesanuova e Cerro per un totale di 5,7 milioni di euro, sia ancora da completare e tutto per la manifesta incapacità di gestione da parte dell'attuale amministrazione comunale nel risolvere con celerità e buon senso problematiche di tipo esclusivamente amministrativo». «Ma oltre al danno di avere un'opera incompiuta che dovrebbe essere già al servizio dei nostri ragazzi», prosegue Marcolini, «si aggiunge la beffa di aver riconosciuto all’impresa ben 68 mila euro per presunti danni da fermo cantiere, a fronte degli 84mila chiesti. Si è arrivati a questo per l'immobilismo dell' amministrazione comunale che, purtroppo togliendo il risarcimento dal quadro economico dell'opera stessa, fa un evidente danno alla collettività di Roverè. Mi auguro che almeno adesso, dopo questo ingente, ma a mio avviso poco giustificabile esborso di denaro pubblico, sommato ai ritardi e alle perdite di tempo, si arrivi a una rapida conclusione e consegna dell'opera», conclude Marcolini nella sua denuncia. «Sono amareggiata perché invece di propaganda sarebbe stato più costruttivo ed efficace un dialogo in Consiglio comunale su questo argomento», commenta la sindaca Alessandra Ravelli, che con il supporto dell’ufficio tecnico ripercorre la storia della vicenda. L’iter amministrativo ha avuto inizio nel 2012 e il responsabile unico del procedimento (Rup) veniva individuato nel responsabile dell’area tecnica del Comune di Bosco Chiesanuova. Nell’ottobre 2016 il Comune di Bosco approvava il progetto definitivo ed esecutivo, a cui seguiva la procedura per l’aggiudicazione definitiva dei lavori a maggio 2017 e a ottobre dello stesso anno si apriva il cantiere, sospeso fino a marzo 2018, su richiesta della ditta stessa, per le avverse condizioni meteo. Nel maggio 2018 i lavori venivano nuovamente sospesi a causa della revoca dell’incarico al direttore dei lavori, finito agli arresti domiciliari per vicende riconducibili ad attività estranee all’opera di Roverè. «Immediatamente, seguendo le procedure di legge, il mese successivo veniva incaricato un nuovo direttore nella persona dell’ingegnere Ines Moratello di BM Ingegneria», ricorda la prima cittadina, «e questo cambio coincideva con l’esame di una perizia di variante proposta dalla ditta aggiudicataria che richiedeva i tempi adeguati e necessari al nuovo tecnico incaricato per esaminarla, portando avanti il lavoro svolto dal suo predecessore». La perizia veniva approvata lo scorso novembre e c’era un ulteriore stallo per la rinuncia dell’area tecnica di Bosco Chiesanuova a seguire i lavori a causa dei troppi impegni, così l’opera passava in carico all’area tecnica del Comune di Roverè, ma la ditta non sottoscriveva la ripresa dei lavori, richiedendo il danno per fermo cantiere e proponendo una seconda variante migliorativa alla copertura, a cui l'amministrazione comunale aggiungeva una scala di sicurezza come via di fuga, non prevista nel progetto originario. «QUESTA SECONDA variante, propedeutica alla ripresa dei lavori, è stata depositata il 10 maggio scorso e per evitare un sicuro contenzioso con la ditta incaricata dei lavori, con ulteriore aggravio di spesa e il rischio concreto di perdere il contributo concesso, si è giunti all’accordo transattivo concordando un risarcimento di 68mila euro a fronte degli 84mila richiesti, oltre al noleggio del ponteggio. Con l’approvazione della seconda variante a giorni, i lavori potranno riprendere e si stima di concluderli entro gennaio 2020, come da termini previsti», spiega Alessandra Ravelli, che non risparmia critiche all’amministrazione precedente in cui lo stesso Marcolini era maggioranza: «Perché si fa vivo adesso, a transazione avvenuta e perché sono trascorsi due anni (2014-16) dell’amministrazione precedente dalla sottoscrizione dell’accordo all’approvazione del progetto? Purtroppo la legislazione sui lavori pubblici, profondamente revisionata nel 2017, ha contribuito a frenare ulteriormente le tempistiche a causa dell’interpretazione delle linee guida e mi giunge strano che Marcolini non ne sia al corrente», conclude. •

Vittorio Zambaldo

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