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GIAZZA

Morta in Argentina la religiosa cimbra che era amica del papa

Aveva imparato l'italiano solo a scuola, faceva la maestra e viveva nel convento di cui l'allora cardinale Bergoglio era padre spirituale
Suor Giancarla Dal Bosco
Suor Giancarla Dal Bosco
Suor Giancarla Dal Bosco
Suor Giancarla Dal Bosco

Era devotissima alla Madonna ed è morta proprio il giorno dell'Assunta, il 15 agosto, a Buenos Aires in Argentina, dove viveva da 58 anni, suor Giancarla Dal Bosco Eibaner, originaria di Giazza, dov'era nata il 18 ottobre 1936 e dove era cresciuta fino all'età di 13 anni.
Erano otto fratelli e lei la quarta di una famiglia che aveva nell'allevamento e nei boschi la sua sussistenza. Parlavano e parlano ancora cimbro, tra di loro, i fratelli e le sorelle Lina, Rosa, Pietro, Pasqua, Lino e Bruna quando si incontrano o quando si telefonano dalla Svizzera dove due di loro sono emigrate. L'italiano lo hanno imparato a scuola, dal maestro Aulo Crisma, profugo istriano, anche lui minoranza, ma veneta in una terra che stava diventando croata.
«Era brava e il parroco del paese don Erminio Furlani ha insistito con i nostri genitori perché potesse studiare», raccontano Pietro e Bruna, «ma allora privarsi di una ragazza che poteva aiutare in stalla, al pascolo e nel bosco non era facile. Quando a 13 anni, l'11 aprile 1950, entrò fra le suore della Compagnia di Maria di don Antonio Provolo a Verona, da Giazza partirono una decina di ragazze curiose di fare altrettanto, ma fu l'unica a restare».
Nel 1955, a 19 anni, la più giovane del gruppo, abbracciò la vita religiosa e un anno dopo era già sulla nave che con altre quattro consorelle la portava in Argentina dove l'istituto aveva aperto due case per l'assistenza e l'istruzione dei bambini e delle bambine sordomute. Fu lo scoglio più difficile da superare, perché i fratelli ricordano che il papà era decisamente contrario che la figlia si allontanasse da Verona: da Giazza andare in città allora era come partire per l'America e non si rassegnava a immaginare di avere oltreoceano una figlia così giovane che compì vent'anni durante i 18 giorni della traversata e la prima lettera arrivò a casa dopo quattro mesi.
Ma la determinazione di suor Giancarla ebbe la meglio e per tutta la vita il suo interesse principale fu per l'istituto religioso e i bambini che le erano affidati. In Argentina si diplomò maestra nel 1965 e cominciò la sua attività nella didattica e nell'assistenza, prima a La Plata e poi a Buenos Aires. Tornò in Italia la prima volta dopo 12 anni e la seconda dopo altri dieci anni, perché ormai la sua vita era fra le bambine sordomute: l'istituto accoglieva figlie con disabilità di gente ricca e importante e con la loro generosità riusciva a sostenere il mantenimento anche delle bambine che venivano raccolte dalla strada e dalle famiglie povere.
Pietro e Bruna, che andarono a trovarla recentemente in Argentina, hanno visto con quanto amore e rispetto era accolta ovunque lei andasse, dalle case più umili agli uffici più importanti della capitale. Coetanea del cardinale Jorge Mario Bergoglio, oggi papa Francesco, lo accoglieva sempre volentieri nell'istituto, dove era anche padre spirituale di alcune suore, e le sue visite erano frequenti e sempre motivo di gioia e soddisfazione per suor Giancarla.
«Aveva il carisma dell'organizzazione», ricorda suor Maria Luisa, superiora dell'istituto di Verona, «ma era anche molto dolce e affabile, con un grande cuore di mamma, benvoluta da bambini e genitori. Tantissimi di loro diventati adulti, tornavano con la loro famiglia e i loro figli per far conoscere la suora che li aveva allevati da piccoli insegnando a leggere a scrivere e a comunicare con tutti. È stata una grande sorella e una grande mamma», aggiunge la superiora, «non ha mai pensato a una carriera per sé, sempre gioviale e affabile, anche molto scherzosa e per questo simpatica a tutti. L'ultima volta che ci siamo viste le avevo chiesto di fermarsi a Verona vista ormai l'età», conclude suor Maria Luisa, «ma non vedeva l'ora di ripartire perché aveva ancora troppe cose da sistemare. Quando sarebbe stato tutto a posto sarebbe tornata, mi aveva promesso». È stata chiamata in cielo prima ed è tumulata nel cimitero di Buones Aires, nella terra che l'ha accolta adolescente e per la quale ha donato un'intera vita».

Vittorio Zambaldo

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