<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
La storia

Matteo, il viaggio come filosofia di vita: a piedi o in bici con zaino e sacco a pelo

Per altri sono imprese, per lui una filosofia di vita, perché Matteo Bonomi, 31 anni, da San Rocco di Piegara, laurea in ingegneria meccanica, girare il mondo con il solo aiuto di una bici o dei suoi piedi, è la cosa più normale e bella che si sente di fare. Lavora quei mesi che gli servono per accumulare quanto gli basta e poi parte. «Posso permettermelo finché non ho famiglia. Un domani se dovessero cambiare le cose, farei diversamente», ammette candido.


Ha cominciato a 25 anni, partendo da casa in bicicletta per raggiungere degli amici di università a Oliena nel Nuorese. Due anni dopo, sempre con colleghi universitari, arriva in bici in Sicilia e nel viaggio successivo, ancora in bici, lo troviamo a Lisbona. Finisce la scuola e comincia a lavorare, quanto gli basta per raccogliere i soldi per restare a zonzo sulla bici per l’Europa per quattro mesi, da solo: «Non è stata una scelta, ma non ho trovato nessuno che venisse», si giustifica. In effetti arrivare a Capo Nord in quelle condizioni e stare in giro su due ruote a pedale per tutto quel tempo non è una scelta comune. «Non è un’impresa. C’è chi fa di più e meglio», precisa.


Poi passa un intero anno a Bristol, in Inghilterra, per migliorare l’inglese, lavorando con contratto a tempo parziale e quest’estate, tornato a casa, ha deciso di ripartire, stavolta a piedi, da casa fino a Roma, passando per Assisi. Arrivato dopo un mese di cammino nella Città Eterna, ha telefonato a casa: «Ci ho preso gusto: ho ancora un po’ di tempo e soldi e vado avanti», ha annunciato ai familiari, papà, mamma, sorella insegnanti, un fratello agronomo. Così dopo 53 giorni spedisce una cartolina da Santa Maria di Leuca, punta estrema del tacco d’Italia, raggiunta dopo non poche altre digressioni.


Sulle spalle uno zaino di 9-11 chilogrammi con sacco a pelo leggero e tenda perché il 90 per cento delle notti le ha passate all’aperto e solo saltuariamente in qualche struttura. «Non ho mai avuto problemi di natura fisica perché seguo la regola di dare al corpo il tempo di adattarsi. Quindi tappe graduali, senza forzare all'inizio», racconta.


Ma perché lo fa? «Viaggiare, vedere, conoscere gente è la cosa che mi piace. Del resto adesso rischio di diventare un fenomeno, ma una volta era la normalità spostarsi su queste distanze e con questi tempi. Il mio sport preferito resta il ciclismo, ma anche andare a piedi ha il suo fascino. La meta mi dà la ragione per muovermi, ma l’obiettivo è il percorso, non tanto la meta. Incontro persone, parlo, spiego, ascolto, interagisco, soddisfo la loro curiosità e anche la mia. Lo faccio perché mi rende felice e in questo momento della vita posso permettermelo».
Un cammino per tutti? «Per tutti quelli che sentono curiosità, che hanno due soldi in tasca e tempo da dedicare. Servono solo tre cose: volontà di farlo, un minimo di salute e prendersi del tempo».

 

 


Trent’anni e non pensare ai contributi di una comoda pensione: «Sono perfettamente cosciente che questa prima parte della vita va a discapito della mia carriera da ingegnere, però so quello che ho lasciato e apprezzo molto di più quello che trovo sul cammino. Posso dire che mi piace avere più tempo che soldi. Quaranta ore di lavoro settimanale mi danno più soldi di quelli che mi servono, ma mi tolgono troppo tempo, che invece non ha prezzo. Ecco perché preferisco qualche ora in meno di lavoro ma più tempo per il teatro, gli scacchi, la bici, le camminate. Quando ho messo da parte quanto mi basta per partire, parto. Ho calcolato che con 400-600 euro vivo bene per un mese. Sono i soldi che uno di solito spende per un fine settimana di vacanza in una località turistica. Io me li faccio bastare per un mese».


Seguendo questa filosofia ha appena accettato l’incarico di insegnante di materie scientifiche in una scuola superiore, ma ha già buttato il cuore oltre l’anno scolastico: «Sogno di arrivare a Istanbul in bicicletta, poi a Marrakech dove ho degli amici marocchini da andare a trovare e infine mi sto immaginando la traversata dell’America Latina, dal Messico alla Terra del Fuoco. Dedicarmi alle mie passioni mi rende felice», conclude. 

Vittorio Zambaldo

Suggerimenti