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Lupi, quattro manze predate in poche ore

I fratelli Roberto e Stefano Gaspari con le manze predate dai lupi a contrada Valle di Camposilvano
I fratelli Roberto e Stefano Gaspari con le manze predate dai lupi a contrada Valle di Camposilvano
I fratelli Roberto e Stefano Gaspari con le manze predate dai lupi a contrada Valle di Camposilvano
I fratelli Roberto e Stefano Gaspari con le manze predate dai lupi a contrada Valle di Camposilvano

C’era un silenzio irreale ieri mattina a contrada Valle, un posto incantevole in territorio di Velo, di proprietà della Comunità della Lessinia, restaurato da un intervento dell’architetto di fama internazionale Paolo Portoghesi, rotto solo dall’ansimare di due vitelli, il canto del cuculo in lontananza e un brusio macabro di mosche sulle ferite aperte. Le greppie rovesciate raccontano della lotta impari dei due animali contro i lupi: almeno un paio sono quelli che gli si sono avventati contro, squarciando la pelle e mangiando porzioni di muscolo all’altezza degli arti anteriori e posteriori. Gli animali tacciono, in un’agonia silenziosa che racconta molto più di tante parole, quelle che finora hanno riempito carta e video senza mai una soluzione accettabile. Sono le ennesime vittime innocenti di una strage mai vista a questi livelli di incremento nella stagione d’inizio alpeggio. Lungo la provinciale che collega Camposilvano con gli alti pascoli di Conca dei Parpari vanno veloci i trattori con i rimorchi carichi di vacche e manze: di solito è una festa per gli animali che escono dalla stalla e vivono per tre mesi al sole e alle intemperie ma godendo dell’abbondanza di erba fresca. Questi vagoni stracarichi hanno invece le sembianze di un viaggio senza ritorno. I fratelli Roberto e Stefano Gaspari, titolari del ben conosciuto agriturismo di Camposilvano, sono disperati: «Le abbiamo trovate alle 7 quando siamo saliti per un controllo ma ci eravamo resi conto che era successo qualcosa quando abbiamo visto che il grosso della mandria, 28 capi, non era in questo luogo dove lo avevamo lasciato, ma era sceso nella vicina Valle delle Sfingi. La paura aveva fatto sfondare il recinto di filo spinato e portato gli animali vicino a casa. Ci chiediamo che cosa abbiamo fatto per meritarci questo», dicono Roberto e Stefano. Gli animali ancora vivi attendono il ritorno del veterinario con la fiala che toglierà la vita in pochi istanti: impossibile ricucire le ferite. Mancano porzioni troppo ampie di muscolo e di tessuto. Anche il veterinario è sconsolato: «Ho studiato tanto con la speranza di assicurare la vita agli animali che mi venivano affidati. Sono giorni che faccio solo questo lavoro di morte. Non avrei mai pensato da studente che sarei arrivato a questo», dice scuotendo la testa. «Dal nostro punto di vista, di allevatori che facciamo questo lavoro per passione degli animali e del territorio», aggiungono i fratelli Gaspari, «queste scene sono di grande tristezza. Purtroppo ci manca la speranza di veder risolto il problema. Sono già tre i capi che perdiamo in questo modo in meno di una settimana. Abbiamo usato la precauzione di cambiare pascolo dopo la prima predazione ma non è servito a nulla perché il lupo colpisce ovunque e in maniera imprevedibile». Erano capi di 12 mesi, destinati all’ingrasso per essere macellati il prossimo inverno e la carne destinata ai clienti dell’agriturismo. «È un danno economico importante, ma non ha prezzo il danno morale che il lupo ci sta facendo», concludono i due fratelli. Nel mentre arriva la notizia che altre due manze sono state predate a Malga Dossetti, Comune di Bosco Chiesanuova. Potrebbero essere stati gli stessi lupi perché la distanza potrebbe essere coperta in un quarto d’ora da un animale selvatico che segue d’istinto la strada fra boschi e vaj. Si parla anche di divisione del branco della Lessinia, vista l’età avanzata della coppia Alpha (Slavc e Giulietta) arrivata probabilmente a fine ciclo. Queste predazioni anomale potrebbero essere il segno distintivo della marcatura del territorio da parte di giovani più intraprendenti che vogliano affermare il comando sul branco. Siamo nel campo delle ipotesi e per le conferme servirebbero analisi sul Dna. Quello che invece gli allevatori cercano sono risposte immediate su che cosa fare adesso. Anna Maggio, comandante della Polizia provinciale, è presente con i suoi agenti per i rilievi di legge per i risarcimenti: «Ci può stare anche il caso di cani rinselvatichiti e vaganti, ma sicuramente la maggior parte è da attribuire ai lupi. La Regione sta facendo molto per cercare di contenere questa situazione, ma non è nella possibilità della politica regionale adottare procedure diverse nei confronti dei predatori. Le risposte devono venire dal governo centrale, le deroghe sono previste per gli abbattimenti dei lupi ma vanno decise a livello ministeriale. Posso solo dare il consiglio di difendere i propri animali rinchiudendoli di notte, ma capisco che non è una risposta a quello che gli allevatori si aspettano», conclude la comandante. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Vittorio Zambaldo

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