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«Lupi, istituzioni indifferenti» E gli allevatori non denunciano

I partecipanti all’incontro promosso da Coldiretti a Bosco Chiesanuova
I partecipanti all’incontro promosso da Coldiretti a Bosco Chiesanuova
I partecipanti all’incontro promosso da Coldiretti a Bosco Chiesanuova
I partecipanti all’incontro promosso da Coldiretti a Bosco Chiesanuova

«Le perdite del patrimonio zootecnico a causa della predazioni dei lupi non vengono tutte denunciate e sono in netto e costante aumento rispetto agli anni precedenti, anche perché non esiste nessuna normativa che obbliga chi subisce il danno a farne denuncia», è la sottolineatura fatta dal veterinario di Coldiretti Antonio Scungio nell’incontro di Bosco Chiesanuova fra i presidenti delle sezioni dei Comuni di montagna e il presidente provinciale Daniele Salvagno. Per Scungio «è un segnale di sfiducia degli allevatori verso le istituzioni. Alcuni di loro si sono visti costretti a riportare in stalla in anticipo i propri capi, con conseguente abbandono delle aree pascolive e degrado delle zone d’altura. Di conseguenza l’alpeggio rischia di cedere il posto ai rovi, segno inequivocabile del degrado e dell’abbandono». «La presenza del lupo e di altri animali selvatici», hanno precisato i presidenti delle sezioni locali di montagna di Coldiretti, «rende sempre più difficile l’attività dell’allevatore e, pur nella volontà e nella consapevolezza che si arriverà un giorno a una convivenza pacifica, siamo ancora troppo lontani dal poterci sentire al riparo da perdite e danni sempre meno sostenibili. Siamo ancora una volta a chiederci che cosa possiamo fare per evitare danni agli animali e alle aziende agricole. Una cosa è certa: siamo troppo legati alla nostra terra e non vogliamo abbandonarla. Senza l’agricoltura, la montagna sarebbe lasciata a se stessa e ben diversa da come oggi i veronesi e i turisti sono abituati a viverla», ribadiscono. I dati raccolti da Coldiretti sulle predazioni nel Veronese da inizio anno registrano 63 eventi a danno del patrimonio zootecnico locale, dei quali 10 sul Baldo e 53 in Lessinia, in linea con quelli dello stesso periodo dell’anno scorso (61), ma con una crescita per il Baldo da 3 a 10, coinvolgendo prevalentemente ovicaprini e un calo in Lessinia da 58 a 53, a danno sopratutto di bovini (49) rispetto a ovicaprini (4). Nel confronto con il 2019 è cresciuta la letalità durante gli attacchi, con un conseguente abbassamento degli indici di ferimento. Sull’altopiano sono stati predati 49 bovini di cui 41 sono rimasti uccisi e 8 feriti, o soppressi per le ferite giudicate inguaribili; un asino, 69 pecore, di cui 24 uccise e 37 ferite o soppresse e 8 disperse, per un totale di 119 capi. Gli attacchi da lupo hanno interessato i territori dei Comuni di Bosco Chiesanuova (15), Roverè (10), Erbezzo (8), Sant’Anna d’Alfaedo (8), Velo (7), Badia Calavena (3), San Mauro di Saline (1) e Grezzana (1). Il presidente Salvagno ha rimarcato che «per combattere la grave situazione che si sta creando alle aziende agricole, la cooperazione tra tutte le realtà presenti rappresenta la strada per uscire da una situazione di emergenza, che sta mettendo a dura prova chi vive e lavora in montagna. La collaborazione che Coldiretti ha instaurato con l’ente Parco, con altre associazioni e con la filiera lattiero casearia del territorio, quindi, si rivela un punto di partenza per il bene di un territorio che tutti noi amiamo. Ma è necessario che anche le istituzioni si occupino in modo serio dei problemi reali di chi custodisce da sempre la montagna e la rende fruibile per stare all’aria aperta o per ritrovare i valori veri di un mondo ancora sano, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche agricolo e culturale». •

V.Z.

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