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Lupi all’attacco, beffa oltre al danno

Arnaldo Pozzerle, allevatore di Velo VeroneseUn esemplare di lupo
Arnaldo Pozzerle, allevatore di Velo VeroneseUn esemplare di lupo
Arnaldo Pozzerle, allevatore di Velo VeroneseUn esemplare di lupo
Arnaldo Pozzerle, allevatore di Velo VeroneseUn esemplare di lupo

Questa volta a colpire non sono stati solo i lupi ma anche l’ignoranza di certi benpensanti. Ne hanno fatto le spese nei pressi del rifugio Lausen e Baita Zanotti una manza di quattro quintali completamente consumata dal branco e l’allevatore, Arnaldo Pozzerle, che esasperato per la perdita di un capo di pregio, aveva sistemato lungo il sentiero, ma all’interno della sua proprietà dei cartelli con la scritta: «Nel 2021 noi allevatori (custodi) della Lessinia siamo ancora costretti a piangere e soffrire in silenzio. Perché? Dov’è la giustizia?». E un altro: «Bella la Lessinia. Ieri c’era (era viva) oggi, come per magia, non c’è più! Magica Lessinia! Tra qualche anno potrete ammirare dei bei paesaggi in degrado. Grazie Life WolfAlps!». La predazione è successa giovedì scorso e i cartelli sono rimasti per qualche giorno prima che martedì, salito al pascolo, Pozzerle ha trovato la sorpresa che erano stati tutti rimossi e al loro posto era appesa su carta di una sacchetto da pane la scritta «Ignorante». «Non si può neanche esprimere la propria opinione in maniera civile e pacifica», commenta sconsolato, «noi allevatori non contiamo proprio nulla, anzi se parliamo diamo anche tanto fastidio. È vietato protestare», lamenta, «ma io credo che queste persone abbiano perso il senso della ragione». L’attacco alla manza, secondo i rilievi eseguiti dalla Polizia provinciale, è stato portato da una coppia di adulti e da un gruppo di giovani nati nell’anno: dalle impronte lasciate si presume che con i genitori ci fossero almeno sei lupetti. Del resto il consumo di carne è stato elevatissimo, a conferma del gran numero di partecipanti al banchetto. Per Pozzerle è stato un danno importante: «È la prima manza che perdo quest’anno, ma altre tre le ho perdute per colpa dei lupi negli anni scorsi», rivela. Ha un allevamento di un centinaio di capi in contrada Foi, dietro il Monte Purga che conduce da solo, aiutato dai familiari quando sono liberi dai rispettivi lavori e proprio nella giornata di ieri, con il sostegno del fratello, si era impegnato a riportare in stalla le manze che sono ancora al pascolo. «Le temperature miti ci permettono di prolungare ancora il pascolo anche fino a dicembre, finché non nevica. Del resto con l’impennata dei prezzi delle materie prime, poter contare ancora sulla possibilità dell’allevamento all’aperto è un grande vantaggio, ma non posso permettermi di perdere un animale di questo valore», aggiunge. Il suo infatti è un allevamento biologico che produce latte per il caseificio Tomasoni di Breda di Piave (Treviso), «e le mie vacche sono certificate Sig (Specialità territoriale garantita). Il prontuario regionale non riconosce la differenza e paga dai 300 ai 400 euro per un capo perduto a causa di una predazione da selvatico. Se la vacca è incinta il rimborso sale a 600-700 euro. La manza predata era incinta, ma mi mancava la certificazione del veterinario perché doveva ancora visitarla. Così perdo anche questo vantaggio. Sopratutto pewrò non mi viene riconosciuto il pregio di questo capo. Se ricompro una manza con le stesse caratteristiche, ammesso di trovarla e di non dover andare fino in Austria, la devo pagare come minimo 1-600-1.700 euro», denuncia l’allevatore. Torna a parlare di lupi per dire che anche lui apprezza questo animale ma che non vede futuro per la Lessinia: «Ormai sono dappertutto. Di sera si sentono ululare vicino alla contrada. Ho salvato una manza dai loro denti a pochi passi dalla stalla. Ho l’abitudine di mandare fuori al pascolo vicino alla stalla le manze di 4-5 mesi perché si abituino e i predatori erano appostati proprio dietro il muro della concimaia. Sono riuscito a salvarla quando aveva già i segni dei denti sul collo. Ho anche quattro figli piccoli ma ho paura mandarli fuori la sera. Stiamo chiusi in casa, chiudiamo le stalle e presto chiuderemo anche le aziende», conclude. •..

Vittorio Zambaldo

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