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Lite Brunelli e carabinieri
Il filmato spopola sui social

«Chi l’ha visto?», la trasmissione di Rai Tre condotta da Federica Sciarelli, ha riproposto in prima serata il video di cinque anni fa, già pubblicato allora sul sito dell’Arena, del parapiglia accaduto in via Carcereri a Cerro.

In quell’occasione i carabinieri di Grezzana e il vigile avevano tentato di far eseguire l’ordinanza del sindaco Paolo Garra che disponeva la rimozione della Fiat Multipla della famiglia Brunelli che occupava la strada impedendo il transito delle persone. A Marisa Brunelli, che si arrampicava sull’auto nel tentativo di impedire che il braccio meccanico dell’autogrù agganciasse il veicolo, si era avvicinato il comandante dei carabinieri di Grezzana Roberto De Razza facendola scendere dal mezzo.

In cambio De Razza aveva ricevuto un colpo in testa, sferrato con la mano che impugnava il telefonino, tanto da fargli volare via il cappello della divisa. Il militare reagiva con un ceffone per bloccare la donna mentre il fratello Giampaolo e poi anche i due anziani genitori correvano in aiuto della figlia, aggredendo a loro volta entrambi i carabinieri presenti.

La vicenda si concluse all’ospedale per i due militari e in carcere per i quattro membri della famiglia, arrestati per resistenza a pubblico ufficiale. I processi seguirono fino al secondo grado con la condanna letta il 29 aprile 2014 a Venezia di Marisa e Giampaolo Brunelli ad un anno. Alla madre Amelia Bonomi furono confermati i sei mesi, inflitti già in primo grado dal giudice Sandro Sperandio il 21 maggio 2012, mentre il padre Enrico fu assolto.

Ora si attende la decisione della Cassazione.

Marisa ha portato in trasmissione il video denunciando di essere stata condannata senza che la magistratura avesse preso in considerazione la prova testimoniale della registrazione. «In realtà furono proprio i Brunelli, in primo grado a non volere che il magistrato visionasse il video, accampando la motivazione che la registrazione era stata manipolata», racconta l’avvocato Alberto Lo Russo che ha difeso nei precedenti gradi di giudizio sia i carabinieri sia il sindaco e il vigile di Cerro.

I giudici (in otto hanno seguito la vicenda nei due gradi finora discussi) hanno ritenuto pertanto di non utilizzare il video, visto che non era considerato affidabile da una delle parti in causa. Le sentenze si sono fondate sulle prove testimoniali, che non mancavano perché alla vicenda aveva assistito una quarantina di persone.

Tanto più che la lite non si è esaurita nei pochi secondi di video trasmessi durante la puntata del 13 aprile ma è proseguita dal mattino alle 9 fino alle 15.

«Dirò di più: in un altro procedimento avviato dalla famiglia Brunelli contro i carabinieri per la presunta violenza subita, il giudice ha prosciolto definitivamente i militari perché dopo il colpo ricevuto il comandante aveva il dovere di immobilizzare l’aggressore come ha cercato di fare», conclude Lo Russo. V.Z.

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