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Libri di Giorgio Gioco donati alla biblioteca

Il sindaco Lucio Campedelli  riceve da Cristina e Antonio Gioco la raccolta di un’annata dell’«Arena» di proprietà del padre Gioco, oltre a suoi libri personali
Il sindaco Lucio Campedelli riceve da Cristina e Antonio Gioco la raccolta di un’annata dell’«Arena» di proprietà del padre Gioco, oltre a suoi libri personali
Il sindaco Lucio Campedelli  riceve da Cristina e Antonio Gioco la raccolta di un’annata dell’«Arena» di proprietà del padre Gioco, oltre a suoi libri personali
Il sindaco Lucio Campedelli riceve da Cristina e Antonio Gioco la raccolta di un’annata dell’«Arena» di proprietà del padre Gioco, oltre a suoi libri personali

Amava così tanto questo paese che i figli Cristina e Antonio, con la nipote Ilaria che ha fatto da tramite, hanno deciso di regalare alla biblioteca comunale di Erbezzo le raccolte rilegate di varie annate di quotidiani italiani e due scatoloni di libri «storici» su cui Giorgio Gioco, lo chef del ristorante 12 Apostoli, ma anche poeta, anfitrione e mecenate, aveva sudato i suoi diplomi. Chi frequenterà la piccola ma ben fornita biblioteca del paese troverà i suoi libri di scuola annotati diligentemente a margine della pagina e potrà sfogliare con partecipazione quegli appunti. Il passaggio è stato fatto dai figli nelle mani del sindaco Lucio Campedelli, alla presenza del presidente Ana Luciano Bertagnoli che proprio nelle stesse ore, nella sala civica accanto alla biblioteca, stava conducendo una riunione in trasferta del direttivo della sezione scaligera dell’Ana. Una situazione che così combinata sarebbe piaciuta tantissimo a Gioco, legatissimo al suo cappello alpino e al paese, del quale non è mai mancato, finché ha potuto, alle feste del formaggio Monte Veronese. «Gli dobbiamo tantissimo», ha riconosciuto Campedelli, «per la promozione della nostra festa e ogni anno in quell’occasione mi scriveva con la sua bella calligrafia augurando il miglior successo. Siamo onorati che i suoi figli conservino verso di noi lo stesso affetto del papà», ha detto Campedelli. Antonio ha ringraziato la nipote Ilaria che ha fatto da tramite con il Comune e la grande famiglia degli alpini e ha letto quando aveva messo per iscritto, un gioiellino di racconto che ha intitolato «Dino, Giorgio e un pezzo di formaggio». È un episodio della vita di Giorgio Gioco che racconta l’amicizia col grande giornalista e scrittore Dino Buzzati, che di passaggio da Verona per raggiungere le amate Dolomiti di casa, immancabilmente si fermava dall’amico Giorgio, anche quella volta, nei primi anni Sessanta, che per un contrattempo in autostrada, si presentò sulla porta del 12 Apostoli alle cinque del pomeriggio. Ma il re della cucina, che non abbandonava mai il suo regno neanche nelle ore di chiusura, lo fece accomodare ancor più emozionato del solito per dover condividere da solo, per la prima volta, l’incontro con quello che considerava icona della cultura italiana. «Una bottiglia di Valpolicella, un piatto con formaggio della Lessinia condito con dell’olio d’oliva extravergine della Val d'Illasi e delle fette di profumato e croccante pane alle olive nere. Dopo solo qualche boccone Dino si ferma: «Giorgio, davanti a questo formaggio, a questo olio, a questo pane e a questo vino noi, da ora, dobbiamo darci del tu. In questo piatto c’è tutto il lavoro, la fatica, il sacrificio, la dedizione, la maestria, la passione della tua gente veronese e ti sono grato di avermi messo sul tavolo questa serie di emozioni che abbattono ogni barriera e generano, inevitabilmente, Amicizia». Tutta colpa di un pezzo di formaggio e del coraggio di esserne fiero», conclude Antonio. «Pensiamo sia giusto che, alcuni libri molto personali di Giorgio siano ospitati in uno dei luoghi veronesi a cui era più affezionato. Erbezzo lo ammaliava, come la gente, la natura, lo scampanio delle vacche e quel formaggio profumato, saporito e sublime tanto da spingere molto i produttori a unirsi nel consorzio del Monte Veronese Dop. Giorgio Gioco, più alpino che cuoco, era così, un sentimentale “al pascolo” fra prati erbosi e umanità montanara» è il ritratto che del papà hanno fatto i figli. •.

Vittorio Zambaldo

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