Compie trent’anni a fine gennaio il Parco naturale regionale della Lessinia, ma c’è poco da festeggiare per Giorgio Bragaja, ex esponente del Partito comunista italiano, Alberto Tomiolo e Mao Valpiana del partito dei Verdi, tutti e tre consiglieri regionali emeriti che nel 1989, dall’opposizione, con una Regione a guida democristiana, riuscirono a far votare la nascita del Parco, il secondo in Veneto dopo quello dei Colli Euganei. Anzi fu proprio per un emendamento votato in aula e suggerito dai tre che il Parco ebbe l’aggiunta dei vaj dei Falconi, Anguilla e Squaranto, proprio quelli che il nuovo progetto di legge in discussione vorrebbe togliere.
«Come proponenti e promotori ne siamo orgogliosi ma anche preoccupati per il futuro dell’ente di tutela», esordiscono denunciando il fatto che si tratta del «primo caso in Italia e in Europa del tentativo di riduzione di un parco naturale». La loro proposta, viceversa, è di «rilanciare e ampliare il Parco, comprendendo nel suo perimetro anche il Monte Pastello, nel Comune di Fumane, finora incredibilmente escluso e perciò penalizzato». «La Lessinia non è di chi la abita e nemmeno dei Veronesi: è di tutti e va tutela e migliorata per esser lasciata in condizioni migliori a chi verrà dopo di noi», concludono Bragaja, Tomiolo e Valpiana.