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Le «sentinelle» volontarie curano i sentieri della Lessinia

Maria Grazia Comini e Maurizio Boni
Maria Grazia Comini e Maurizio Boni
Maria Grazia Comini e Maurizio Boni
Maria Grazia Comini e Maurizio Boni

Sono in servizio continuo, Maria Grazia Comini e Maurizio Boni, che per l’amore della natura, della montagna e dei suoi sentieri sono perfette sentinelle della Lessinia. Una cena tra amici, tutti appassionati della montagna, li ha fatti incontrare e poi ha fatto scoccare il colpo di fulmine fino a portarli davanti all’altare. Non è stato difficile scoprirsi entrambi affascinati dalla montagna: Maurizio è appassionato speleologo, Maria Grazia è iscritta alla Federazione Italiana Escursionisti (Fie). Insieme, da anni, si dedicano ad un servizio del tutto gratuito: segnalare i sentieri della Lessinia. «Già dal 1980», sottolinea Maria Grazia, pubblicitaria da poco in pensione, «ci occupavamo di alcuni sentieri, con la collaborazione di Beppe Pighi che, per allenarsi, correva in su e giù segnalandoci dove era necessario intervenire sulla segnaletica deteriorata. Le spese erano a nostro carico», ricordano Maria Grazia e Maurizio, «ma si sopportavano perché il desiderio di rendere visibili i sentieri era diventata per noi di più di una missione. Ora abbiamo la fortuna di avere contributi». E aggiunge: «La segnalazione di sentieri è stata sempre nel nostro Dna, dal 1970 quando, in assenza di linee guida precise, le varie associazioni si occupavano dei sentieri di Lessinia e Baldo». Interviene Maurizio, ex dipendente Amia: «Va precisato che il maggior club di alpinismo, il Cai, non era interessato più di tanto alla segnaletica dei sentieri che non portavano a pareti adatte all’arrampicata, almeno fino al 1990, quando il suo vicepresidente generale Teresio Valsesia fece decollare la Commissione escursionismo. È chiaro che agli inizi questo generava una certa incertezza su molti sentieri minori della nostra montagna». La svolta avvenne nel 1989 a Costagrande, sopra Avesa, «dove si riunirono i vertici della Fie, dell’European ramblers association e ci affidarono l’incarico di realizzare un tratto del Sentiero Europeo che attraversava tutto il Veneto. Da quella data», prosegue Maurizio, «il lavoro operativo di segnaletica ha lasciato ampio spazio allo studio del territorio per collegare svariati sentieri già esistenti e la sperimentazione del come segnalare, con cartellini plastici, metallici ecc. con frecce e cartelli improvvisati». Il 16 settembre 1990, al passo Pelagatta, vicino al rifugio Scalorbi, la coppia inaugurò per conto della Fie il primo tratto di Sentiero Europeo E7 Italiano, o meglio l’incrocio tra il Sentiero Europeo E5 e il Sentiero Europeo E7. «Naturalmente gli escursionisti si chiedevano cosa significava E7 e per questo motivo vennero create delle vetrofanie da lasciare nei punti di passaggio del Sentiero Europeo (rifugi, bar, tabaccherie, bazar) sia con il numero 5 che con il 7, poi ci inventammo i cartelli informativi, continuando una evoluzione “della specie” ancora in essere. Fortunatamente, dopo due trattati non proprio decisivi, il 26 ottobre 2018 il Cai e la Fie hanno firmato un protocollo d’intesa con le indicazioni da seguire. Il bagaglio è per noi sempre uguale», spiegano Maria Grazia e Maurizio, «tabelle di legno, pennelli, barattoli di vernice bianca e rossa. Per permettere di vegliare sull’E7, affinché se ne garantisca la percorribilità». •

R.CAP.

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