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ECCELLENZE ARTIGIANE

Le scarpe degli astronauti si fanno a Bosco

Si chiamano «Grigua» e sono nate per chi pratica il torrentismo, ora sono in dotazione al corso Caves dell'Agenzia spaziale europea in Sardegna
Una fase delle esercitazioni degli astronauti in grotta in Sardegna
Una fase delle esercitazioni degli astronauti in grotta in Sardegna
Una fase delle esercitazioni degli astronauti in grotta in Sardegna
Una fase delle esercitazioni degli astronauti in grotta in Sardegna

Il paradosso dei fratelli Vinco è di aver fatto una scarpa per stare saldamente legati alla terra e scoprire che funziona talmente bene che viene adottata dagli astronauti, che i piedi li tengono molto sopra le nuvole. Grigua, dal genovese geco, piccolo rettile dalle zampette a ventosa che gli permettono di camminare anche sui soffitti, è infatti il modello di scarpa che indossano i candidati astronauti impegnati in questi giorni in Sardegna con l'istruttore nazionale Cai di speleologia Francesco Sauro (vedi pezzo in pagina), che segue la loro preparazione per gli aspetti tecnici e di esplorazione, per l'organizzazione della spedizione e i problemi di sicurezza, nell'ambito del corso Caves dell'Esa, l'Agenzia spaziale europea.
«Le rocce di quarzite quando si bagnano diventano una specie di campo saponato ed è impossibile stare in piedi, mentre indossando le Grigua cammini normalmente», racconta Francesco Sauro, «così me le sono messe in grotta per lavorare con gli astronauti. Io stavo in piedi e loro continuavano a cadere. Allora ho deciso di adottarle anche per i candidati del corso perché, per quanti controlli si facciano sull'attrezzatura e sulla preparazione, l'unica cosa che resta davvero imponderabile e incontrollabile quando si è in grotta è l'aderenza alle superfici sulle quali si cammina. Ebbene, con queste scarpe abbiamo ottenuto l'80 per cento di aderenza in più. L'hanno notato tutti, tant'è che nel riepilogo finale dello scorso anno, tra le cose sottolineate positivamente, oltre al lavoro di relazione e al test sui materiali, tutti hanno detto di essere rimasti impressionati dalle caratteristiche di queste scarpe». Tanto che un astronauta russo se ne è comprato un paio in più per portarsele a casa. E quest'anno le Grigua con i colori dell'Esa sono tornate tra l'attrezzatura del corso. «È una scarpa nata nel 2009 e pensata per chi fa sport e pratica il torrentismo, che ha spesso le suole bagnate o si deve muovere su rocce umide. Avevamo bisogno di un materiale particolarmente aderente», spiegano i fratelli Vinco che le realizzano nella loro piccola azienda, «ci ha detto Sauro dei risultati che otteneva calzandole».
Il segreto di quella scarpa i quarantenni Daniele, Pierangelo e Roberto Vinco l'hanno scoperto portando avanti la loro passione: fare scarpe per la montagna e il tempo libero, un'eredità centenaria e che viene dal nonno Angelo, calzolaio, dal papà Vincenzo che dal dopoguerra ha cominciato a pensare a un laboratorio artigianale un po' più grande del deschetto da ciabattino e ha fatto un corso per corrispondenza dove ha imparato anche a realizzare scarpe da sposa. Da lì è nato Gaibana (www.gaibana.it), dal nome della montagna che sovrasta la Lessinia e che è diventata logo della loro azienda. Erano nove fratelli e finite le medie hanno tutti lavorato nell'azienda di famiglia: adesso sono rimasti loro tre a realizzare scarpe cento per cento made in Italy.
«In realtà noi abbiamo fatto una scarpa che aderisca bene anche alle superfici bagnate, ma non l'abbiamo mai provata. Sono stati i torrentisti prima e poi Francesco Sauro a raccontarci di aver messo ai piedi qualcosa di eccezionale in quanto ad aderenza», ammettono i fratelli Vinco.
Non sanno perché sia una scarpa speciale, ma sanno che nei 52 passaggi di mano che devono fare per realizzare ogni scarpa (104 il paio), i primi 48 sono comuni a tutti i modelli del loro catalogo, gli ultimi quattro invece sono quelli che fanno la differenza.
Finché non la prendi in mano, pensi a chissà quale misterioso disegno sarà scolpito sulla suola, invece scopri che è liscia. Le Grigua sono leggere, tengono in posizione corretta la caviglia, ma sono scarpe normali, «nel senso che non avevamo l'intenzione di fare qualcosa di speciale», riprendono i Vinco. Infatti sono scarpe per tutti, che si possono acquistare per 125 euro nello spaccio dell'azienda, unico punto vendita dei prodotti Gaibana. «Non sono i nostri clienti che vengono a chiederci di indossare le scarpe degli astronauti», ammettono i fratelli Vinco, «sono piuttosto gli astronauti che hanno voluto le scarpe dei nostri clienti».
La passione con cui creano calzature da montagna, da trekking e calzature di sicurezza li ha portati a produrre anche un modello con caratteristiche specifiche per le esigenze di sicurezza e praticità dell'elisoccorso del Suem di Bergamo e dell'ospedale Niguarda di Milano nonché del 118 di Verona Emergenza, Padova e Brescia. I Vinco non fanno pubblicità, non hanno negozi, non temono la concorrenza: «Nessuno al mondo, per lo stesso prezzo, prenderebbe in mano 104 volte un paio di scarpe», dicono.

Vittorio Zambaldo

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