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La ferrata rinnovata dopo 60 anni

Una vista della ferrata Campalani: sono stati necessari sei mesi per riportarla al suo antico splendoreGaia e Camilla del Gao hanno inaugurato la ferrata Campalani
Una vista della ferrata Campalani: sono stati necessari sei mesi per riportarla al suo antico splendoreGaia e Camilla del Gao hanno inaugurato la ferrata Campalani
Una vista della ferrata Campalani: sono stati necessari sei mesi per riportarla al suo antico splendoreGaia e Camilla del Gao hanno inaugurato la ferrata Campalani
Una vista della ferrata Campalani: sono stati necessari sei mesi per riportarla al suo antico splendoreGaia e Camilla del Gao hanno inaugurato la ferrata Campalani

Sul tracciato rinnovato della Ferrata Campalani, la prima delle Piccole Dolomiti, il tempo di una veloce benedizione del parroco di San Zeno in Zai, don Davide Vicentini e già due giovanissime arrampicatrici, Gaia consigliere del Gao e l’amica Camilla si sono attrezzate con tutto l’indispensabile per affrontare per la prima volta il tracciato. Vengono da una serie infinita di ascensioni su vie attrezzate ma è la prima volta che hanno affrontato la ferrata «di casa» ed è una soddisfazione per il presidente del Gruppo alpino operaio Andrea Dalla Valle. A lungo ha lavorato per il rinnovo della via e per gli ideatori e fondatori di questo spettacolare tracciato pensato 62 anni fa e inaugurato dopo un anno di lavori domenica 6 luglio 1958. In una disposizione scritta, conservata dal figlio Francesco, Renato Nicolis, alla cui memoria è stata scoperta una targa proprio all’attacco della Campalani, cita gli amici Nereo Claudio e il figlio Ruggero con il loro cane Alpe che talvolta portava il basto, Toni Conterno e Bepi Bonazzi con i quali cominciò l’avventura dopo aver osservato dalla finestra del rifugio Scalorbi quella parete dolomitica del crestone sudest di Cima Posta che anche d’inverno, baciata dal sole, restava sgombra di neve e ghiaccio. A loro si aggiunsero poi Vittorio Marangoni e le fidanzate Fernanda Testi e Alessandra Righetti, che oltre ad aiutare nel lavoro si sobbarcavano anche il compito dei rifornimenti al gruppo che avanzava spedito di metro in metro, usando solo «punte esagonali d’acciaio e pesanti colpi di mazzetta per praticare i fori dove inserire pioli e cambre per il fissaggio della corda metallica», ha ricordato Nicolis. Fu un’impresa farla ed è stata un’impresa conservarla, compito che negli anni ha curato con passione certosina Silvano Brescianini, verificando di stagione in stagione la tenuta e i rimedi da apportarvi con il sostegno anche del Gao e della Giovane Montagna. Fino alla decisione ultima di un rinnovamento radicale grazie all’intervento della Provincia autonoma di Trento che ha finanziato il 95 per cento della spesa di 18 mila euro, a cui hanno contribuito anche il comitato Gruppi alpinistici veronesi. Nella messa alla chiesetta alpina del Rifugio Scalorbi, don Flavio Gelmetti aveva lanciato l’appello: «Non andiamo in montagna solo per noi ma per farci annunciatori di bellezza. Portiamo nelle nostre escursioni il gusto delle cose belle e una parola di speranza, di impegno per gli altri, con gioia, amore, serenità». E don Davide, ai piedi della parete ha osservato «come la montagna ci fa sentire piccoli ma piccoli non significa insignificanti, perché da piccoli saliamo la montagna senza esserne schiacciati». Alla cerimonia, erano presenti il sindaco di Selva di Progno Marco Cappelletti e l’assessore Stefano Gatti in rappresentanza del sindaco di Ala Claudio Soini, nonché ingegnere Claudio Fabbro, del servizio turismo e sport della Provincia autonoma di Trento che ha seguito tutte le procedure per la realizzazione fino al collaudo. «Porto i saluti dell’assessore Roberto Failoni, mi compiaccio per il lavoro svolto e devo dire che questi sono soldi ben spesi perché ferrate, sentieri e rifugi non sono aziende delocalizzabili: sono qui e ci restano». Infine una promessa dal presidente Dalla Valle: «L’entusiasmo per il rinnovo di questa ferrata mi ha portato a pensare a un appuntamento per l’inizio dell’estate di ogni anno nei quattro rifugi del Carega: sto pensando a una Festa dell’aria, il bene più prezioso per il pianeta e che trova nella limpidità della montagna la sua consacrazione». Le melodie cimbre di Emanuele Zanfretta e del suo gruppo sono risuonate attorno allo Scalorbi a lungo, portando anche un’aria nuova dal gusto antico che ha stregato i numerosi escursionisti presenti all’evento. •

Vittorio Zambaldo

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