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CERRO VERONESE

Riccardo e l’apicoltura dei Lessini insegnata in Africa

Progetto solidale di Riccardo Poli e dell’associazione Madrugada in Guinea Bissau per formare piccoli produttori di miele

Miele contro la denutrizione infantile. Miele per lo sviluppo di una nuova economia locale. Miele per una cura dell'ambiente che parte dal basso. L'Africa chiama la Lessinia. Ha un sapore dolce la solidarietà che Riccardo Poli, apicoltore lessinico, e i missionari laici dell'associazione veronese Madrugada portano in Guinea Bissau. Il loro progetto consiste nel formare, alla periferia della capitale, Bissau, una nuova generazione di piccoli produttori di miele. Creando così un prodotto di alta qualità, che gli autoctoni possano commerciare, e grazie al quale avviare una buona opportunità di sostentamento economico.

 

I corsi in Guinea, paradiso delle api

Riccardo Poli - casa a Cerro, apiario a Cerna (Sant'Anna d'Alfaedo), e centinaia di arnie sparse fra Baldo, Lessinia e Carega - è da poco rientrato dalla sua «missione» africana al fianco di Madrugada. In due settimane, ha guidato l'ennesimo corso intensivo alla neonata associazione degli apicoltori guineensi, cui sono state donate, oltre a formazione e consulenza gratuite, pure attrezzature, come arnie, smielatori, bilance e tute (fra i benefattori, oltre all'Apicoltura dell'Orso di Poli, Enolapi e 3Bee).

 

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A oggi il progetto di apicoltura, condotto in particolare nella località di Cumura, sui seicento ettari di terreni appartenenti alla locale missione dei frati francescani, consta in una cinquantina di alveari. Ma è tutto in pieno divenire. «Quel luogo è il paradiso delle api», esclama Poli, che ha, come metro di paragone, il già elevato standard dei prati lessinici. «In Guinea Bissau, fortunatamente, non sono ancora arrivati né gli agenti patogeni che affliggono gli alveari nostrani, né i pesticidi. Le api del posto sono sane, fanno tanto miele buono; e non c'è bisogno di integrare la loro alimentazione, data l'abbondanza naturale di piante in fiore. Le mangrovie, per esempio, fioriscono tutto l'anno». «I nuovi apicoltori che stiamo istruendo, fra cui gli studenti di agraria», prosegue Poli, «sono bravissimi. Si stanno applicando con grande serietà e impegno. E alcuni sono già riusciti a trasformare la produzione di miele da attività collaterale a prima fonte economica per mantenere la loro famiglia».

 

Alimentazione per i piccoli denutriti

Insieme a Poli, è sceso a Bissau anche un apicoltore trentino, Giampietro Scalet, settantenne di San Martino di Castrozza, che ha costruito a mano dieci arnie da regalare ai «colleghi» africani. «L'ape del luogo, di cui stiamo aspettando i risultati delle analisi genetiche, è probabilmente un ibrido nato dall'incontro fra l'insetto selvatico africano e quello domestico introdotto dagli europei durante la colonizzazione», va avanti l'apicoltore lessinico. «Ai corsisti abbiamo insegnato a fare ulteriormente selezione, per addolcire il carattere ancora selvaggio e un po' aggressivo che le loro api conservano, in modo da lavorare più facilmente, senza l'uso del fumo, assalti notturni agli alveari, o altre "tecniche" obsolete». «Quando, per la prima volta, mi hanno visto aprire un'arnia di giorno, mi hanno guardato come una specie di sciamano», sorride Poli. «Ora lo fanno da soli. E dall'unico miele dal gusto affumicato che riuscivano a fare con metodi tradizionali, oggi sono passati a produrre ottimi mieli di varie tipologie».

 

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Parte di questo prodotto, mischiato agli anacardi a formare una pasta ipercalorica, va ad alimentare i piccoli denutriti seguiti al Centro medico di Madrugada, a Bissau: un servizio sanitario di levatura occidentale, ma a prezzi accessibili per la popolazione guineense, con sale operatorie, Tac, ecografia, dialisi, dentista, e sala parto in costruzione. Madrugada gestisce inoltre il polo scolastico, dall'asilo alle medie, con ottocento alunni in totale. Dalla Lessinia all'Africa, la formazione dei nuovi apicoltori continua a distanza, via cellulare: «Ormai siamo amici. Ci sentiamo quasi quotidianamente. Perché lo faccio?», conclude Poli. «Per la soddisfazione di aprire l'orizzonte oltre al solito "orticello". E l'Africa, al di là dei suoi tanti problemi, ha molto da insegnarci in quanto a relazioni umane».

Lorenza Costantino

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